Finita la giornata, mi offrii volontario a pulire la classe, volendoli ringraziare in qualche modo.
Fu abbastanza difficile inizialmente, ma grazia alla mia testardaggine riusii nei miei intenti.Iniziaai a pulire per terra tutte le briciole e coriandoli, passando successivamente al dipositare le varie bevante e cartacce varie nel sacco della spazzatura.
Non volli buttare i cartelloni, ma tenerli in camera sarebbero stati solamente d'intralcio. Perciò decisi di metterli nei coperchi dell'armadio..
Cercai di arrivarci, in qualche modo, ma la mia bassa statura non era uno dei miei pregi..«..!» Un piccolo ansimo mi uscì involontariamente dalla bocca quando, sbadamamente, feci cadere vari barattolini in vetro.
Mi preparai alla botta o a qualche ferita... ma invece non sentii nulla, se non il rumore frantumato dei barattoli ormai sparsi per il pavimento.Trovai le forza di alzare lievemente il volto, confuso, e mi trovai a spalancare gli occhi quando mi ritrovai Kacchan.
«Bakugo?» Domandai in un filo di voce, facendogli probabilmente intuire quanto ne fossi sorpreso.
Lui abbasso il volto, da dietro di me in tutta la sua altezza, e uno sguardo indecifravile sembrõ perforarmi l'anima. Il suo braccio era ancora stante sopra di me.
«Sei appena ritornato, vuoi già ritornare in ospedale?» La sua voce mi arrivò roca all'orecchio e un gelido brivido mi pervase la colonna vertebrale.
«Volevo aiutare..» Sussurrai «Hanno fatto tutto questo, come avrei potuto far finta di nulla?».
Lui mi scrutò silenziosamente, non accennando a spostarsi.
Poi tirò un sospiro, caldo e dolce, che andò a schiantarsi sui miej folti capelli.«Idiota.» Disse allontanandosi «Ci penso io. Tu vai a casa.» Disse afferrando una scopa.
Nel suo tono di voce intuii che non avrebbe ammesso repliche, perciò mi limitai ad annuire.«Grazie.» Dissi nonostante tutto. Mentre me ne andavo prestai attenzione a non schiacciare nessun pezzo di vetro.
Talmente preso dai miei pensieri incontrollati, non feci nemmeno caso di aver fatto un pezzo di strada, da scuola a casa, di corsa. Ecco allora spiegato il perchè della faccia confusa di mia madre, posta davanti a me, reggente una rivista di moda.
«Ehm..»
Lei alzò un soppraciglio, intimandomi di continuare.
«Ecco io..sono andato a correre. Sì, a correre.» Le sorrisi con il sudore gocciolante alle tempie, sperando non mi facesse più domande.
«Facciamo finta che ti credo.» Disse, abituataci, andandosene poi verso il salotto.
Sospirai sollevato.
Difatto, nemmeno io lo sapevo il perchè corsi..Il cuore batteva ancora all'impazzata, facendomi venire le vertigini, e il respiro affannato mi impediva di ragionare lucidamente, nonostante i miei lascivi pensieri.
Perchè Bakugo mi aveva aiutato?
Insomma, stiamo parlando di Bakugo.
Eppure non mi sfuggirono la rigidità della sua postura, i movimenti freddi con la quale prese il cartellone dalle mani. Come se quelle azioni gli costassero assai..
Ma allora perchè lo aveva fatto?Sospirai, decidendo di porre la domanda in un angolino della mente dove vi erano altre milioni di domande a cui ancora non sapevo dare risposta.
Non respiro.
Qualcosa mi sta premendo il viso, impedendomi di respirare.
Mamma? Dove sei? Aiutami mamma, non respiro!
Dove sei? Perchè non sei quì ad aiutarmi? A correre in mio aiuto?
Nonostante fosse già buio, sento la vista offuscarsi, le forze che man mano presero ad abbandonarmi.
Nel disperato tentativo di ricavare almeno un po' di ossigeno mi aggrappo a qualcosa.
A qualcuno.
Afferrandolo per il tricipite, mi accorgo che non è mia mdre, essendo un braccio molto muscoloso. Credo ci sia anche una cicatrice perchè la pelle si è fatta più ruvida.
Ma chi è?
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𝑵𝒐𝒏 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒕𝒆𝒏𝒆 {𝑏𝑎𝑘𝑢𝑑𝑒𝑘𝑢}
FanfictionIzuku e Katsuki si conoscono sin da piccoli ma francamente fra i due non ci fu mai quel bel rapporto che ancora Izuku cerca di avere. Al contrario, Katsuki è il primo a tenerselo ben alla larga se non prenderlo in giro e alzargli le mani addosso. M...