{𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 19}

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«Dopo la festa non ho avuto più tue notizie, perchè?» L'interrogatorio di Uraraka era ben accettato dopo esser sparito per qualche giorno, aprendo le danze al meraviglioso lunedì.

Quella mattina avremmo dovuto avere una verifica di storia alla prima ora e, quando Uraraka mi vide nei corridoi, mi approcciò interrogativa.

«Scusa, mi ero messo a studiare e non ho letteralmente mai aperto il telefono.» Mi inventai la prima scusa possibile, che poi tanto scusa non era: dopo l'avvenuto, rientrai in casa che erano le due passate e il giorno succesivo lo passai a studiare, evitando qualsiasi interazione con il dispostivo elettronico spaparanzato sul letto.

Dopo quella strana e assurda situazione: Bakugo che si scusava e il resto avevano avuto uno strano effetto su di me.

Dovrei evitarlo a scuola?

«Dovrò vederlo a scuola?!» Urlai.

«Eh? Izuku stai bene?» La voce allarmata di Uraraka mi ricordò della chiamata imminente.

«Ehm, sì. Sì scusa, stavo pensando ad altro.» Le risposi vagamente, sebbene conoscessi quanto questa ragazza fosse curiosa.

Ci fu un silenzio interminabile dopo la mia giustificazione, nella quale indugiai se la chiamata fosse ancora attiva o no. Era ancora in linea, quando un rumore di qualcosa che sbatteva, probabilmente una porta, ruppe il silenzio.

«Sono lì tra dieci minuti.» La chiamata si chiuse e il mio sangue si raggelò.

Diedi un'occhiata veloce al mio stato attuale: felpa oversize grigia, tuta nera e delle pantofole. Il mio viso era decorato da due occhiaie e rossore attorno agli occhi, mentre due mollette sostenevano i ciuffi ribelli dei miei capelli.

Perfetto!

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«Forza, spara.» Esortò Uraraka mentre imboccavamo l'entrata di un parco.

Per fortuna ero riuscito a farmi una doccia veloce e scegliere dei vestiti adatti per essere presentabile: una maglia bianca a maniche corte e dei jeans casual larghi. Per fortuna in meno di quindici minuti riuscii a precipitarmi di sotto senza farla aspettare ulteriormente, incamminandoci per la nostra strada dopo un veloce saluto.

Fremeva dalla voglia di scoprire di chi stessi parlando in chiamata e io mi maledissi per non essere riuscito a contenermi nemmeno in quel momento.

Dannata boccaccia.

«Alla festa uscii per prendere un po' d'aria...» Iniziai ad introdurle la storia, lanciandole uno sguardo fugace per assicurarmi la sua piena attenzione. Una voltami accertato, continuai. «Poco dopo uscii anche Bakugo.» Mi fermai, riflettendo come spiegare il seguito.

Come potrei spiegarle che si è scusato, piangendo?

Rimasi in silenzio per un minuto di troppo, riprendendo solo quando trovai le parole.

«Abbiamo parlato, lui si è sfogato e alla fine mi ha chiesto scusa, piangendo.» Abbassai lo sgyardo quando una voragine di sensi di colpa riaffiorirono «Era davvero dispiaciuto, Uraraka.».

La vidi strabuzzare gli occhi, scettica.

«Ha davvero fatto ciò?» Quando annuii in conferma, fermò la camminata.

«E ora che farai a scuola?» Arrossii a quella domanda.

«Non lo so.»

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Quando il giorno seguente arrivò, con i raggi solari a riscaldarmi il viso, capii che ero fottuto.
La notte era passata troppo velocemente, fin troppo.

 𝑵𝒐𝒏 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒕𝒆𝒏𝒆 {𝑏𝑎𝑘𝑢𝑑𝑒𝑘𝑢}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora