Invece di fare colazione nella sala da pranzo, la famiglia si riunì nella stanza delle quattro stagioni, una veranda interamente in vetro piena di piante di ogni tipo, grandi e piccole. Il verde creava un'atmosfera meravigliosamente vivida e rinfrescante, molto meno opprimente rispetto al resto della casa. Persino l'aria era pervasa da un profumo fresco e pulito. Attraverso le finestre, Keiji poteva vedere un giardino imponente che adornava il retro del maniero. Il clima di inizio inverno aveva fatto appassire la maggior parte della vegetazione esterna; perciò, dentro sé, sperava che sarebbero potuti tornare a fine primavera, quando il giardino avrebbe raggiunto la sua piena fioritura. Forse per allora, la famiglia Bokuto l'avrebbe accettato completamente.
Si accomodarono intorno a un tavolo rotondo con superficie in vetro; i carnivori spizzicavano una serie di costine mentre Keiji si godeva una macedonia di frutta particolarmente squisita. Non sapeva se si sarebbe mai abituato completamente alla stravagante dimora dei Bokuto, ma poteva sicuramente abituarsi al modo in cui mangiavano. Immaginava che avessero una specie di chef privato incaricato di preparare tutti i pasti.
«Le piante sono stupende», intervenne Akaashi rompendo il silenzio, mentre indicava la stanza intorno a loro.
«Sono mie», spiegò Shiro, dopo una breve pausa di silenzio. «Giuro, nessuno in questa famiglia riuscirebbe a far sopravvivere nemmeno una succulenta*.»
Keiji emise una piccola risata e tutta la famiglia li guardò come se fossero impazziti, come se la loro piacevole conversazione fosse una sorta di creatura venuta dagli abissi.
«Mi piacerebbe avere piante nella nostra stanza al dormitorio, ma la nostra finestra è piuttosto piccola. Non riceviamo molta luce naturale.»
«Ci sono parecchie varietà che preferiscono poca luce», rispose Shiro. «Te ne darò una da portare via.»
«Sarebbe fantastico! Grazie.»
«Ehm..., in effetti, siamo capaci di far morire persino le piante finte, vero?» Haru rise goffamente, ancora sbalordita dalla conversazione civile. «Tempo fa, la mamma ha proibito a tutti di darle una mano con il giardino.»
«Perché continuavate a distruggere tutto ciò che incontravate», sbuffò Shiro. Anche se non con totale esasperazione. Sembrava un tono più morbido del solito.
Rimasero di nuovo tutti in silenzio per un po', finché Haru posò la forchetta e sorrise. «Mamma, ricordi quando hai iniziato a scavare il giardino e Sadako ha mangiato, tipo, quattro manciate di terra?»
«Obiezione! Non erano quattro!» intervenne Sadako in propria difesa. «Era una e mezza al massimo.»
«Disse l'avvocato», ridacchiò Haru. «La mamma ha starnazzato quando se n'è accorta! Come un'anatra!»
«Non ho starnazzato!» rise Shiro. Rise per davvero. Era un suono bellissimo, come un'arpa, tanto che tutti ne sembravano stupiti, non solo Keiji.
«Ricordo quando Kou aveva scavato in cerca di vermi e se li era mangiati!», Sadako indicò Bokuto. «Gli avevamo detto che una volta diventati lucciole avrebbero fatto brillare il suo pancino, così ne ha mangiati tipo... dieci.»
Bokuto emise un piccolo lamento imbarazzato, le orecchie appiattite contro il capo. «Voi due mi torturavate da bambino.»
«Torturarti? No! Semplicemente, mangiavi tutto ciò che ti davamo, tutto qui.» Sadako tirò fuori la lingua, scodinzolando come una matta. «Eri davvero collaborativo!»
«E stavi sempre fermo quando usavamo lo smalto per unghie per colorarti la coda e le orecchie!» notò Haru.
«Voi ragazzi...», ridacchiò Yamato. «Non ci avete mai dato tregua. Siete sempre stati dei piccoli terremoti.»
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Imprinted (BokuAka)
FanfictionKeiji Akaashi, un coniglietto ibrido, intraprende una nuova avventura alla Musubi University. Essendo un ibrido di preda Omega, è una vera rarità al campus, ma è determinato a iniziare il suo percorso nel miglior modo possibile. Quando i suoi occhi...