Capitolo 27

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Uscire dalla stanza del dormitorio fu come svegliarsi da un sogno meraviglioso. Per quanto desiderasse semplicemente chiudere gli occhi e tornare in quel sogno, Akaashi dovette camminare lungo quei corridoi ormai familiari verso la realtà. Nel frattempo, Koutarou lo seguiva come un falco. Di tanto in tanto, piccoli ringhi gli sfuggivano dalla gola mentre manteneva costantemente un contatto fisico con lui, che fosse un braccio intorno alle spalle, attorno alla vita o il semplice tenergli la mano. Nonostante ciò, la coda si drizzava e le sue orecchie si contraevano per l'irritazione.

«Che ti prende?» chiese Keiji, incuriosito dallo strano comportamento di Bokuto.

Da quella mattina, infatti, Koutarou gli era stato sempre appiccicato, controllandolo e seguendolo di continuo. Lo coccolava e si prendeva cura di lui senza sosta, cosa che a Keiji non dispiaceva affatto ovviamente; tuttavia, era molto più del solito.

«Istinto», mormorò Koutarou, arrossendo.

Attraverso il loro nuovo legame, Keiji riusciva a percepire tutto il suo imbarazzo. Le loro emozioni condivise erano ancora sfocate, qualcosa che immaginava avrebbero affinato col passare del tempo. Eppure, sotto i propri pensieri e sentimenti, riusciva a sentire anche quelli di Koutarou. Era strano, ma allo stesso tempo confortante.

«Cosa ti sta dicendo il tuo istinto?» domandò ancora Keiji, desideroso di sapere.

Koutarou si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo.
«Gli Omega sono più vulnerabili quando sono in calore. Ma, non solo prima e durante, ma anche dopo.»

Oh. Quindi, Bokuto lo stava proteggendo! Ma da cosa, probabilmente nessuno dei due lo sapeva. Benché avesse terminato il rut, l'istinto del lupo stava ancora prendendo il sopravvento. Questo divenne particolarmente evidente durante il corso della mattinata, quando Koutarou iniziava a ringhiare a chiunque si avvicinava troppo a Keiji o quando fulminava con lo sguardo chi osasse fissarlo per più di qualche istante. Era quasi divertente, un po' imbarazzante, ma soprattutto tenero.

Mentre si dirigevano a lezione, Keiji strinse la mano di Koutarou nella sua.
«Allora, quando pensi che dovremmo dirlo alle nostre famiglie?»

Bokuto lasciò uscire un sospiro e un piccolo gemito. «Parliamone prima alla tua.»

«Hai paura di dirlo ai tuoi?»

«Non ho paura. È solo che... probabilmente non saranno così gentili come la tua famiglia.»

«Non hai torto», rispose Keiji scrollando le spalle.

Sinceramente, non gli importava se i genitori di Koutarou non sarebbero stati entusiasti. Era troppo felice per preoccuparsene. Che diamine, indossava persino una maglietta con una scollatura più ampia per mostrare in bella vista il segno del morso!
Koutarou insisteva nel volerlo leccare e pulire ogni ora, e la sua ostinazione fece sì che il segno guarisse più velocemente del previsto, tanto che si era già formata la crosta.

Entrati nell'aula di Statistica, i due si sedettero al solito posto. Poco dopo arrivarono anche Kuroo e Kenma, sfoggiando grandi sorrisi sui loro volti.

Non appena vide i marchi su entrambi i ragazzi, Tetsurō fu il primo a dire la sua. «Quindi... vedo che avete concluso l'affare.»

«Finalmente», aggiunse Kenma con un piccolo sorriso.

«Com'è stato?» chiese Tetsurō, col suo solito fare felino.

«Fratello,» iniziò Koutarou, come se stesse per raccontare una storia epica, «è stato incredibile. Pensavo che sarei svenuto!»

«Non è fantastico? Se lo mordi nello stesso punto durante ogni ciclo di calore, la sensazione sarà ancora la stessa!»

«Davvero?» Koutarou sbatté le palpebre un paio di volte, mentre gli ingranaggi nel suo cervello erano chiaramente in movimento. «Dopo il morso, però, mi sono un po' innervosito. Se non lo avessi chiesto, Keiji non mi avrebbe morso a sua volta.»

Imprinted (BokuAka)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora