Capitolo 22

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«Assicurati di togliere le scarpe all'ingresso, o mia madre potrebbe ucciderti.»

«Lo farò!»

«Non chiamarmi coniglietto davanti a loro, nemmeno per sbaglio, mia madre ti ucciderebbe sicuramente.»

«Va bene, si può fare!»

«E fai attenzione ai più piccoli. Se li fai piangere, mia madre ti salterà al collo.»

«Keiji, mi stai rendendo nervoso. Ho una partita il prossimo fine settimana e non posso davvero permettermi di essere morto.»

Keiji distolse lo sguardo dal suo borsone mezzo pieno e guardò il lupo. Aveva gli  occhi grandi da cucciolo e le orecchie abbassate contro il capo. Abbandonò subito la borsa e attraversò la stanza per abbracciare il suo Alpha.

«Scusa. Sono un po' nervoso.»

«Lo sento. Il tuo odore sa solo di panico.»

Koutarou si chinò per seppellire il viso tra i capelli di Keiji, inspirando profondamente e iniziando a emanare un profumo rassicurante. La calda cannella avvolgeva il corpo di Keiji, calmando un po' il tremore della sua piccola coda nera. Anche le lunghe orecchie si rilassarono contro il suo viso.

In realtà, Keiji sapeva di non avere motivo di preoccuparsi così tanto. Sì, sua madre aveva sempre avuto un po' di pregiudizio nei confronti dei predatori. Sì, Bokuto era un ragazzo molto grosso e imponente, con denti aguzzi e artigli affilati. Sì, i suoi fratellini erano rimasti spaventati dall'odore del lupo la prima volta che era tornato a trovarli.

Ma Koutarou era... beh, Koutarou. Luminoso, solare e innegabilmente adorabile! Sapeva che nel momento in cui si sarebbero incontrati, sarebbe andato tutto bene. Sua madre sembrava aver sviluppato una mentalità più aperta, disposta a conoscere prima di giudicare. Suo padre pareva indifferente, come al solito. I suoi fratelli erano incredibilmente ficcanaso e curiosi, mandandogli messaggi con ogni sorta di domande e chiedendo più foto del lupo. Keiji ignorò i loro messaggi, pensando che tanto, a breve, lo avrebbero incontrato di persona.

Koutarou portò le loro borse fino al treno. Quando salirono, trovarono un posto vicino al finestrino. Era a malapena abbastanza lungo per loro, quindi si accoccolarono insieme per stare più comodi. Keiji ignorò gli sguardi che riceveva dagli altri passeggeri. Koutarou non sembrò nemmeno accorgersene. Invece, prese il telefono e aprì l'app delle note.

«Ok, mi ricorderesti di nuovo i loro nomi? Non voglio dimenticarli.»

«Il nome di mia madre è Minato, quello di mio padre è Kaiji.»

«Kaiji... simile a Keiji.»

«Esatto. Poi ci sono i miei fratelli. Il più grande è Kazumi, ha diciassette anni.»

«Hm... ok.»

«Poi le ragazze. Himari, Hitomi e Hayati. Le prime due frequentano il liceo e la terza va ancora alle medie»

«Bene.»

«E poi i gemellini. Kiyoshi e Koji.»

«Sono davvero tanti fratelli.»

Keiji alzò le spalle con un sorrisetto: «I conigli tendono ad avere famiglie numerose.»

Koutarou si animò un po', tenendo le orecchie dritte sull'attenti. «Significa che un giorno avremo una grande famiglia?»

«La vorresti?»

Bokuto annuì con entusiasmo tanto che la coda cercava di scodinzolare sul sedile del treno.

Keiji rise e annuì. «Allora sì, avremo anche noi una famiglia numerosa.»

Il suo cuore si gonfiava al solo pensiero. Prima d'ora, l'idea di avere dei figli non aveva mai attirato Akaashi. Ma con Koutarou, tutto era cambiato. Non si era trattato di un cambiamento drastico, ma piuttosto una visione più chiara del futuro. Si immaginava ancora laurearsi, trovare un lavoro come redattore e aprirsi la strada verso il successo, tuttavia benché volesse raggiungere i suoi obiettivi, voleva farlo tenendo Bokuto per mano. Una volta che si sarebbe sistemato col lavoro dei suoi sogni, non gli sarebbe dispiaciuto metter su famiglia.
Distrattamente, cominciò a chiedersi se sarebbero stati più somiglianti a lui o a Koutarou. Sarebbero nati degli ibridi di conigli con capelli argentati e orecchie nere? Oppure dei lupacchiotti con riccioli scuri e code screziate?

Imprinted (BokuAka)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora