Cap. (20) Incubi Personali

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Era di nuovo martedì, il terzo martedì per l'esattezza che Harry aveva trascorso nel Castello di Serpeverde con suo marito e i suoi tirapiedi (questa particolare espressione faceva accigliare Lucius ogni volta che la sentiva perché secondo lui “I Malfoy non sono tirapiedi” il che dava a Harry tutta motivo in più per usarlo a portata d'orecchio del biondo, per poi prenderlo in giro dicendogli che gli avrebbe fatto venire le rughe). Si erano tutti abituati a Harry (tranne Bellatrix, che fu allontanata dal tavolo, anche lei a un centinaio di metri da Harry) e avevano una sorta di routine: Voldemort si svegliava esattamente alle otto e mezza, faceva la doccia e si vestiva, e poi andava tornati in camera da letto baciò la fronte di Harry e gli augurò il buongiorno o lunedì dopo aver fatto l'amore disse che gli dispiaceva e gli piaceva la recente carezza quotidiana. Harry aprì gli occhi non appena Tom lasciò le loro stanze e si fece la doccia; lunedì si strofinò la pelle più forte del necessario o del sano. Poi sarebbe potuto scendere per unirsi agli altri per la colazione. Là baciava suo marito sulla guancia, borbottava un debole "buongiorno", salutava Lucius, prendeva il caffè bianco del biondo, lo baciava con un ringraziamento, scompigliava i capelli di Draco o se Draco era più veloce ricambiava con un abbraccio, il successivo era sempre Severus che riuscì a distrarre abbastanza a lungo dal suo biglietto per ottenere un breve "bravo" e balbettare in risposta al suo bacio. Si è poi spostato dai Lestrange per augurare il “buongiorno” a entrambi e da qualche giorno ha cominciato anche a baciarli sulla guancia, poi finalmente ha potuto sedersi; cominciò a bere il suo caffè e a mangiare qualunque cosa Draco avesse ammucchiato nel suo piatto. Dopo colazione avrebbe potuto trascorrere del tempo con Draco oppure iniziare il suo allenamento; pranzava verso mezzogiorno e si allenava di nuovo o trascorreva del tempo con Draco o talvolta da solo con Tom se non era occupato. Il martedì il Signore Oscuro e suo marito trascorrevano la giornata insieme, per lo più passeggiando per il giardino o in qualche parco babbano e parlando. La sera sedevano tutti in biblioteca, a volte raggiunti da Rabastan o, in alcuni casi, da Rudolfus. Verso le undici circa, lui e Tom si ritirarono nelle loro stanze e parlarono della loro giornata prima che il Signore Oscuro lo attirasse automaticamente a sé con un braccio avvolto attorno alla sua vita dicendogli di dormire.

C'erano alcuni eventi degni di nota, tra cui Harry in qualche modo e con sorpresa di tutti convinse Severus a lavarsi i capelli e che questo Maestro di Pozioni avesse sviluppato una nuova pozione indolore del Lupo Mannaro che Remus stava testando.

Comunque, era il terzo martedì e Harry era seduto accanto a Rodolphus, mangiando il suo croissant al cioccolato, sorseggiando il suo caffè bianco e ascoltando Draco raccontargli dello scherzo che Blaise e lui avevano fatto a sua madre quando erano più piccoli.

"Stai zitto, Rabastan, stai zitto!" La voce forte di Rudolfus interruppe l'attuale tranquillità e Harry sussultò in risposta.

Il fratello maggiore spinse indietro la sedia e gettò un tovagliolo sul suo panino al formaggio mangiato a metà.

"Tom, mi dispiace, ma non posso passare la giornata con te, devo aiutare un amico." Anche Harry si alzò e sfiorò con le labbra la guancia di Voldemort. "Mi farò perdonare, te lo prometto." Raggiunse Rudolfus, che era quasi sulla porta, e gli afferrò la mano. "Rodolphus, ho bisogno del tuo aiuto, vuoi venire con me così posso mostrarti una cosa?"

Sembrava che tutti trattenessero il fiato in attesa del prossimo sfogo di Rudolfus, ma invece lui si limitò a sospirare, sapendo benissimo che resistere al ragazzo-che-sopravvisse era del tutto inutile e lasciando che il ragazzino lo trascinasse per i corridoi, si sentì male. un'intuizione nello stomaco; Harry non lasciò andare la sua mano finché non chiuse a chiave la porta della sua stanza e di quella di Voldemort dietro di loro.

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