Capitolo 3

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Chloe

Camminammo per minuti in quelle
stupende vie in cerca del luogo dove avremmo abitato.

«Siamo arrivati». Mia madre ci annunció di essere giunti a destinazione così osservammo la nuova casa.
Era costruita su dei piani con le pareti molto chiare.
All'interno c'era un atrio, un salotto a destra, la cucina a sinistra a cui era collegata una stanza, la lavanderia.
Dopo l'entrata c'era un lungo corridoio con una sola stanza sulla parte sinistra, il bagno.
Alla fine si trovano delle scale rivolte verso il salotto che conducono al piano superiore.
Al primo piano troviamo quattro camere da letto ognuna con un bagno personale.
Due camere si trovano sul muro destro e le altre sul sinistro.
Le pareti sono bianche e le porte hanno un colore ligneo molto scuro.

Dopo aver ammirato la bellezza della casa, andai in camera mia dove iniziai a disfare le valigie fin quando non venni distratta perdendomi ad osservare la splendida stanza.
Aveva pareti rosee con una finestra sul lato opposto alla porta.
Aveva un letto matrimoniale con delle lenzuola colorate e morbide. Mi stesi sul letto e per un attimo mi sembrò di essere su un batuffolo di cotone.
Accanto ad esso c'era una scrivania bianca con la sedia in pelle azzurra.
Sul pavimento al centro della stanza si trovava un soffice tappeto.
Per ultima cosa vidi il bagno e cavolo....
....era più grande di quanto mi aspettassi.
Aveva una grande vasca affiancata da una doccia.

Decisi finalmente di mettermi al lavoro.
Aprii la prima valigia e tolsi tutti i miei vestiti riponendoli nel grande armadio.
Lì c'erano tre mensole.
Nella più alta, aiutata da Jason, misi i miei cappelli e alcune borse che non usavo spesso.
In quella al centro finirono tutti i miei jeans con le gonne.
E, in quella più bassa, misi le mie magliette e le felpe oversize.
Notai anche che nell'armadio rimaneva un po'di spazio, quindi, riposi lì le mie pantofole.

Passai successivamente alla seconda valigia, anch'essa stracolma di roba.
In questa avevo messo per lo più
trucchi e accessori per capelli compresi spazzola e phon, che mi ero pentita di aver portato.

Dopo due ore finì di sistemare e scesi al piano di sotto notando mio fratello e mia madre davanti la porta.
«Ehi Chloe, preparati stiamo andando a mangiare una piazza fuori. Qui vicino c'era una pizzeria se ricordo bene.» mi comunicò mamma.
«Be io sono pronta quindi possiamo andare. Ho moltissima fame.» risposi io felice.

Ci incamminnammo per le strade di New York e dopo alcuni minuti trovammo una pizzeria.
«Visto vi avevo detto che era qui!» esclamò mia madre con tono sapiente.
Entrammo nel locale e ci sedemmo ad un tavolo libero vicino a una finestra.
Sfogliando il menù e quando il cameriere venne da noi ordinammo le nostre pizze.
Io avevo preso una col salame piccante.
Amavo le cose piccanti, le ritenevo il cibo più buono al mondo.
Jason prese una con le patatine e mia madre quella con prosciutto.

Dopo aver pranzato, come promesso, io e mamma andammo a fare shopping a un immenso centro commerciale a tre piani.
Appena arrivammo davanti a esso rimasi immobile fremendo dalla gioia.
«Andiamo è solo un negozio non c'è bisogno di fare questo caos» disse mio fratello guardandomi fare salti di gioia.
Io, però, non ero contenta perché il negozio era grande ma perché, prima di arrivare mi ero informata sullo Star Center e avevo scoperto che qui si potevano trovare almeno cinque librerie diverse.

Salimmo subito al secondo piano dove trovai il primo negozio da visitare e, forse, da svuotare. La Mondadori.
Iniziai a girare tra gli scaffali pieni di libri iniziando a guardarne ognuno per trovare quello che cercavo.
Passarono alcuni minuti e finalmente trovai quello che cercavo.
Il libro che avevo necessità di comprare è....... Better!Aaaaaaaaa!
Lo amo, ho già letto i primi due e, ovviamente, non potevo non comprare anche il terzo volume.
Parla di una ragazza che mette fine alla sua vita programmata dalla madre. Dio!
Io odierei la mia vita se fosse qualcun altro a modellarla.
Comunque, preso il libro, visto che mia madre volevo accontentare anche quell'idiota di Jason decise di visitare il negozio di videogiochi.
Non ne potevo più passammo un'ora intera lì dentro e stavo impazzendo.

L'ora di cena arrivó velocemente.
Mia madre comprò un pacchetto di pasta al supermercato e una bottiglia di Coca-Cola, che non poteva mai mancare.

A casa c'erano già tutti gli attrezzi da cucina e mia madre sia mise all'opera.
Mise l'acqua nella pentola e la fece bollire. Poi mise la pasta e aspettammo che fu pronta.
Iniziai ad apparecchiare la tavola.

Quando finimmo di mangiare andammo a letto. Il giorno dopo avremmo dovuto andare al nostro primo giorno di scuola alla Preston High School.

La pace mattutina del giorno dopo venne distrutta da un allarme assordante.
La mia sveglia.
Sono le sei.
La scuola comincia alle otto ma ho voluto svegliarmi prima così da potermi preparare con calma e tranquillità.

Per prima cosa, ovviamente, vado a interrompere il sonno di Jason.
È la mia attività preferita.

Entro nella sua stanza e chiudo la porta.
Le pareti sono di un azzurro chiaro e i mobili, come il bagno, sono posizionati come in camera mia.
Oggi ho deciso di essere buona e di svegliarlo in modo "innocuo".

Corro in cucina e cerco qualcosa per fare rumore.
A un tratto, cercando nello stanzino che non avevamo notato dietro una porta in salotto, trovo dei piatti appartamenti a una batteria che qui non c'è.

Li prendo e li porto con me nella camera di mio fratello.
Entro e mi posiziono accanto a lui, seduta sul letto.
Dopodiché conto fino a tre.
Uno...
Due...
Tre...
Boom!
I piatti risuonano nella stanza creando un forte boato che lo fa spaventare al tal punto da cadere sul pavimento.
«Ops..» sussurrai divertita.
«Io ti ammazzo, Chloe. Giuro che ti ammazzo» urlò furioso Jason.

Si alzò e mi inseguì per tutta la casa mentre io cercavo di sfuggirgli.
«Ragazzi finitela!!» gridò mia madre.
Noi ci sedemmo a tavola per la colazione.
Mia madre ci preparò dei pancake con cioccolato sciolto e in scaglie, sciroppo d'acero e della frutta: more e fragole.
Li amavo infatti li divorai in poco tempo.

Mi accorsi che erano già le sette e un quarto così corsi in camera a vestirmi.
Prima di tutto feci una doccia e lavai i denti.
Passai ai vestiti indossando una felpa corta di colore rosa e dei jeans con le mie converse.

Alle otto meno dieci andammo a scuola dove venimmo convocati dalla preside.

«Buongiorno ragazzi, come va la vita qui a New York?». La preside aveva dei capelli ricci e biondi con occhi chiari. La sua voce era chiara e affettuosa.
«Bene grazie» risposi io.
«Spero che vi troviate bene in questa nuova scuola. Io sono Paula e sarò la vostra preside. Avete domande?»
«No, grazie» gli disse Jason sbrigativo.
«Io invece vorrei sapere se ci sono attività pomeridiane.» gli risposi.
«Oh sì certamente. Ci sono alcuni corsi tra i quali pittura, matematica, algebra, filosofia e c'è anche quello di fotografia.» mi spiegò.
«Non c'è molto altro apparte degli sport che non credo siano opportuni per te. Magari potrebbe praticarne qualcuno tuo fratello. Tu che ne dici Jason?» chiese Paula.
«Quali sono gli sport??» disse lui interessato.
« Be ci sono il basket e l'hockey» concluse la preside.
«Mi scusi ma credo non facciano per me». Jason rifiutò l'offerta e, dopo c'è la preside ci consegnò gli orari delle lezioni, uscimmo dal suo ufficio.
Drin!!!!! La campanella.
«Appena in tempo. Ci vediamo all'uscita.» mi salutò mio fratello.
«Si a dopo idiota!». Lui rise e si allontanò in cerca della sua classe e così feci anch'io.

Girai per i corridoi cercando l'aula di filosofia, la mia materia preferita.
Posai gli occhi sul foglio continuando a camminare finché non sbattei contro qualcosa, anzi qualcuno.

Mi toccai leggermente la testa stringendo gli occhi.
Li riaprii lentamente e un profumo di menta fresca mi colpì in pieno.
Davanti a me vidi un corpo robusto coperto da una maglietta nera e una giacca di pelle del medesimo colore.
Passai poi ad esaminare il viso di quel ragazzo che, a causa della sua altezza, dovetti fare reclinando il collo.
Aveva i capelli chiari e mossi, gli occhi verdi e le labbra sottili.
«Vuoi restare lì a fissarmi ancora per molto?». La sua voce era bassa e rauca.

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