Capitolo 16

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Chloe

Mi svegliai accecata dalla luce del sole.
Tutto era tranquillo, in pace.
Sollevai le palpebre e, notando il luogo in cui mi trovavo, i ricordi della notte precedente riaffiorarono.
Io ero stata con Noah.
Cazzo!
È strano dirlo, anche solo pensarlo, ma è così.
Mi accorsi del suo braccio stretto attorno alla mia vita, così mi voltai e osservai il suo viso rilassato.
Gli accarezzai i morbidi capelli chiari aspettando il suo risveglio.
«Buongiorno, bambi!»
Lui mi parlò facendomi capire di essere sveglio e mi accarezzò i capelli.
«Buongiorno.»
«Come stai?»
«Un po' dolorante, ma sto bene.»
«Mmh...»
«Dobbiamo tornare a casa»
«Purtroppo.»

Ci alzammo e ci vestimmo dirigendoci al piano di sotto per riconsegnare le chiavi.
In macchina viaggiammo per altre due ore e finalmente arrivammo.
«Grazie per tutto, Noah. A domani.»
«A domani chloe.»
Scesi dalla macchina ed entrai in casa.
Mia madre e mio fratello mi stavano aspettando e quando mi videro entrare corsero ad abbracciarmi.
«Come stai, sorellina?»
«Tutto bene.» dissi con voce flebile.
«Sicura, perché guarda che non ci metto niente a far del male a qualche coglione. Tutto per mia sorella.»
«Linguaggio mi raccomando» esclamò mia madre.
Mi era mancata così tanto.
«Mamma...»
«Amore mio. Mi sei mancata tantissimo. Come stai?»
«Tutto bene. Che dici se oggi ci dedicassimo una giornata insieme? Solo noi due?»
«Lo vorrei tanto ma oggi non posso. Ho trovato un lavoro al White, il bar vicino la tua scuola. Lì vengono molti studenti. È stato appena aperto.»
Io e mio fratello ci congratulammo con nostra madre e io mi preparai per la scuola.
Sarei entrata alla seconda ora.
Jason, invece, non ci è andato visto che hanno deciso di fare assenza di classe.
Mi feci una doccia veloce e indossai una maglia un po' attillata e un jeans largo con le converse nere.
Successivamente mi incamminai verso la scuola e verso le otto meno dieci mi trovai davanti alla porta d'ingresso.
«Hola ragazza, dov'eri?» mi chiese Alison con un sorriso sul volto.
«Sono arrivata tardi a casa, quindi eccomi qui.»
«Credevamo di averti perduta. Che fossi morta.» mi disse Holly.
«Tranquille non vi libererete di me così presto» risposi con un sorriso furbo.

Le lezioni furono uno strazio, non passavano mai.
Nel corridoio incontrai Noah e quando mi avvicinai per salutarlo lui accelleró il passo e mi sorpassó senza neanche guardarmi in faccia.
"Ma che cazzo gli prende?" mi chiesi.
Poi però realizzai che forse tra noi non c'era stato niente e lui mi aveva solamente usata.
Lo dimostrò anche il fatto che, pochi minuti dopo, lo vidi nuovamente con i suoi amici e mi rivolse uno sguardo glaciale, freddo.
Mi costrinse a non pensarci lasciandolmelo alle spalle.

Finalmente dopo una giornata di matematica, letteratura e inglese arrivò la mia parte preferita.
La mensa.
Vidi subito le mie amiche e le raggiunsi.
Andammo a prendere il cibo ma qualcosa ci bloccò.
Tutti si voltarono a fissarmi con uno sguardo divertito sul volto.
Non capivo cosa stesse succedendo visto che io non avevo fatto niente di strano o di imbarazzante.
A un tratto una figura si spostò, ridendo, verso un muro dove, arrotolata a una sbarra di ferro, c'era una corda.
Capí, poi, di chi si trattava.
E

ra Elizabeth.
Lei sciolse la corda che continuava sul tetto della scuola avvolgendosi a una carrucola che fece cadere su di me un secchio piano d'acqua.
D'istinto abbassai il capo mettendo le mani sulla testa.
Ora ero completamente bagnata davanti a tutta la scuola, con i vestiti zuppi che aderivano al corpo.
Gli studenti iniziarono a ridere e io mi sentivo...non so so cosa stessi provando, so solo che mi trattenni dal piangere per non rendere lo spettacolo ancora più imbarazzante.
«Oh povera Chloe!» mi derise Elizabeth.
«Che è successo? Qualcuno ti ha fatto uno scherzetto?» continuò lei.
«Senti bastarda, ora mi hai proprio stancato. Sai voglio dirti una cosa. Tu potrai avere anche tutto quello che vuoi. Puoi avere dei ragazzi, una mega casa stratosferica, un mondo di soldi, puoi avere la popolarità di una star e una bellezza immensa. Ma sai cosa non avrai mai, cosa i tuoi soldi di merda non potranno comprare?» ribatté Holly furiosa.
«Sentiamo» rispose Elizabeth irritata.
«Un cervello, per esempio. Un cuore d'oro, puro, gentile, capace di donare dolcezza e amore. Tutte qualità che a te non appartengono, ma a Chloe si. Lei è dolce, altruista, gentile con tutti, amici e nemici. Forse è vero, non raggiunge i tuoi canoni di bellezza ma, lei è l'amica che tutti vorrebbero. Quindi adesso, brutta stronza, chiudi quella cazzo di bocca e sparisci perché tu non sei migliore di lei. Non so se hai notato ma anche il tuo ragazzo non ti sopporta più. È per questo che ti ha lasciato, no?» concluse Holly.
Elizabeth arrossì diventando tutta rossa e scappando fuori dalla mensa.
«Uuu il gattino ha tirato fuori gli artigli!» esclamò Ruby entusiasta.
«Non la sopportavo più! Dio.» continuò la riccia.
«Grazie Holly!» gli dissi felice.
Subito dopo vidi Noah correre fuori dalla mensa con un sorriso maligno sul volto e subito capí che lui aveva pianificato tutto.
Non capivo perché lui si comportasse così ma ero certa che avrebbe avuto la sua vendetta.
Tutta zuppa uscì di corsa dalla mensa e rincorsi il coglione.
«Fermati!» urlai arrabbiata e lui si bloccò nel corridoio.
Lo raggiunsi posizionandomi davanti a lui.
«Che cazzo ti prende? Perché mi tratti così? Ho fatto qualcosa di male, perché se è così dimmelo.»
Noah avvicinò il viso al mio.
«Stammi lontana, bambi»
Detto questo si allontanò e io rimasi lì, ferma con le lacrime agli occhi, perché avevo creduto in qualcosa che non esisteva.
Perché ero stata ferita da una persona di cui mi fidavo.
Di nuovo.
Corsi in bagno a sciaquarmi il viso e notai Alison entrare.
«Chloe sei... Chloe. Ti stavamo cercando e... Che hai? Perché piangi?»
Io l'abbracciai e lei ricambiò senza esitazione.
«Puoi parlare di tutto con me, lo sai vero?»
«Si. Però non devi dirlo a nessuno. Nessuno, mi raccomando!»
Lei annuì e così gli raccontai le cose successe con Noah e con il mio vecchio ragazzo James.
«Chloe ascoltami ora. Tu sei speciale e non meriti di soffrire per qualcuno che non sa riconoscere il tuo valore. Tu sei gioiosa e solare lui...ecco lui è un po' più tenebroso. Se fosse intelligente avrebbe capito che tu sei bellissima e non puoi essere sostituita con nessun'altra al mondo, invece è un coglione che non sa cosa ha perso.»
«E...E cosa ha perso?»
«Ha perso te, che vali più di tutti i gioielli o i soldi del mondo. Più di quelle donne che sfilano come modelle ritenendo di essere perfette quando invece sanno dare solo il corpo perché sono senza cuore. Tu il cuore c'è l'hai e lo doni a chi ne ha bisogno. È questo quello che mi è piaciuto di te la prima volta. Quando hai iniziato a scusarti ho subito capito che avevi un cuore tenero e dolce. Però, questo cuore» dice toccandomi il petto.
«devi proteggerlo da quelli che hanno intenzione di usarlo come fosse un pallone da calcio. Mi prometti che lo farai?» concluse Alison.
«Te lo prometto!» risposi io piangendo.
Dopo mi strinse a sé e io mi sentii a casa. Al sicuro.
Uscimmo dal bagno e trovammo le ragazze ad aspettarci.
«Dobbiamo andare dalla preside» disse Holly.
«E perché? Noi non abbiamo fatto niente di male.» risposi io.
«Non lo so, ma dobbiamo andare.» ribatté lei.
Ci recammo nell'ufficio di Paula, la direttrice, dove c'era anche Elisabeth seduta su una delle sedie di plastica nella sala d'attesa che precedeva l'ufficio.
«Buongiorno signorine, prego entrate.» ci disse la preside invitandoci con un gesto della mano.
«Ora, signorina Hayler mi spieghi cos'è successo.»
«Be la signorina Reyes, in mensa, mi ha versato un secchio d'acqua ghiacciata in testa.»
La direttrice dopo aver sentito anche la versione di Elizabeth, le diede una punizione.
Doveva pulire la palestra da sola per una settimana nel pomeriggio.
Io la mia amica ci recammo verso la porta ma lei si voltò verso la ragazza dietro di noi.
«Elizabeth, volevo chiederti scusa. Io a differenza tua, sono in grado di farlo ma ti avviso. Non provare mai più del male a Chloe o...te ne pentirai.»
Alla fine ci allontanammo e io tornai a casa consultandomi con mia madre che mi consolò nel nostro modo speciale.
Noi quando una delle due stava male mangiavamo del gelato. Prendevamo quello alla Nutella.
Così ritornai a sorridere sapendo che il giorno dopo avrei fatto capire a Noah che con me non si scherza.
Non più.

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