Noah
Finito il gioco uscimmo tutti dalla camera.
Per tutto il tempo non riuscii a staccare gli occhi da Chloe e dal vestito che la rendeva bellissima, più di quanto già fosse.
Pensai che non le sarebbe servito il trucco o vestiti spettacolari e costosi per risultare stupenda.
Al contrario, Elizabeth e Charlotte avevano due tubini corti e attillati sui colori caldi ma molto sgargianti.
Scesi al piano inferiore, ancora stracolmo di persone, e andai a cercare Connor insieme a Bryan.
Avevano in mente una scommessa molto interessante e divertente allo stesso tempo.
«Ehi Con, abbiamo una sfida per te» disse Bryan.
«Una scommessa» lo corressi.
«Visto che tu volevi provare la mia auto te la regalo per tre giorni.
Nel premio è incluso anche un viaggio a Los Angeles con la Ferrari. Accetti?»
«Certo che accetto. Quindi in cosa consiste la scommessa?»
«Dovrai confessarle di amarla e chiedergli di essere la tua fidanzata.»
«Troppo semplice!» esclamò lui.
Sapevo che fosse semplice ma era proprio per questo che l'abbiamo fatto.
Volevamo mandarlo via il tempo necessario per oraganizzargli una festa a sorpresa con un dj famoso, amico di mio padre, per il suo compleanno tra tre giorni, appunto.Connor si diresse verso Ruby, in compagnia delle sue quattro amiche.
Loro ci notarono subito e si voltarono verso di noi che gli mostravamo un sorriso ironico.
«Ehi Ruby» disse Connor trascinandola in avanti così che le altre ragazze rimanessero dietro di lei.
«Volevo dirti una cosa» sospirò lui per rendere più credibile la situazione.
«Io... Io provo qualcosa per te» un silenzio piombò su di noi.
Io per tutto il tempo, però, non guardai loro, ma solo Chloe.
Ci fissavamo come se fossimo soli.
La musica si affievolì e io mi sentii, per la prima volta, accettato, sensazione mai provata a causa dei miei genitori troppo distanti e freddi con me.
Mi trattavano come se fossi un estraneo.
Con lei, invece, mi sentivo l'opposto.
Sobbalzammo entrambi quando i miei amici scoppiarono a ridere.
Capii perché lo fecero.
«Mio dio! Davvero credevi che volessi stare con te?. Era solo una stupida scommessa che ho vinto, ovviamente!» disse divertito.
Chloe comprese la situazione e mi fissò con uno sguardo triste in volto intuendo che fossi io l'artefice.
Mi sentii in colpa in quel momento anche se non ne compresi il motivo.
Cioè era solo uno scherzo.
E poi perché quella ragazzina mi rendeva così...debole.
Non riuscivo a rispondere a questa domanda che si stava pian piano impadronendo dei miei pensieri.
Mi voltai verso la vittima, Ruby, che però non sembrava distrutta.
Era sconvolta, si, ma non c'erano lacrime nei suoi occhi.
A un tratto si avvicinò a Connor e gli tirò una ginocchiata nelle parti basse.
Lui si piegò e emise un mugolio di dolore che lo fece imprecare.
«Ricorda. Puoi distruggermi quanto vuoi, ma alla fine la vincitrice sarò sempre e solo io. Coglione!» gli urlò Ruby senza timore.
"Cazzo! Questa ragazza è forte!" pensai.
Si allontanò seguita dal gruppo e io rivolsi un ultimo sguardo a Chloe prima che sparisse tra la folla.
«Cazzo amico, ti ha fottuto!» esclamò Bryan.
Io concordai e cedetti le chiavi dell'auto al ferito che le prese e tornò a casa.
La festa continuava e tutti si divertirono.Vidi in lontananza una chioma ramate e mi avvicinai sapendo chi fosse.
Stava ballando da sola ed era un peccato che non avesse compagnia, così decisi di intrattenerla.
Gli posai le mani sui fianchi e lei continuò a ballare con naturalezza come se non si fosse accorta di me.
«Ti stai divertendo, bambi?» le chiesi.
«Molto» rispose lei.
«Sono sicuro che con me ti divertiresti di più!» affermai deciso.
Lei si bloccò restando paralizzata dalle mie parole.
La feci voltare guardandola negli occhi.
Era davvero stupenda!
Iniziai a ballare insieme a lei facendola roteare anche se aveva difficoltà con quelle scarpe.
Era più bassa di me e questo mi piaceva.
«Allora bambi, cosa mi racconti? Com'è andato il tuo primo giorno di scuola qui a New York?» gli domandai.
Mi interessava saperlo, davvero.
Non avevo mai provato interesse per la vita di una ragazza che non fosse Elizabeth.
Era la mia ragazza quindi era normale che ascoltassi i suoi problemi, ma non mi piaceva molto parlare di questo.
Era tutto il contrario, invece, con questa ragazzina.
«Tutto bene. Ho conosciuto molte persone nuove tra cui uno stronzo che pensa solo a sé stesso». Questa sua affermazione mi ferii molto perché non ero così mi era solo stato insegnato ad esserlo.
«Non sono la persona che credi, bambi.
I miei genitori mi hanno sempre trattato così, quindi per me, sin da bambino, questi erano comportamenti giusti.». Il mio tono di voce diventó più malinconico.
Mi venne in mente una cosa accaduta tempo fa.10 anni prima
Io mi trovavo al parco con altri bambini. Stavamo giocando tutti insieme, eravamo felici.
Poi uno dei bambini iniziò ad arrabbiarsi per aver perso a nascondino.
Cominciò a prendersela con un altro ragazzino che non c'entrava nulla, non stava nemmeno giocando con noi!
Si stavano picchiando e io intervenni per fermarli.
Cercai di respingere il ragazzino che aveva provocato la rissa.
L'altro non si difendeva nemmeno.
Era molto più piccolo e gracile del ragazzo dal corpo robusto che lo stava aggredendo.
Lo respinsi e mi tirò un pugno così feci lo stesso.
Dopo sentimmo delle urla.
Erano i genitori dei ragazzi e i miei che mi guardavano infuriati.
Cercai di spiegare l'accaduto ma loro non mi credettero quando...
«È stato lui!» gridò il bambino con la faccia gonfia e il viso in lacrime.
Io rimasi a guardarli senza parole.
Io l'avevo difeso.
L'avevo protetto.
E ora, lui, per paura mi ha voltato le spalle.
Mio padre mi portò a casa dove mi picchiò per essermi comportato male anche se io avevo solo cercato di impedire la rissa.
Dopo avermi schiaffeggiato, mi disse che non doveva più succedere e che me l'avrebbe fatta pagare per avergli fatto fare brutta figura davanti alle altre persone.
«Cosa devo fare con te? Eh? Non è la prima volta. Sei sempre tu. Perché? Perché devi aggredire dei poveri bambini.
Rispondi brutto idiota!» mi urlò tirandomi un altro schiaffo.
Dopodiché mi chiuse in camera a chiave.
Era successo altre volte che dei bambini accusassero me per paura del vero colpevole.
Ogni volta che ero qui dentro, da solo, mi venivano sempre attacchi di panico e non riuscivo a respirare.
Mi calmavo solo quando il rumore della serratura mi faceva capire che il tempo di reclusione era finito. E così, a digiuno, andavo a letto senza proferir parola.«Noah, ti prego mi sto preoccupando!!» urlò Chloe disperata riportandomi alla realtà.
«Ehi, calmati bambi sono qui»
«Scusa. È che tu ti sei bloccato e avevi gli occhi lucidi. Mi sono preoccupata. Ti ho chiamato molte volte ma non sembrava cambiare la situazione.»
La ragazzina si mise a piangere e così la strinsi a me in un abbraccio.
Lei sembrò calmarsi pian piano.
«Tranquilla, sto bene!» gli dissi accarezzandogli i capelli morbidi.
Successe di nuovo.
Tutto si annullò.
Noi eravamo di nuovo soli con la musica in sottofondo.
Quando stavo con lei stavo bene.
A differenza delle altre persone.
I miei amici non si sono mai preoccupati che io stessi bene, credevano sempre che io fossi il ragazzo senza problemi.
Cazzo!
Come potevano pensarlo.
Non so cosa mi prese ma le sensazioni che provavo con questa ragazza erano uniche così, le posai un bacio sulla testa assaporando il suo profumo e lei emise un sospiro.
Tuttavia rimase lì, tra le mie braccia.
«Chloe!!!!!!» urlò qualcuno interrompendo facendoci uscire dal nostro mondo.
Era una delle sue amiche che la portò via per tornare a casa.
La festa pian piano divenne sempre meno affollata.
Rimasi, quindi, solo in casa con i domestici che ripulivano il caos rimasto.
C'erano bicchieri, piatti. Di tutto.
Andai a letto, ormai, stanco e mi stesi sulle morbide coperte.
Chiusi gli occhi e la vidi. Lei, stasera che ballava in mezzo alla folla. Con quel vestito poi! Dio era.... incredibile.
Chloe Hayler era una ragazza incredibile.
Cercai di distogliere l'attenzione da lei ma i pensieri mi conducevano sempre in quella direzione.
Stavo iniziando a odiare questa cosa.
Io non sono un ragazzo per lei.
Sono quello a cui piace essere libero e avere una ragazza diversa ogni sera.
Lo so, sono uno stronzo. Ma sono stato cresciuto così, non è di certo colpa mia.
Dopo svariati minuti mi addormentai.
"Da domani dovrò fare capire a Chloe che noi non possiamo essere niente.
Non voglio che soffra." Pensai.
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Heartbeats
RomanceLa vita è come un dipinto. Ha sfumature belle e brutte. Senza di esse, però, il dipinto sarebbe monotono, non mostrerebbe agli altri l'impegno impiegato per ottenere quel risultato. Gli errori fanno parte della vita e solo grazie a questi, riuscirem...