Capitolo 10

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Chloe

Uscii dalla vasca e andai a scegliere il vestito per la serata.
Decisi di indossare il vestito per il ballo che mi era stato dato da Psycho.
Inoltre, avevo scoperto da poco grazie a Holly, che sarebbe stata una festa in maschera.
Decisi di mandare Jason a comprare delle maschere ma non prima di aver scelto il vestito.
Era un vestito lungo e argentato decorato con molti brillantini.
Aveva la maniche corte che si appoggiavano poco sotto la spalla.
Quando mio fratello tornò a casa mi diede una maschera argentata davvero stupenda.
Lo vidi con addosso una maschera completamente nera e dedussi che fosse la sua per stasera.

Uscii dalla mia stanza e dopo pochi minuti rientrò per mostrarmi il suo outfit.
Indossava un completo blu di una tonalità molto scura che, se guardato di fretta, sembrava nero. Se ti soffermavi a osservare la stoffa potevi vedere che la stoffa era come il cielo notturno, scura e bellissima.
«Come sto??» mi domandò lui.
«Benissimo, mio piccolo idiota!»
«Grazie. Anche tu sei favolosa nanetto!».
Mi infuriai e gli lanciai un cuscino che avevo preso dal mio letto, però, uscii dalla stanza e chiuse la porta così in fretta da non essere colpito.

Scesi la scalinata che mi condusse in salotto dove mi stavano aspettando mia madre e Jas.
«Una foto per favore!» esclamò eccitata mia madre.
Noi ci misimo posa rimanendo abbracciati fino al clik del cellulare di nostra madre.
Ci dirigemmo verso la Citroën bianca in giardino e andammo a scuola.
Sugli scalini, dentro al cancello, c'erano le mie amatissime compagne di sventure.
Ci eravamo date questo soprannome perché la maggior parte di cose che facevamo erano un vero disastro e, a volte, finivamo per combinare guai.
Come quella volta che provammo a cucinare una torta tutte insieme nella mia cucina.
Al ritorno di mia madre in casa, quella non era più una cucina ma un luogo pieno di impasto e farina in ogni punto.

Le raggiunsi mentre Jason si addentrava a scuola con Sidney che lo aveva aspettato.
Credo che quei due stiano iniziando a provare qualcosa l'uno per l'altra e questo mi rende felice.
Esaminai le ragazze al mio fianco una per una.
Avevano delle maschere simili alle mie ma con colori diversi in base ai loro vestiti tutti con le spalline corte e appoggiate poco più della spalla.
Lily aveva una vestito lungo e dorato.
Ruby indossava un abito lilla, anch'esso lungo.
Alison era sempre particolare e cercava di attirare l'attenzione su di se ma non era cattiva, anzi era una ragazza gentilissima, come le altre ovviamente.
Erano tutte ragazze speciali ed ero fortunata ad averle incontrate.
Comunque...
Ali aveva un vestito rosso, mentre Holly ne indossava uno verde molto chiaro che si addiceva alla sua carnagione.
Entrammo sparpagliandoci.
Ognuno seguì una strada diversa.
"Perché non riesci ad ammettere la verità a te stessa" disse la vocina nella mia testa.
Sapevo a cosa si riferiva.
Psyco sarebbe stato qui e io, forse, lo avrei incontrato.
Dovevo ammettere di avere un po'di paura.
Ma chi voglio prendere in giro. Ero terrorizzata!!

Mi voltai in ogni direzione cercando qualcuno che potesse essere quel soggetto misterioso.
Incrociai, all'improvviso, uno sguardo che riconobbi all'istante.
Era lui.
Noah Wood mi stava guardando e, come sempre, entrammo nei nostri mondi fatti dai nostri sguardi con cui cercavamo di capirci senza bisogno di parole.
Alzò una mano per salutarmi e io ricambiai regalandogli un sorriso.

Dopo un'ora di ricerca non trovai nessuno che mi interessasse.
La situazione però mi sembrò molto tranquilla e questo fu strano.
Se qualcuno mi aveva detto di venire qui , un motivo doveva esserci.
Inoltre, scrisse che ci saremmo visti quindi diedi per scontato che lui o lei fosse qui.

Tutti stavano ballando comprese le mie amiche.
Holly e Ali erano con Ruby e si stavano scatenando in pista.
Lily, invece, era con Bryan Colbain, l'amico di Noah.
Dopo alcuni minuti partí una canzone lenta e le ragazze tranne la biondina vennero a sedersi al mio tavolo.
A un tratto vidi Noah avvicinarsi e tendermi la mano.
«Ti va di ballare con me, bambi?»
«Certo, perché no!» gli risposi.
«Sappi solo che è stata mia sorella ad obbligarmi».
Dietro di lui, infatti, c'era una chioma bionda ad osservarci.
Io la salutai e mi recai in pista con il biondino di fronte a me.
Mi prese la mano e mi portò sulla pista da ballo.
Dopo ci avvicinammo e lui mi mise le mani sui fianchi provocandomi sensazioni inaspettate.
Io gli poggiai le braccia attorno al collo e insieme iniziammo a muoversi a ritmo della canzone.
«Sei molto bella stasera, bambi» mi disse stringendo la presa sui fianchi.
«Anche tu. Questa maschera ti sta molto bene.»
Continuammo a danzare senza mai smettere di guardarci.
La tensione era tanta e io stavo iniziando a sentire caldo.
Molto caldo.
Voi non sentite caldo?
Mi fece fare una giravolta e mi attirò nuovamente a sé portandomi più vicina a lui.
Avvicinò il viso al mio collo inspirando il mio profumo e io feci lo stesso, assaporando l'odore di muschio proveniente dalla sua pelle.
Quando i nostri occhi si scontrarono il tempo si fermò.
Il momento durò poco a causa di qualcuno dietro di lui che attirò la mia attenzione.
Vidi una persona con un mantello bianco con cappuccio che copriva i capelli e una maschera che gli copriva l'intero volto con una faccia sorridente molto inquietante.
Capii che era Psycho dopo che mi fece un gesto con la mano per chiedermi di seguirlo.
Mi staccai da Noah che mi guardò stranito e iniziai a seguire lo, o la, sconosciuta.
Nonostante fosse veloce riuscii a starle dietro.
Psycho uscì dalla palestra chiudendosi la gigante porta verde alle spalle.
Spinsi la porta e mi recai fuori dal luogo della festa.
Mi pentii di quella scelta non appena mi ritrovai in mezzo a un corridoio buio e silenzioso.
L'unica luce che c'era era quella della luna che entrava dalle grandi finestre laterali con vetri molto spessi per evitare l'entrata o l'uscita rompendo il vetro.
Sia mai che qualcuno scappi.
Mi concentrai sulla figura davanti a me che continuò a camminare veloce.
Io accellerai il passo.
Nel corridoio l'unico rumore che sentivo era il suono delle mie scarpe che battevano sul pavimento bianco in marmo.
Svoltò l'angolo e lo feci anch'io.
A un tratto scomparve dalla mia vista.
Guardai da ogni parte e, finalmente, la individuai.
Era in fondo al corridoio davanti alla porta del bagno.
Dopodiché entrò lasciandomi da sola.
Io mi avvicinai a passo lento.
Avevo paura. Tanta.
Non sapevo chi fosse o cosa volesse ma una cosa era certa.
Se avrebbe voluto farmi del male l'avrebbe fatto senza fatica visto che non ero brava a difendermi.
Un rumore metallico proveniente dal bagno mi fece spaventare.
Che stava succedendo?
Mi trovavo davanti la porta e notai che era il bagno dei professori che, a differenza di quello degli studenti che era diviso tra maschi e femmine, era unico.
Pensai che Psycho fosse entrata qui per non rivelarmi dettagli su di lui, o lei.
Con la mano che tremava decisi di entrare.
La porta si aprii e al suo interno vidi....
Cosa? Com'è possibile? mi chiesi vedendo la stanza vuota.
Cercai di trovare una spiegazione che, c'era, in effetti.
La finestra era stata aperta e per terra giaceva la cornice di essa che doveva essersi staccata quando la scavalcò.
Mi avvicinai allo specchio guardando il mio riflesso.
Aprì l'acqua del rubinetto per lavare il viso, ma prima che potessi farlo qualcosa mi sconvolse.
Sotto al lavandino si trovavano il vestito e la maschera di Psycho.
Questo vuol dire che..
Ha cambiato vestito. Così sarà anche più difficile trovare questa persona.
Sbuffai appoggiando la mano sulla maniglia ma la porta non si apriva.
Tirai e tirai per molte volte ma niente.
Era tutto inutile.
Provai a chiamare qualcuno col cellulare ma, sfortunatamente, non c'era campo.
Utilizzai l'unico metodo che avevo perché qualcuno corresse in mio aiuto.
Urlare.
Iniziai a strillare come una pazza ma era tutto inutile.
Un messaggio mi costrinse a guardare il telefono sperando fosse una delle ragazze e invece era Psycho.
"Tuo fratello pagherà per le tue azioni."

Le mie azioni...
Questo pomeriggio avevo distrutto la maschera che Psyco mi aveva dato insieme al vestito perché avevo notato un localizzatore. Lo riconoscevo perché mia madre ne piazzava uno nel mio zaino durante le scuole medie in caso succedesse qualcosa di grave.

La porta si aprii.
Noah e Grace erano davanti a me e mi guardavano straniti e preoccupati.
Gli spiegai che qualcuno mi aveva attirato qui chiedendomi dentro.
Chiesi a loro se avessero visto mio fratello ma risposero di no con un cenno della testa.
Le mie amiche arrivarono da noi corredo con gli occhi in lacrime.
«Mi dispiace Chloe» ripetevano.
Mi condussero al parcheggio della scuola seguita dai fratelli Wood.
La scena che mi di presentò davanti fu orribile.
Un'auto nera avevo colpito quella di mio fratello, che ora era steso sul cemento.
Mio fratello aveva pagato per qualcosa che avevo fatto io. Aveva avuto un incidente.
Ed era colpa mia.
«No...» sussurrai mettendomi in ginocchio.
Chiunque fosse Psycho, di sicuro, mi odiava.

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