Capitolo 26

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Chloe

Ero distrutta.
Queste due settimane le ho passate a pensare e ripensare a Noah.
Avevo paura che la mia linga lunga gli avrebbe causato qualche incidente e se fosse successo non me lo sarei mai perdonato.
"Potresti trovarlo appeso come James" sussurrò una perfida voce dentro di me.
Ignorai quel pensiero.
Non potevo essere negativa.
«Pronto....Chloe ci sei?»
Liam mi risvegliò dal mio trance.
Eravamo sul divano di casa mia con mia madre.
Era da molto che non ci vedevamo quindi ha deciso di venire a stare un po'da noi.
Lui e Jason erano davvero legati. Hanno sempre avuto un rapporto stupendo.
Quello che mi fece sciogliere il cuore era il legame che aveva instaurato con Noah.
Erano davvero carini!
«Si, si ci sono.»
«Buongiorno, cretina. Ben tornata tra noi.»
Mi chiamava sempre così da piccolo.
«Ahah, divertente rompiscatole!»
Cretina e rompiscatole!
Ci chiamiamo così.
Era sempre stato dalla mia parte anche quando sbagliavo.
Si è messo contro Jason, una volta, per proteggermi.
Era arrabbiato perché gli avevo fatto uno scherzo: gli avevo rovesciato il mio bicchiere di succo addosso.
Lui si infuriò e provo a urlarmi contro ma Liam mi difese.
Lo faceva sempre.
Per lui io venivo prima di tutti.
Di mio fratello.
Dei suoi genitori.
Se avevo bisogno di aiuto, lui correva ad aiutarmi.

«Ehi mamma!»
Liam era uscita con mio fratello ed eravamo rimaste solo noi due.
Avevo deciso di confessare tutto a mia madre.
Era pericoloso ma, Noah non avevq subito incidenti così mi decisi a parlarle visto che anche lei aveva notato il mio strano comportamento.
«Ehi amore! Che succede? Tutto bene?»
«Mi hai chiesto, ultimamente, perche mi comportassi in modo strano.»
«Bè si. Sono molto preoccupata.»
«Ok, allora te lo dirò ma....»
«Ma....?»
«Ma devi promettermi che non ti arrabbierai e non ti farai prendere dal panico.»
«Chloe mi stai spaventando! Che diavolo succede?»
«Ok. Psycho, questa persona.....»

Raccontai tutto a mia madre che era scioccata.
Però, mantenne la promessa.
Non si arrabbiò, anzi, mi disse che non dovevo preoccuparmi.
Che dovevo mantenere la calma.
Però era strana. Mi stava nascondendo qualcosa.
"Erik"
Disse il nome di mio padre per la prima volta dopo molto tempo.
Che c'entrava lui?
Non riuscivo a capire più niente secondo lei era colpa di mio padre.
Guardai l'orologio e vidi chw era tardi così mi misi a letto.

No.
Non di nuovo.
Non di nuovo!
Mi trovavo nella villa di Noah.
Da sola.
Davanti la porta della palestra.
Alla maniglia c'era........c'era........c'era un...un lenzuolo.
Dio! Stavo sudando.
Gli occhi mi si stavano inumidendo e il battito cardiaco mi rimbombava mella orecchie. Era accellerato. Stavo per avere un infarto.
«Noah!!!!!» urlai.
«Noah, dove sei? Ti prego!! Rispondi.»
Iniziai a piangere.
Ero agitata.
Perché non rispondeva.
Dov'era?
E se gli fosse successo qualcosa?
Mi ricordai della porta davanti a me e mi allontanai ma finì per sbattere contro.....un vetro?!
Era un vetro.
Non lo avevo visto.
Sono bloccata qui.
La porta di aprì con uno scatto e il rimore di un corpo che sbatteva sul pavimento rimbombò nell'aria.
Di nuovo la luce spenta.
L'unica cosa che potevo fare era accendere la luce.
Mi avvicinai e accesi la luce facendo scattare l'interruttore.
Camminai verso il corpo e un grido uscì dalla mia bocca quando vidi che al posto di James c'era Noah.
«AAAA!!!»
Urlai di nuovo quanfo qualcuno mi toccò.
Non c'era nessuno però li.
«Noah!!» dissi sommersa dalle lacrime.
"Svegliati, Chloe. Sono qui"
La sua voce.
Era la sua voce.
Qualcuno si avvicinò a me e quando mi voltai vidi una maschera bianca che.....
...non respiravo.
Dio!

«NO!!»
Mi svegliai nel mio letto tra le braccia di Noah.
Era qui.
Lui era qui.
Con me.
Era vivo.
Scoppiai a piangere, veramente stavolta.
«Tu...tu sei....sei q-qui! Non sei morto.»
«No Chloe. No io sono qui. Tranquilla. Non ti abbandono.» disse stringendomi forte.
Come ogni volta tutto tornava regolare, normale e io tornavo nel mio posto sicuro.
«Calmati. Sono qui.»
Continuò a tranquillizzarmi fin quando non si staccò.
Era venuto per salutarmi visto che oggi non sarebbe venuto a scuola.
Avrebbe solo partecipato alla partita e poi sarebbe uscito con la squadra.

«Come va?»
«Tutto bene, idiota.»
Mio fratello era un tenerone!
Mi aveva comprato un piccolo orsacchiotto di peluche perché sapeva ch mi avrebbe tirato du di morale.
«Stai bene, per davvero?»
«Si. Tranquillo. Grazie di tutto Jas.»
«Sai che ci sono per te, vero Chloe?»
«Si»
Si alzò dal letto e si recò verso la porta.
«Ti voglio bene!»
«Anche io, piccolo idiota.»

A scuola finalmente andai dalle persone che in questi giorni avevo trascurato.
Le mie amiche.
Ali, Ruby, Holly e Lily.
«Ragazze!!!»
Appena mi videro corsero ad abbracciarmi.
«Come stai?»
«Tutto bene?»
Mi sovrastarono con le domande.
Mi erano mancate.

«Ho delle novità!» esclamò Ruby con un sorrisetto furbo e lo sguardo rivolto verso il basso.
«Cioè?» le chiese Ali curiosa quanto tutte.
«Io e Logan......diciamo che....ci stiamo provando.»
«Come!?»esclamai io felice.
«In che senso?» domandò giustamente Holly.
«Nel senso che ci stiamo frequentando.»
«E come vi siete avvicinati, sentiamo!» domandò Holly, un po' infastidita.
«Grazie a un cartone!» affermò Ruby arrossendo.
«Come scusa?»
Non capivo cosa volesse dire.
«Allora, praticamemte abbiamo scoperto che da piccoli amavamo lo stesso cartone!»
«E quale sarebbe?» chiese Ali.
«Si chiama "Jiggy and Stella". Parla di una pecorella nera esclusa che, di notte, deve saltare sul recinto per far addotmemtare i bambini e vive tante avventure con una stellina che gli fa compagnia.» concluse imbarazzata.
Un boato di risate si diffuse tra noi.
«Diciamo che adesso abbiamo dei soprannomi. Io lo chiamo Jiggy, perché mi ricordaa quella pecorella e lui mi chiama stella, perche dice che sono la sua luce nell'oscurità.»
«Vai così ragazza!» si congratulò Lily.
«È stupendo!!!!»
«Eh no eh...non è che adesso Alison si fidanza con Connor e mi abbandonate per quei coglioni?»
Tutte scoppiammo a ridere.
Dio Holly, a volte, era davvero divertente.
«Ma, no tesoro. Certo che non vi abbandono per quel coglione. Vi abbandono solo se incontro un Harrison.»
«Cavolo Ali. Con questi standard, di sicuro, troverai un ragazzo perfetto per te.» scherzai io.

Le ore passavano e io non me ne rendevo conto.
Er ora della partita.
Entrammo nella palestra dove Lily ci stava tenendo i posti in prima fila, come sempre.
Ci accomodammo e aspettammo che i giocatori entrassero in campo.

Uno ad uno i giocatori entravano in palestra e si sedevano sulle poltrone sotto di noi per indossare i pattini.

Quando fu il turno dei nostri giocatori preferiti iniziammo ad esultare come delle pazze.
Noi siamo delle pazze!
Bryan, Connor e Noah si accomodarono sulle sedioline di plastica mentre si preparavano per la partita.
Dopo che misero i pattini corsero sulla lastra di ghiaccio facendo stridere le lame.
Bryan si mise nella fascia di attacco.
Connor andò davanti alla porta e Noah si accostò di fronte a un ragazzo moro e robusto.
Il capitano dei Serpents.
Il coach Robinson, che era appoggiato con la schiena al plexiglass, si avvicinò alla panchina dove era seduto Mark Allan. Notai, dal lato opposto a quello di Bryan, Mason Lewis.
Dietro i difensori, Austin Reed e Greg Senders, si preparavano all'inizio.

«Face off!»
Il punk venne lanciato in campo e Noah si affrettò ad afferrarlo.
Ci fu uno scambio di passaggi che si concluse con il tiro di Lewis che lanciò il dischetto in porta, facendo goal.

Gli applausi affollarono la palestra creando molto scompiglio.
Avevamo vinto.
5-3.
Tutti esultavano felici.
E anche io lo ero adesso.
Adesso ero felice.
Veramente felice.
Finalmente dopo due settimane il mio cuore si fece più leggero e io riuscì a respirare.

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