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Al mattino William fu scosso da Noah, ritraendolo da un sonno senza sogno e per cui fu al risveglio confuso:
-ti hanno fatto sgobbare ieri sera- disse con un cenno divertito:- dove l'hai presa questa?- indicó la cioccolata posata di fianco a William e dello stesso involucro che ditribuivano dal furgone delle provviste, destandogli un incontenibile curiositá dal momento in cui la vide. William guardó la barretta, ricordandosi degli avvenimenti della sera prima e con un piccolo sorriso rispose:
-me l'ha data il tenente Miller  per il lavoro di ieri- gli occhi di Noah furono puntati desiderosi sulla barretta, al che William comprese il suo appetito, si alzó con fatica dal letto, prese la barretta e ne aprí parte dell'involucro:
-sará la nostra ricompensa-
-serio?- Noah schioccó gli occhi dalla cioccolata a William:
-certo. Mi hai recupareto il pranzo d'altronde- spezzó un pezzo di cioccolata da porgli in mano, e Noah la ammiró con semplice gioia; pensó se anche Miller avesse visto la stessa espressione e contentezza in lui quando gli aveva consegnato quell'oro nero, come se per rallegrare lo spirito di un soldato  bastasse solamente un cibo zuccherato. 
-Dio..- Noah assaporó con lentezza, lasciando che il cacao e il latte gli permeassero nel palato e nella gola, sentendosi un poco piú sollevato:
-grazie amico. Oggi devi ritornare da Miller?-
-sí, non ho ancora finito.- assaporó la cioccolata lasciando che si dischiudesse quel piacere tenue in bocca, mentre ripensó alle cartine su cui quel giorno avrebbe rimesso occhio:
-spero di finire in fretta-
-be, se ogni volta ti danno della cioccolata come premio, ti consiglio di fare con calma-
William ripensó alla promessa di segretezza fatta al colonnello Wilson e per un attimo fu sul punto di infrangerla, sebbene alla fine non disse nulla, con la giustificazione di non voler incupire l'amico.

La giornata si svolse all'interno di un'aurea particolarmente tranquilla, cosí come le precedenti dal loro appostamento, e i modi per trascorrere il tempo erano diversi benché limitati a quanto si possedesse: alcuni scrivevano lettere, altri giocavano a carte, si pulivano le unghie, altri piú invettivi raccontavano storie o immaginavano giochi con sassi, funi o scarti e il tutto per mantenere stabile l'umore. Non mancavano compiti supplementari come ripulire le armi o riordinare le attrezzature, ma nel complesso si stava tranquilli.
William non credette che si sarebbe mai trovato a rimpiangere del tempo passato all'universitá, con i suoi amici di cui non sapeva dove si trovassero o se fossero effettivamente vivi. Noah lo conobbe per caso, durante una visita medica obbligatoria per i neo soldati, e dal momento del loro sbarco in Europa passavano quelle pause di durate ignote giocando a carte e parlando del piú e del meno, benché William non fosse un grande giocatore.
-Ho vinto ancora, e con questo mi devi pulire gli scarponi come penitenza-
-Non puoi pescare dal mazzo e ributtare nello stesso turno-
-ti ho giá detto che é valido, e abbiamo sempre fatto cosí, non dirlo ora che hai perso. Hai ancora molto da apprendere sui trucchi delle carte, vecchio mio- Noah rise  soddisfatto del risultato, riorganizzando le carte in un mazzetto per una nuova giocata:
-mi arrendo, so giá come finirebbe- disse William annoiato:- devo andare dal tenente comunque, ho del lavoro che mi aspetta-
-eh va bene...ammetto che non vorrei essere al tuo posto, dimmi ti hanno messo in punizione e non me lo vuoi dire, vero?-
-ma per favore- William si alzó, si pulí i palantoni e fu sul punto di andarsene quando vennne raggiunto insaspettatamente da Adam Sprouse:
-Turner- questi era cupo di viso, come se si promettesse una giornata dura per lui:- dove credi di andare? Sai che oggi é il tuo turno di guardia al lato est, o pensavi di lasciarmi tutto il  lavoro?-  a William passó in volto una folata di realizzazione a quanto sentito e di cui si fu completamente scordato fin a quel momento:
-cazzo...-
-si l'ho pensato anch'io, non ho voglia come te, ma ora basta frignare e datti una mossa-
-devo avvertire il tenente- bofonchió tra sé, benché Adam disse: -allora, muoviti Turner, il cambio é giá iniziato- 
-devo andare prima dal tenente- disse con decisione, irritando ulteriormente Sprouse:
-non inventarti scuse Turner, un attimo fa eri a giocare a carte e ora devi presentarti dal colonnello? per chi mi hai preso, per un ritardato?-
-devo dargli una comunicazione, e non sono affari tuoi. Ti raggiungeró alla postazione prima che tu inizi a sentire la mia mancanza - 
-non fai ridere per un cazzo Turner. Non credere che tu me la dia a bere-
-ora calmati bestione. Non devo convincerti di niente, e ti ho giá detto che torneró- Fu per avviarsi ma Noah si sentí annoiato per venire accantonato in quel modo, al scalció con un colpo secco una casseruola di legno poggiata lí vicino, destandosi l'attenzione di William e dei soldati vicini:
-Ehy calmati Adam!- un compagno si sturó l'orecchio, annoiato per quel baccano inopportuno:
-Dimmi, ti piace sviartela dal dovere e farmi passare per la guardia cogliona? ci sputo sopra le tue balle, ma d'altronde sai raccontare solo quelle-
-E tu sai solo aprire e sparare merda da quella fottuta bocca- Sprouse si accostó pericolosamente a William, benché egli non si ritrasse ma ebbe invece un velato piacere nel provocarlo con tanta facilitá, come se ne avesse il controllo:
-ehy fermi- intervenne Noah: - vi ricordo che non vi conviene iniziare una lite, se non volete allungarvi il turno di guardia- 
-fatti i cazzi tuoi. Turner se non ti muovi...-
-sentiamo, cosa fai?- in quel momento passó il tenente Miller, lasciando interdetti William e Adam per trovarsi lí. 
-Non é la prima volta che vi vedo ringhiarvi contro come cani, e la cosa comincia ad annoiarmi. Soldato Sprouse, ti consiglio di non avanzare minacce ai tuoi compagni se non vuoi che ne avanzi io una a te-
-m-mi scusi tenente- Sprouse si calmó, intimorito dalla prospettiva di una punizione. William non disse nulla, ma si sentí il cuore accelerare a pensare al motivo per cui Miller si trovasse lí. Quando i loro occhi si incontrarono, si sentí internamente piú agitato per quella sua severitá di gelo:
-Tu cosa fai ancora qui? non hai del lavoro che ti aspetta?- William deglutí a fatica, ricomponendosi sul posto:
-si signore, chiedo scusa-
-non servono le scuse, sei in ritardo- Miller guardó entrambi, cercando di capire la natura della loro diatriva, benché alla fine si limitó a dire:- se vi vedo ancora sul punto di menarvi vi faccio fare tre turni di notte di fila, intesi?- 
-si signore- risposero con tono meno concitato di prima, e alla fine Miller si incamminó per la sua tenda con William che in silenzio lo seguí, non prima di dare un'occhiata a Noah per rassicurarlo di non preoccuparsi, per quanto lui stesso non sapesse cosa aspettarsi una volta solo con Miller. Una volta giunto nella tenda di lui, si ritrovó le stesse cartine sul tavolo, pronte ad essere ispezionate nuovamente, benché non sapesse se avvicinarsi o no: Miller sembró irritato e William fu ritroso ad avvicinarsi, non sapendo lui stesso perché:
-hai un impegno William, e per giunta di estrema importanza, non accetto tuoi ritardi-
-mi scusi signore, sarei arrivato a breve- non poté velare completamente la sua stizza per essere incolpato di una cosa a lui non imputabile:
-quando? dopo aver fatto a botte con un tuo compagno?-
-non ho iniziato io la discussione, signore-
-non mi interessa William, in due si discute, o no?- William non osó dire altro che potesse causargli un castigo o un rimprovero, benché Miller si accorse che si stesse trattenendo dal parlare:
-che avessi ragione o no, é irrilevante. Limitati solo a non fare ancora ritardo, intesi?-
-si signore- disse rassegnato, al che William lo guardó con attenzione e disse infine con tono meno duro:
-non restare lí in piedi. Iniziamo a lavorare- 

Il soldato e il tenenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora