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-Ascolta era per una causa importante, se vuoi posso aiutarti con i compiti-
-lasciami stare, non ti voglio intorno!- Noah cercó di farsi perdonare da Yamir, per quanto sembrasse un'impresa al limite del possibile.
-Posso dirti che in realtá non disprezzo le tue statuine, davvero. Ho agito cosí solo per aiutare il mio amico, te l'ho giá spiegato-
- William? non capisco come faccia a essere amico di uno zotico come te-
-andiamo, andiamo, serviva come diversivo- Noah sorrise a 32 denti, per quanto ció alteró solo di piú Yamir:
-e dovevi prendertela con me, razza di idiota!? Ritieniti fortunato che non ti abbia ancora messo  le mani addosso. Anzi, non voglio avere nulla a che fare con te- Noah mise le mani sui fianchi, espirando per la stanchezza:
-credi che mi stia inventando tutto?-
-non é ovvio?- Yamir spostó dei sacchi richiusi da un punto all'altro di un tendone usato come magazzino, indifferente allo sguardo esasperato di Noah: -perché mai lasceresti il tuo amico partire per una missione del genere?-
-non conosci William: é cocciuto come un asino, non avrei potuto fargli cambiare idea- pensó in quel momento a come stesse l'amico, internamente preoccupato per la sua vita: gli dispiacque non aver potuto salutarlo adeguatamente e non vederlo per molto tempo non sarebbe stato facilmente accettabile.

Quando la notte giunse, William si appostó sotto alcuni alberi, accedendosi un piccolo fuoco per scaldarsi, mentre dallo zaino estrasse dei fagioli confezionati mangiandoli senza gustarli, riflettendo a come non avesse altri se non i suoi stessi pensieri a tenergli compagnia per quel viaggio dalla fine incerta. Probabilmente Miller aveva giá scoperto il suo piano, forse da Wilson o da Smith, benché non riusci a prefigurarsi la sua possibile reazione: speró solo che lui potesse capirlo,  che non si animasse di alcun senso di colpa e che potesse perdonarlo di quel gesto. Per il momento avrebbe guardato avanti e lasciato il resto alle spalle, fino a missione compiuta, accingendosi infine a dormire nella sua tenda, cosa che non gli fu difficile data la stanchezza in corpo.

Il giorno seguente si sveglió presto, smontó la tenda, bevve del caffe solubile e infine partí verso Sud. La prateria estesa a cui era stato abituato nelle ultime settimane venne sostituita da colline che marcarono un profilo altalenante nell'orizzonte, con alberi rivestirle e dare un senso di piacere all'occhio per quei colori rilassanti. William seppe che andando avanti, tra quegli alberi, si sarebbe potuto trovare un insediamento tedesco, al che sentí su di sé la benevolenza della natura accoglierlo come sua creatura e l'inquetudine dell'ignoto espandersi come una pozza dentro di sé. Cammió per molto prima che potesse affiancarsi a un lato di quel bosco esteso e senza fine, misurandosi con alberi elevati e dalle fronde fitte scagliare un'ombra omogenea sul suolo sottostante. Sentí qualche suono di uccello animare la quiete della foresta, per poi decidere di avviarsi all'interno, circospetto di qualunque movimento percepibile dalla sua retina; riconobbe che gli sarebbe piaciuto esplorare quel territorio come un escursionista e godere di ció che gli si palesó davanti, benché gli altri suoi sensi all'erta impedirono che si distraesse da quelle volatilitá. Continuó lungo un sentiero piccolo e solcato da sassi e rami, per poi sentire d'improvviso un suono diverso stonare in quell'armonia pacifica, come di  un ramo spezzarsi, al che impugnó seduta stante il suo fucile per puntarlo nella direzione di provenienza di quel suono, in attesa che un bersaglio si palesasse: l'adrenalina scorse rapida in corpo e la vigilanza fu al massimo, mentre il suo dito era in posa sul grilletto, in attesa di sparare. In quel momento si palesó un daino solcare indisturbato tra gli alberi e brucare qua e lá, indifferente alla presenza del soldato, il quale ebbe un momentaneo spavento prima di riprendersi e abbassare la canna. Espiró profondamente e razionalizzando il tutto si rese conto che il suo cuore stesse battendo molto velocemente, in preda all'ansia del momento. 
-dio, devo calmarmi...- Guardó il daino marciare in mezzo a quel sentiero, per un momento incrociando lo sguardo con William:
-non hai paura di me?- chiese con ironia all'animale :- ovvio che no...- si rispose infine, mentre il daino indisturbato proseguí la sua camminata tra fronde e cespugli selvaggi, come se niente fosse. William guardó l'animale allontanarsi per poi riprendere il suo cammino, un po' piú tranquillizzato. Se avesse visto un'orda di soldati spossati e probabilmente affamati puntargli un fucile contro, non avrebbe reagito allo stesso modo di prima, accertando l'idea di William che i nazisti non fossero ancora passati per di lí. Per il momento non avrebbe avuto nulla da temere.

Il soldato e il tenenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora