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Una volta rientrati nel loro rifugio Danton venne immediatamente trasportato all'interno e assistito come meglio poterono, ma William credette avesse buone porbabilitá di sopravvivenza. Egli e Connell nel frattempo rimasero fuori, nei campi, a controllare che la situazione fosse tranquilla, e che non fosssero stati in alcun modo seguiti. 
-Sei stato coraggioso amico-
-dovevo, o sarebbe morto-
-Antoine?- 
-é morto sul colpo dopo essere stato colpito- Connell non commentó, ma abbassó gli occhi con mortificazione:
-non credevo fossimo cosí vicini alla loro unitá- borbottó William ed entrambi rimasero in silenzio per un po', finché Connell disse:
-avrei voluto ringraziarlo per quello che ha fatto per me; in modo adeguato, in francese, cosí che capisse. Gli saró grato per la vita per avermi salvato da morte certa.- guardó l'amico e sentenzió:- dobbiamo raggiungere l'unitá e avvertirla di tutto. Solo cosí potremo essere d'aiuto e ripagare il sacrificio di Antoine e di questi uomini-
William annuí serio, realizzando come al successo di quella missione dipendessero cosí tante vite, e che fallire non si poteva considerare in alcun modo un' opzione. 
-Messieurs- un uomo della brigata  dal viso stanco ma non portatore di cattive notizie li raggiunse:- Danton- fece cenno che lo seguissero, portandoli men che meno dall'uomo sopravvissuto alla pallottola tedesca. Egli era steso a petto nudo e con fasce coprirgli la spalla e sorreggergli il braccio,  circondato dai suoi compagni, per poi rialzarsi alla vista dei due soldati:
-sto bene, sto bene...allora eccovi qua. William, ragazzo, ti devo la vita per quello che hai fatto per me, non so come ringraziarti-
-e non deve. So che avrebbe fatto lo stesso per me-
-ció non toglie che ti sono profondamente riconoscente per avermi salvato la vita, e piú di una volta dovrei dire. Nel bosco... non ero molto lucido, specie dopo aver visto Antoine a terra- il viso gli si fece cupo ma cercó di andare avanti nel suo discorso:- per ragazzi come voi non posso che avere speranza per il futuro e per la Francia, per questo voglio ricambiare il favore- Danton disse qualcosa a un suo compagno e questi porse loro le chiavi del kubelwaagen assieme a fucili, munizioni, provviste e coltelli:
-nella vettura ho chiesto di mettere dei vestiti e delle coperte, spero che possano bastarvi per il vostro viaggio- William guardó quella fornitura, sentendosi piú tranquillo:
-sono piú che sufficenti. Grazie Danton, Merci- disse rivolgendosi anche agli altri presenti con sincero riconoscimento.

-Sono passati giá un po' di giorni dalla partenza di Turner, e ancora non sappiamo nulla-
-il nostro problema sono le comunicazioni colonnello- disse Miller:- per quanto per un momento sono riuscito a stabilire una connessione, anche se di tre secondi-
-be', non possiamo fare altro che ritentare e ritentare- disse Smith per poi dire:- ma l'appuntamento é fissato. 8 giorni e poi l'attacco sará definitivo, cosí io e Wilson avevamo deciso e lei stesso comprende la necessitá di avanzare:
-si colonnello- disse infine William:- Mi auguro solo che l'altra unitá arrivi coordinata a noi-
-é convinto che verrá? in fondo dipende dal messaggio del ragagazzo-
-voglio credere che sia cosí- Smith lo guardó con condiscendenza ma non disse nulla. Non era uomo credente, egli preferiva attenersi ai fatti e non sbilanciarsi con emozioni o speranze: l'arrivo o meno del ragazzo all'unitá non avrebbe ribaltato la stategia di Smith per quanto egli avesse pure delle preferenze su quale scenario auspicare di realizzarsi, ma non seppe trovare parole per proseguire il discorso con Miller. Sapeva che il tenente avesse leami intimi con il soldato Turner, questo gli parve evidente, ed egli non era uno da impicciarsi con piacere in quelle faccende, per quanto gli bastasse cogliere tutta la nervositá di Miller per intendere la situazione da osservatore esterno. 
Camminarono per ore lungo la spianata verde dei campi con sfumatore giallognole emergere per il troppo sole, finché nel cielo non si stanzió evidente un ammasso di fumo nero solcare il  vento galoppante, e per la quale Miller e gli altri soldati compresero provenisse dal bosco dipanarsi piccolo ma distinto davanti a loro:
-ma che diamine...- bofonchió Miller, pensando che per quella via avesse transitato William, dandogli una certa inquietudine a fronte di pensieri intrusivi e sgradevoli. 
-puó essere opera dei tedeschi?- domandó retoricamente Smith per quanto paresse a ognuno illogico
-William doveva passare per il bosco...-
-credi che sia opera sua?- 
-non lo so. Ma di certo qualcuno deve averlo appiccato- Se William avesse voluto agire di nascosto non si sarebbe impegnato in un sabotaggio di quel tipo, e ció condusse Miller nell'ipotesi che qualcosa fosse  andato storto, e la cosa lo scombussoló in segreto. 


William e Connell furono per salire in auto, quando Danton li raggiunse in privato per un ultimo saluto, rivolgendosi infine a Connell:
-Antoine era un brav'uomo. Credeva profondamente nella nostra causa, il che é stata la sua liberazione e condanna. Uomini come noi che vivono con il desiderio di libertá sono condannati a questo destino, e lui lo sapeva bene. Ma non voglio ancora trattenervi, il viaggio é lungo, per questo au revoir signori miei- ebbe un sorriso malinconico, e Connell voltó il capo per sentirsi  sul punto di piangere.
-au revoir Danton- disse William e infine partirono per la loro tanto anelata meta. 


Il sergente Tully commentava con i suoi compagni sugli spostamenti prossimi nella tenda degli ufficiali, internamente stanco per il poco sonno delle ultime notti. Era un uomo intorno ai 50 anni e da tutti rispettato per la grande mente stratega, con la barba grigia e folta e dagli piccoli e infossati da renderlo di aspetto piú vecchio alla sua etá. Parlava con uno degli ufficiali quando improvvisamente si zittí dal suono movimentato provenire fuori dalla tenda, nella fattispecie di passi rapidi e voci sovrapporsi che ne catturarono l'attenzione. Una volta fuori, sentí chiaro e distinto l'urlo di uno dei soldati di guardia propagarsi per l'accampamento:
-Kubelwagen a ore 12!!- 
-tedeschi?- disse Tully in un sussulto che non nascose il suo stupore quanto la sua allerta, per poi accorrere a gran basso verso il punto d'avvistamento. 
-Sergente- disse il soldato che aveva lanciato il segnale, porgendo al suo superiore il proprio binocolo. Tully lo prese e si mise a osservare nell'aggeggio, inquadrando quella vettura tedesca chiaramente diretta verso di loro:
-Serve che lo abbattiamo signore?- Tully osservó attentamente per infine riconsegnare il binocolo al soldato:
-sono dei nostri. Non sparate- in quel momento la curiositá prese il sopravvento tra i presenti, non immaginando il messaggio che avrebbero presto ricevuto da quei due soldati americani. 

Una volta a destinazione una fila di soldati attese William e Connell con  fucili carichi e puntati contro di loro, per quanto Tully avesse ordinato di non sparare se non al suo segnale:
-chi siete?- parló il sergente
-soldati americani, signore- rispose William alzandosi con cautela dalla vettura, seguito dal suo amico, e mantenendo le mani in aria:- facciamo parte dell'esercito degli Stati Uniti D'America, e abbiamo un messaggio urgente per voi-
L'esitazione del sergente sparí a sentire il soldato parlare, ordinando subito di abbassare le armi e farli accomodare nella sua tenda, con cibo e acqua a loro disposizione, e in quel momento William si sentí liberato da un peso sulle spalle che sembró averlo massacrato per tutto quel tempo, finalmente al sicuro tra altri suoi compagni. La discussione con il sergente Tully duró due ore, e nulla fu esentato dal racconto: le cartine tedesche, le traduzioni, la traversata nel bosco, l'incontro con i francesi e l'icendio appiccato, il tutto in pieno ascolto del sergente. 
-E' cosí dunque- disse il sergente con assoluta gravitá: -se quello che mi dite é vero allora dovremmo subito agire. Non ci resta molto tempo- quelle furono le parole tanto anelate da WIlliam e che diedero la svolta alla guerra. 




Il soldato e il tenenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora