-Mi fa piacere che un eroe di guerra mi faccia da accompagnatore- disse Cassie porgendo la sua mano. William fu un attimo esitante poi diede una gentile stretta di mano a colei che dedusse essere Cassie:
-signorina Evans?-
-solo Cassie, d'altronde abbiamo la stessa etá e tu sei un amico di quello sbadato di mio cugino Noah, per cui non servono formalitá tra noi- L'aspetto della ragazza coincise con quello descritto da Noah, e con una minuzia quasi ammirevole secondo William, per poi andare insieme a ritirare i bagagli:
-mi dispiace che sei stato costretto a questo dispiacere- disse per educazione Cassie:
-si figuri, non mi disturba affatto. Piuttosto, le valige...- si arrestó guardando il facchino portare un cumulo di valige e borse su un carrello esclusivamente a nome Evans e per la quale rimase un attimo stupito:
-non si preoccupi, entrerá tutto in macchina. E' molto bella, sai? volevo acquistarne una dello stesso colore azzurro-
-oh...grazie- Fu necessario occupare ogni buco libero dell'auto per inserire tutte le valige, seguendo anche le istruzioni di Cassie affinché le borse piú delicate non si rovinassero, il tutto con pazienza e fatica di William, il quale pensó di star eseguendo un trasferimento d'abitazione:
-ti vedo un po' affaticato, sei sicuro di farcela?-
-si....si certo-
-ha un po' di fiatone, il caldo non aiuta, vero?- Una volta che tutto fu sistemato e William salí in auto, partirono verso casa Evans, districandosi nel traffico new yorkese.La conversazione fu animata principalmente da Cassie, piú locuace e disinvolta, mentre raccontava delle bellezze in Europa, dei salottini e degli spettacoli burlesque di alcuni cabaret francesi:
-ho dovuto lottare molto con la noia, é come una malattia a cui bisogna sempre trovare un rimedio piú forte-
-si é annoiata molto?-
-meno del solito- ci fu del silenzio e in cui Cassie guardó fuori dal finestrino le strade e i palazzi della sua cittá con impassibilitá del viso: -New York non mi dá piú la felicitá di un tempo, per questo cerco di muovermi il piú possibile-
-capisco- disse calmo William e Cassie si voltó verso di lui per carpirne qualche suo pensiero:
-pensi che sia sciocco come ragionamento, no?-
-oh no, certo che no. Com'era quel detto? che si cerca sempre la felicitá dove non si é. Credo che sia azzeccato per descrivere la sua situazione.-
-...giá-La casa in questione era un attico di un palazzo di stile internazionale sulla East Side, alto e distintivo. Al suo ingresso un facchino anziano e magro aspettava la signorina Evans con la sua divisa rossa:
-bentornata, signorina Evans-
-Morty, sempre in forma vedo- Cassie guardó William per un momento per infine dire: -perché non sali un momento, ti offriró qualcosa da bere come ringraziamento per il passaggio-
-non serve, veramente, é stato un piacere e non voglio disturbarla...-
-non accetto rifiuti signor William, proverei altrimenti un gran senso di dispiacere nel non aver ricambiato la sua cortesia. Lasci a Morty la gestione dei bagagli-
-oh io...-
-Morty, su, non perda tempo. Oh e dica alla cameriera di salire tra 5 minuti- Will fu un attimo esitante ma per non sembrare sgarbato lasció la macchina lí e la seguí rassegnato, guardando con empatia il vecchietto occuparsi delle valige. La hall di quel palazzo trasmise un senso di calore ed eleganza, specie per la moquette rosso marsala e i rivestimenti in mogano che la decoravano. Una volta che entrarono nell'attico al piano 20esimo, Will rimase sorpreso dall'aerositá dell'ambiente e dai suoi mobili fini con colori neutrali. Guardando le pareti, vide appeso un importante quadro raffigurante il signor Evans, Cassie e una donna presubilmente sua madre:
-mio padre adora le cose in grande, non faccia caso alla foto-
-le assomiglia molto-
-a mio padre? oh si, lo dicono tutti, eppure le labbra sono quelle di mia madre, compreso il carattere. Peccato che solo le persone che l'hanno conosciuta potrebbero confermare questo mio tratto.-
Il fatto che parlasse al passato fece comprendere a Will dell'assenza della madre, per un momento rammentandoli della sua, e lasciando entrambi in un breve silenzio. In quel momento bussarono alla porta e Cassie fece entrare la cameriera che aveva fatto chiamare perché servisse loro qualcosa:
-cosa prende William? Ho scotch, whiscky, rum, vodka direttamente importata da Mosca, caffé o té-
-solo té, grazie. Devo mettermi alla guida dopo-
-giusta osservazione. Per me allora del Bourbon fresco- disse rivolgendosi alla cameriera per poi rivolgersi a William e invitarlo ad accomodarsi. Egli si sentí inadatto in uno spazio totalmente a lui estraneo, benché cercasse di sembrare affabile:
-mio cugino mi ha detto che siete stati compagni nella stessa unitá. Devi averlo sopportato per molto quindi-
-direi che ci siamo sopportati a vicenda. C'erano dei casi decisamente peggiori.- Adam Sprouse, l'omofobo per eccellenza al campo, gli saltó per primo in mente.
-immagino. Gli uomini sanno darsi grande compagnia quanto fastidio. E' un rapporto odio amore come New York, non c'é niente da farci-
-Potrebbe, si...lei é cresciuta qui?-
-Per gli ultimi 10 anni sí, da quando mio padre si é voluto trasferire da Chicago. E' un uomo che ama le cittá, ne fiuta gli affari e si butta dove meglio gli conviene. Come saprá, molti degli appalti in cittá sono stati gestiti dalla sua azienda, si puó dire sia un uomo frenetico come New York, per questo ama questa cittá. Io sono diversa da lui, come ho detto siamo simili solo nell'apparenza; nel resto sono uguale a mia madre-
La cameriera portó loro le tazze, e una volta congedata Will prese la sua, sorseggiandola un poco per non scottarsi:
-la ringrazio per il té Cassie-
-non devi.- lo guardó per un poco, poi bevve il suo Bourbon e rinfrescatasi disse: - i tuoi genitori sono di New York?-
-mia mamma lo era...pff- rise nostalgico William per poi contenersi- anche io le assomigliavo di carattere, mio padre diceva che ridevamo sempre per le stesse cose, ma io mi vantavo di avere un senso dell'umorismo piú sofisticato...sciocco a ripensarci -
- vedo che condividiamo la stessa perdida- disse Cassie tranquilla: - da ragazza credevo che certe esperienze si dotessero vivere solo a una certa etá, forse perché si avesse lo stomaco adatte a digerirle-
-parli come se non fossi píú giovane-
-perché non ho piú la spensieratezza di una giovane- il suo tono trapeló cinico mentre consumó il suo bicchiere:- Noah mi ha raccontato della tua missione in guerra, e ora che ti vedo mi accorgo che mi sono creata un'immagine totalmente diversa di te-
-spero dal vivo di non essere troppo deludente- rise debolmente e con un velo di disagio:
-no. Non mi piacciono gli uomini superbi e tu sembri l'opposto di un uomo superbo. D'altronde non metto in dubbio le amicizie di mio cugino: é un ragazzo semplice, per questo gli serve poco a capire quando un uomo é buono o no, gli bastano solo poche conversazioni. Anche se a volte puó non cogliere i doppi fini delle persone-
-credo siano sempre difficili da scovare - disse William
-non per un occhio attento. Pensi che io abbia doppi fini con te, William? Oltre a ricambiare un favore-
William si sentí confuso per quella domanda inusuale:
-Oh perdonami caro, devo sembrarti bizzarra chiedendoti questo-
- no, non mi fraintenda....é solo che é la prima volta che sento una domanda del genere-
-bislacca?-
-spontanea- Cassie guardó con velato stupore William, trovandolo particolarmente interessante
-ora dovrei andare signorina Cassie, la ringrazio ancora per il té...-
-un momento. Non essere di fretta. Lei mi piace William, sa?-
-c-come?-
-la trovo curiosa come persona, non nel suo senso dispregiativo, per caritá. Vorrei conversare ancora con lei, temo che altrimenti la mia noia mi ricadrebbe addosso come un macigno se dovesse andarsene e lei sa della mia malattia: nulla mi porta gioia, tanto che anche autocompiacermi fisicamente sembra diventato un ozioso passatempo. -
-oh ecco...- William si sentí impreparato ad ogni sua risposta, ognuna piú onesta della precedente:- temo che debba rientrare,mi dispiace. Mi aspettano a casa-
-a casa? Lei sta in una coppia?- la voce di Cassie suggerí delusione per quella deduzione
-si. In effetti avevo promesso che sarei rientrato presto e il traffico non é di aiuto, sa. Spero mi capisca-
-certo- disse non convinta: - allora vorrei rincontrarci di nuovo. Si, lei mi interessa William. Vorrei che venga venerdí prossimo all'inaugurazione dell'ultimo appalto di mio padre, un museo d'arte internazionale. Ci sará anche Noah. Oh, e porti anche la sua compagna, vorrei conoscerla-
-non so se saró in grado...-
-sciocchezze, non prenda impegni e si godi questo mio invito. Sono certo che fará piacere anche alla sua compagna. Che c'é, teme che possa essere gelosa?-
-no signorina. Vede...non sono le donne oggetto della mia attenzione. Non so se questo cambi il suo interesse per me-
-certo che no...motivo in piú per approfondire la nostra amicizia- amicizia? pensó William tra sé, accettando infine il suo invito, per quanto con certa reticenza per poi avviarsi verso casa.Quella sera Miller era steso sul divano a guardare Welcome Stranger a petto nudo e coi soli calzoni, per quanto fosse un po' distratto pensando a Will. A metá film sentí il portone aprirsi, con William entrare e salutare stanco il suo amato:
-Ehy-
-ehy, ci hai messo un po' con Cassie Evans-
-non parliamone guarda- Will si tolse la giacca e le scarpe, avviandosi verso Miller, per poi stendersi sopra di lui:
-amore...- Sussurró Miller mentre Will si avvinghió a lui con la testa sul petto e per cui Miller ricambió avvolgendolo tra le sue braccia confortanti:-tutto bene oggi? sei rimasto fuori molto-
-mm-mm. Cassie Evans ha voluto offrirmi da bere nel suo attico come ringraziamento.-
-Attico uh? immagino allora non volessi piú andartene- disse ironico Miller, e per cui Will rise un poco per poi nascondere il suo viso nella spalla di Miller:-in realtá volevo ritornare prima solo che ha insistito molto per ricambiare il favore...anche se volevo stare con te- Miller sorrise bonariamente mentre accarezzó la schiena di Will, rimanendo cosí avvinghiati per tutta la durata del film:
-sei molto stanco...spero non ti abbia trattato come un valletto-
-pff no...abbiamo solo parlato. Credevo sarebbe stata piú snob con me, meno male. Poco prima che me ne andassi mi ha detto anche che avrebbe voluto rivedermi, devo averle fatto una buona impressione-
-non ti stará seducendo mi auguro- Miller disse ironico ma non troppo e William gli diede un bacio in guancia:
- lei ha giá il suo uomo, e io ho il mio- poggió la testa sulla spalla di Milller mentre inaló il profumo del suo corpo, intuendo che si fosse giá fatto la doccia, e unito alle carezze di lui come affetto da un soporifero sentí che si stesse per addormentare:
-hai sonno amore?-
-un po'...-
-meglio andare a letto allora-
-cinque minuti...restiamo ancora cosí-
-sei comodo?-
-mm-mm, mi piace- lentamente cadde addormentato tra le braccia del suo amato, sereno come un bimbo nel grembo materno. Miller ebbe un genuino sorriso a vederlo cosí vulnerabile, con gli occhi chiusi e il respiro lento, consapevole che la sola presenza del suo amato bastasse per migliorargli la giornata; pensó a quanto inestimabile fu quel semplice momento tra loro due e con il cuore leggero riprese a guardare il film.
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Il soldato e il tenente
RomanceNonostante le asperitá della guerra, il soldato William Turner e il tenente Henry Miller si lasciano lentamente andare a un'infatuazione che presto tramuta subito in altro... Miller ha il carattere fermo e da leader, William riservato ed empatico...