Capitolo 4

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ALYS

Oggi


Vorrei poterle evitare come la peste certe delusioni ma a volte ti piombano addosso senza nemmeno avvisarti e te le ritrovi incastonate nel cervello come schegge affilate. Ma quello che fa più male non è la delusione di per sé, sono i ricordi.


Non avrei mai pensato che nella mia vita potesse arrivare qualcuno in grado di farmi abbandonare il mio stato di trance nel quale ero caduta e capovolgere il mondo dove mi ero rifugiata.


Ci sono stati giorni in cui ho pensato sul serio di essermi inventata tutto e che quell'amore così sconfinato fosse solo frutto della mia fantasia.


Lui non esiste, non è mai esistito. I mostri che hai conosciuto in California sono veri e non ti lasceranno mai. Non andranno mai via, mentre lui se ne è andato come un granello di sabbia trascinato via dalla prima ondata.


È buffo, perché il suo ricordo è ancora vivido dentro di me. Le sue mani, il suo calore, i suoi baci e la sua ossessione così forte che mi hanno fatto sentire di nuovo viva. Perché fino a quel dannato momento, io ero morta. Delle luride mani mi avevano uccisa lentamente e marchiato la mia innocente anima, mentre le sue l'avevano ripulita.


"Non è stato reale, Alys. Lui non esiste" insiste la voce nella mia testa.


Me lo sono meritato, forse? Anche io gli ho fatto del male, è colpa mia se sono successe quelle orribili cose a sua cugina, anzi sua sorella, e me ne rendo conto solo adesso.


Forse i mostri che mi hanno marchiata mi hanno fatto diventare esattamente come loro.


Ma ho intenzione di ucciderli tutti e per farlo, devo sacrificarmi. Merito di essere punita.


Ho fatto una cosa terribile, e lui ne ha fatta una a me.


Credo almeno, perché a oggi non sono più certa di nulla.


E se avessi davvero frainteso tutto?


Io e lui eravamo come il fuoco e ci piaceva esserlo.


Perché il freddo me lo ricordo bene, proprio come quello nella scuola, ma il fuoco non lo dimentico.


Mi rigiro tra le mani l'anello di diamante che mi ha dato Vittorio Gambino per il nostro fidanzamento, mentre rimugino sopra le parole che mi ha detto Elyas nella videochiamata durante la riunione.


"Nada dura para siempre, por eso quiero que seas mi nada". Frida Khalo, una famosa pittrice messicana, la mia preferita. Mi ripeteva sempre queste parole ogni volta che avevo dei dubbi su di noi.


«Sarò il tuo niente» gli rispondevo, ed è quello che avrei dovuto dirgli ieri e nel corso di tutti questi anni passati. Anni in cui non ha mai smesso di scusarsi e di proteggermi, nonostante la distanza tra di noi.


Ho il cuore in frantumi e non so se riuscirò mai a rimetterlo apposto. L'unica cosa che so è che vorrei tornare indietro e fermare il tempo a quando una piccola stanza di dieci metri quadri, era diventata il nostro piccolo angolo di Eden.


«Dove sta?» tuona una voce fuori dal cortile facendo tremare le mura della villa.


Sascia.


Non sono passate nemmeno due ore da quando ho terminato la conversazione con lui e tutti gli altri, che si è precipitato qui. So cosa è venuto a fare, sono preparata.


Mi asciugo una lacrima che rotola sul mio viso mentre ripenso agli occhi lucidi di Elyas e alle sue parole. Mi manca. Mi è sempre mancato, ma la mia vita fa schifo e non sono stata creata per essere felice.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕰𝖑𝖞𝖆𝖘 - 𝖛𝖔𝖑. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora