Capitolo 23

235 18 3
                                    

ELYAS

Oggi


Non volevo crederci. Ho sperato fino all’ultimo che non fosse così, che non lo stesse facendo sul serio. Se voleva farmi provare quello che ha provato lei cinque anni fa al campus, beh, ci è riuscita. Ma il fatto è che, quel giorno, mentre le riversavo addosso le mie orrende parole e le facevo credere di averla tradita, ho ferito anche me. Il mio petto si è squarciato più del suo.

Le sono corso dietro per cinque anni, ho provato in tutti i modi a spiegarle la mia verità. In cambio ho avuto solo i suoi silenzi. Mi sono accontentato delle briciole, di osservarla attraverso la webcam, alimentando le mie speranze ogni volta che, nel buio della notte, si toccava sussurrando il mio nome.

L’ho amata con tutti gli strati della mia pelle. Non ho mai smesso, neanche per un secondo. L’ho fatta seguire quando io non potevo, solo per tenerla al sicuro, anche se sapevo che Sascia era sempre dietro di lei. Mi sono preso cura dei suoi mostri, facendole recapitare un video ogni volta che ne eliminavo uno. Era il mio modo di dimostrarle che non l’avrei mai abbandonata, che non avrei mai smesso di proteggerla. E di amarla.

Perché cazzo, non riesco a lasciarla andare. Questo fottuto muscolo nel petto si rifiuta di arrendersi, anche dopo quello che ha fatto stanotte. Mi ha lacerato, ha distrutto l’unica cosa che mi teneva in piedi.

Appoggio i palmi sulle ginocchia, il respiro spezzato, mentre raggiungo la mia Harley. L’aria non mi entra nei polmoni. Tra tutte le cose orrende che ho vissuto, questa è quella che non dimenticherò mai.

L’impotenza mi travolge, mi trascina verso il baratro. Il vuoto si spalanca dentro di me fino a farmi svenire.

Sascia, durante l’addestramento, ci ha insegnato a reprimere le emozioni. A dominarle. Ma come si fa a contenere una bomba nucleare? Ti disintegra le ossa, ti riduce in polvere, fino a dissolverti nel nulla.

Le mani mi tremano mentre mi strappo la cravatta di dosso e la scaravento lontano. Apro la camicia, abbastanza da lasciare entrare un filo d’aria. Stringo gli occhi, cerco di deglutire, ma il mio cuore pompa impazzito, un martello che mi schiaccia contro il petto.

Dio, che cazzo ti ho fatto per meritarmi tutto questo? Perché solo dolore, sempre e solo dolore?

Pensavo di meritarmela, la mia Alys. Pensavo mi volesse tanto quanto la volevo io. Che la sua ostinazione si sarebbe dissolta una volta che fossi tornato da lei.

Le ho lasciato spazio. L’ho rispettata. Non è bastato, ma forse non basto io, e lei non smetterà mai di distruggersi da sola.

Sarebbe andata fino in fondo anche con Rick, se lui non si fosse tirato indietro? Non so più che pensare. Il mio cervello è una centrifuga di spazzatura e fango.


«Elyas!» la voce rotta di Alys tuona dietro le mie spalle. Non riesco a voltarmi. Non riesco a guardarla negli occhi perché sono sicuro che mi perderei di nuovo, e non voglio perché lei non si merita più niente di me. «Elyas per favore, guardami un secondo» Ho le palpebre chiuse e respiro a fatica mentre mi raddrizzo con la schiena tornando ad avere una postura sobria.

«Vattene, Alys!» urlo con le mani tra i capelli. Non mi volto, non posso permettermi di farlo.

«Ti scongiuro, EiGi. Voltati e guardami» La sua voce riempita dai singhiozzi estenuanti mi devasta, e sentirle pronunciare il nome che avevo scelto per lei quando parlavamo in rete, mi spezza in due. «P-per favore. Non andartene, non farmi di nuovo questo.»

Cedo. Cedo perché sono un fottuto idiota, e mi volto a guardarla perché non ce la faccio più. Perché lei è lei, e io sono dipendente da questa donna così letale. La figura di Alys appare davanti ai miei occhi vitrei come una visione. Ha il kimono slacciato che lascia il suo corpo nudo con solo il body indosso. Dio, quel cazzo di body che ho comprato per lei e che si è messo stasera per farsi scopare da un altro uomo in uno squallido localetto.

Quando gliel’ho visto poco fa, dopo averla spogliata, sono impazzito di rabbia.

I suoi capelli biondi si aprono a ventaglio sul suo viso rosso ricoperto di lacrime. Alza un braccio, e la lama di un coltello brilla sotto la luce lunare. Porta la lama sul suo petto e scuoto la testa.

Che cazzo vuole fare?

La trascina sul body lacerando la stoffa in due parti, fino in fondo, mettendo il suo corpo nudo bene in mostra ai miei occhi che si spalancano.

Alys ha due tatuaggi, e li riconosco benissimo.

Il primo sopra la sua fica e il secondo sotto il seno destro.
Due scritte enormi.
Eres mia.
Sopra il suo inguine.

Puta.
Sotto il seno.

Il body writing con le parole che le ho scritto io, se l’è tatuate addosso.

«Sapevo che eri tu in quella stanza, l’ho sempre saputo. Ho fatto in modo di farmi scoprire da Bea, ti avrebbe contattato e tu mi avresti seguito. Ne ero certa» sospira e si morde il labbro prima di riprendere a parlare «ho pagato la sicurezza del locale mostrando una tua foto. Erano autorizzati a far entrare solo te in quella stanza. Ti amo Elyas, non ho mai smesso di farlo» Le sue parole sono piombo rovente sulla mia carne martoriata. Continuo a fissarla incredulo senza emettere un suono mentre lei si asciuga le lacrime col dorso della mano. «Non lasciarmi di nuovo» continua tra i singhiozzi.

La verità è che non l’ho mai lasciata ed è così bella che potrei morire in questo istante pur di vederla sorridere. Le sue parole mi travolgono e mi riempiono il cuore fino a farlo scoppiare.

«Sei nuda, e c’è gente oltre a me che in questo momento ti sta guardando» aggrotto la fronte con le braccia incrociate sul petto.

«Siamo in un posto dove alla gente piace guardare, Elyas. Vogliono assistere a degli spettacoli» la vedo sorridere sotto i baffi. E non c’è nessuna donna che mi conosce meglio di lei. È nella mia mente.
«Allora» mi tocco la barba con la mano lisciandomela «se vogliono uno spettacolo, diamogli un cazzo di spettacolo.»
Con appena due falcate la raggiungo e la stringo a me affondando la lingua nella sua bocca reclamandola come mia. Le mie mani palpeggiano il suo corpo nudo stretto al mio mentre i suoi denti sbattono contro i miei e le lingue premono bramose l’una contro l’altra, affamate di ricongiungersi disperate.

«Sei mia, princesa. Sei mia, cazzo!» sbotto nella sua bocca. Me la trascino con le braccia ancorate sulla vita minuta e la sbatto sul cofano della prima macchina che mi trovo vicino. Solleva un piede appoggiandolo sul parafango di lamiera e apre la sua fica rosa che sfrega contro il tessuto dei miei pantaloni.

«Dio, con questi tacchi mi fai impazzire» le dico tra una palpata e l’altra. Ci sono ancora le chiazze del mio sperma su di lei. Il mio marchio impresso sulla pelle chiara della mia ragazza mi fa drizzare il cazzo in un nanosecondo. Mi strappo la camicia e mi calo i pantaloni che scivolano lungo le cosce, bramoso di possedere di nuovo la meravigliosa donna sotto di me. I suoi tatuaggi mi eccitano e sono la prova del suo amore che non ha mai cessato di esistere. Il mio cuore sussulta e si gonfia tanto da far male.

Tiro fuori l’uccello dalle mutande e sfrego la goccia di liquido pre-eiaculatorio sulla punta prima di immergermi dentro di lei. Mi chino sulla sua faccia e le lecco le labbra umide, assetate di me.

«Adesso facciamo vedere a questi stronzi come si fa a scopare la mia donna. Fagli vedere come la tua fica stritola l’unico cazzo che vuole.»

Alys ansima e geme nella mia bocca mentre la riempio della mia erezione, e vado così in fondo che il suo viso fa una smorfia di dolore.

«Scopami, Elyas, scopami e riempi questi cinque anni di vuoto.»

Non me lo faccio ripetere due volte. Mi stacco da lei, la prendo per i fianchi e la faccio ruotare in modo che la sua faccia sbatta sul cofano della macchina. Un continuo vociferare in lontananza non fa altro che eccitarmi all’idea che ci stiano guardando mentre scopiamo fino a scoppiare. Le sollevo il kimono scoprendo il suo sedere. Poso un palmo della mano sulla sua nuca schiacciandole la guancia sul metallo dell’auto e con la mano libera le sollevo la pancia posizionandola all’altezza del mio uccello che la penetra di nuovo con facilità. Pompo dentro di lei tenendola ferma mentre i nostri gemiti riempiono l’aria dando modo al vociferare di farsi sempre più vicino.

Non mi curo di loro, esiste solo la mia Alys che sta qui con me, tra le mie braccia. Ho sognato così tanto questo momento che quasi non mi sembra vero e inizio a pompare sempre più forte per paura che possa svegliarmi da un minuto all’altro.

Alys emette un grido di piacere quando spingo con forza. Mi sfilo ancora una volta, impaziente di vedere la sua faccia che gode e la faccio roteare di nuovo. La penetro non appena si mette in posizione e continuo a fare dentro e fuori.

«Cazzo come mi sei mancato» i suoi occhi sono sbavati di mascara e il rossetto rosso ha creato una scia lungo la sua guancia. Voglio morire così, con me dentro di lei mentre la distruggo.

«Dimostramelo, princesa. Schizza sul mio cazzo come hai fatto cinque anni fa nella mia bocca.»

Alys inarca la schiena come se stessi premendo un pulsante. Il suo corpo risponde ai miei ordini come un fottuto telecomando. Mi tuffo sul seno scoperto e lo succhio provocandole dei brividi lungo le braccia che mi tiene ancorate al collo.

Un liquido caldo mi invade l’uccello e cola lungo le sue cosce. «Cazzo, sei uno spettacolo.»

Vengo dentro di lei, schizzo dopo schizzo mentre il sangue mi formicola nelle gambe. Mi abbasso sopra di lei e l’orgasmo mi frantuma le vertebre.

«Te quiero más que a mi propia piel, princesa» ti amo più della mia pelle, principessa.

Una delle frasi di Frida Kahlo che le ho ripetuto fino allo sfinimento in questi cinque anni.

«Ya tebya lyublyu» mi risponde con occhi lucidi.

«Adesso me lo dici che cazzo significa?» le chiedo incazzato mentre le afferro le guance con i polpastrelli fino a stringerle con forza.

Ridacchia e distoglie lo sguardo rivolgendolo verso i tre uomini della sicurezza che avanzano incazzati nel punto in cui siamo ancora avvinghiati.

«Voi due!» gridano mentre ci solleviamo dal cofano.

Tiro su i pantaloni dopo aver rimesso il cazzo nelle mutande e allaccio il kimono di Alys stretto in un nodo, coprendo il suo corpo nudo.

Alys solleva un braccio per salutare e gli uomini restano immobili a fissarla mentre sfodera un sorriso.

«Signorina Kovalenko, ci perdoni. Noi… noi non pensavamo che fosse lei, non l’avevamo riconosciuta.»

«Nessun problema» risponde lei mentre le cingo la vita e la stringo a me.

«Vuole che cancelliamo i filmati? Suo padre potrebbe vedere…» il tono impacciato della loro voce mi fa sorridere.

«Che guardi pure, quello stronzo» liquida le guardie con un gesto della mano e si mette faccia a faccia con me per rubarsi un altro bacio avido.

«Andiamo a casa, non ho ancora finito con te» mi strizza l’occhio e io non posso fare altro che assecondarla.

«Sveglieremo tutti, compreso tuo fratello e mia sorella, lo sai vero?»

«Che sentano anche loro, stasera non mi importa di nessuno tranne che di te.»

«Chi sei tu?» le dico staccandomi da lei mentre mi acciglio «e cosa ne hai fatto della mia Alys?» e mi riattacco alle sue labbra così morbide che penso di consumarle entro l’alba.

La mia donna è di nuovo tra le mie braccia e questa volta per sempre. Non è più un sogno. È reale. La stringo più forte, come se potessi ancorarla a me per l’eternità.



Ok. Questi due ci hanno fatto sudare 

ma alla fine ci stanno dando belle soddisfazioni.

E ce ne daranno ancora.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕰𝖑𝖞𝖆𝖘 - 𝖛𝖔𝖑. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora