Capitolo 6

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ELYAS

Campus estivo – Los Angeles


Esco dalla camera di Alys con il cuore che mi galoppa nel petto.
La voglia di scoparmela su quel letto o di infilarle il cazzo in gola è stata davvero troppa. Ma devo trattenermi, voglio vedere implorare la mia piccola bugiarda.
Appena ho toccato la sua eccitazione con le dita non ci ho visto più, avrei voluto divorarla.
Negli ultimi due mesi mi è sfuggita e l’urgenza di capire cosa cazzo è successo ha preso il sopravvento occupando i miei pensieri. Non usciva mai dalla sua camera, ma dopo quel fottuto video che le è arrivato è cambiata. Ho provato a infiltrarmi un milione di volte in quel canale, senza risultati.
In che cavolo di guaio si è cacciata?
Sposto il peso sui talloni e dopo averle mandato un messaggio in cui la minaccio di presentarsi a lezione domani me ne vado, quando una figura scura mi fa sussultare.
La sua ombra mi ruota intorno nascondendo la faccia sotto il cappuccio nero di una felpa. Con questo cazzo di caldo ci mancava un dannato psicopatico a rompermi i coglioni nel dormitorio femminile. Spero non mi faccia perdere troppo tempo.
Infilo la mano nella tasca dei pantaloni, stringo tra le dita il coltello a serramanico e lo faccio scattare nella stoffa. Non ho idea di chi cazzo sia, ma sono quasi certo che tornerò con le mani ricoperte del suo sangue se non si toglie dai piedi.
Si avvicina e quando si trova a due centimetri dalla mia faccia si toglie il cappuccio.

«Cosa ci facevi in camera di mia sorella?» il piccolo lord con la sua gelida voce mi redarguisce. Uccidere mio cognato non sarebbe un buon biglietto da visita per entrare a far parte della famiglia Kovalenko. Anche se sarà sua sorella a trasferirsi alla clubhouse.
La porterò via da quella villa del cazzo.

«Cognato» esordisco «è un piacere fare la tua conoscenza» sono sicuro di stargli facendo ribollire il sangue nelle vene. Potrei avere la stessa reazione se qualcuno mi parlasse di Bea in questo modo.
«Cognato? Credo tu mi abbia scambiato per qualcun altro e faresti meglio a dirmi che hai sbagliato stanza prima che possa spedirti all’inferno» inarca un sopracciglio in attesa della mia risposta. Sorrido alle sue parole e lascio il coltellino ancora aperto nella tasca. Prendo uno spinello e me lo passo tra le mani prima di portarmelo alla bocca.

«No» rispondo secco mentre mi accendo la canna con uno zippo di metallo. Non me ne frega un cazzo se siamo ancora all’interno del dormitorio, ho bisogno di fumare «sono appena uscito dalla camera della mia ragazza, Alys. Tua sorella, piccolo lord» soffio il fumo dalle narici davanti alla sua faccia incazzata e in risposta mi mette una mano al collo schiacciandomi contro la parete.
Non smetto di sorridergli.
«Potrei ucciderti, ora. In questo fottuto momento solo con una rapida pressione dei polpastrelli.»

«Lo so» mi limito a dire, e so che potrebbe riuscirci «ma non lo farai»

«Ne sei certo?» mi scruta facendo pressione.
Adagio la mano sulla sua con calma e me lo scrollo di dosso con uno strattone. Si allontana di poco senza mai togliere gli occhi dai miei. La somiglianza tra i due gemelli è sbalorditiva. I loro capelli di un biondo quasi bianco sono identici al colore della luna, e gli occhi blu intensi mi ricordano l’oceano incazzato. Sprigionano rabbia.
«Alys ti odierebbe, e tu non faresti soffrire tua sorella di proposito»

«Mia sorella non ha un fidanzato, non si è mai interessata a nessun ragazzo, figuriamoci a un fottuto messicano» ma il dubbio si è insinuato in lui, lo capisco da come si muove, è incerto. Altrimenti mi avrebbe già colpito.

«Ti sfido, piccolo lord, va da lei e chiediglielo. Se ti dice che non è vero, ci vediamo alla radura del bosco tra mezz’ora così puoi picchiarmi quanto vuoi» faccio un tiro dalla canna e gli sputo il fumo in faccia «e comunque, la tua dolce sorellina, non è così innocente visto che poco fa l’ho beccata alla festa nel casale» gli do una pacca sulla spalla e me ne vado lasciandolo in balia di un'infinità di dubbi «buonanotte cognato» termino, certo che la mia piccola bugiarda non oserà mai contraddirmi.

*

Sono appena le nove di mattina e l’aula è quasi piena. Mi viene da pensare che questi sciocchi ragazzini cattolici abbiano un minimo di cervello per frequentare un corso del genere, ma poi mi ricordo che sono talmente ridicoli gli argomenti trattati che mi viene da ridere.
La mia Alys è in ritardo e spero per lei che arrivi, o altrimenti farò irruzione nella sua camera trascinandola con la forza a lezione. Voglio sapere che cosa ci faceva a quel dannato festino a luci rosse. Nonostante le sue smorfie di disgusto, vedevo come i suoi occhi brillavano mentre quei ragazzi si fottevano le loro donne da dietro. Non è innocente come vuole fare credere, e farò in modo che con me affiori la sua oscurità, quella che si ostina a nascondere dietro i suoi occhiali.
Alys fa il suo ingresso con la testa china sui libri che tiene stretti in una mano, mentre con l’altra si sistema la gonna. I biondi capelli le ricadono sulle spalle in una coda bassa, e io odio quel cazzo di elastico che le impedisce di brillare.
Quando cammina verso il primo banco  emetto un piccolo fischio. Un comando per alcuni studenti che non vedono l’ora di compiacermi per entrare nella mia cerchia. Che si fottano, nel mio club ho solo persone di fiducia, ma questi piccoli insulsi ragazzini mi servono al campus, potrebbero tornarmi utili.
Proprio come adesso, che si alzano per occupare tutti i banchi in prima fila e lasciare Alys in piedi. Appena prova a sedersi in un altro banco libero, loro occupano la sedia lasciandola in preda al panico. Il suo mento tremolante indica il nervoso che si è insinuato in lei, e in questo momento so che ha voglia di scappare. Devo dire che è quasi esilarante vederla in queste condizioni ma ho voglia di metterla in difficoltà più di quanto non lo sia già.

«Vieni qua, princesa» la mia voce fa eco nell’aula facendo voltare qualche testa nella mia direzione. I miei amici si tolgono di mezzo e cambiano banco per fare spazio ad Alys.
Alys alza il capo e proietta gli occhi su di me, se potesse mi ucciderebbe in questo preciso istante. «Vuoi che ti vengo a prendere?» domando mentre se ne sta ancora con i piedi piantati sul pavimento. Mi fulmina con lo sguardo ma le sue gambe iniziano a muoversi e si siede accanto a me.

«Ti odio» sussurra mentre tutti ci osservano, specialmente le ragazze che non la smettono di bisbigliare. Sono quasi certo che le loro testoline vuote pensano che sto prendendo per il culo questa splendida ragazza, ma io non vedo l’ora di mostrare loro quanto si sbagliano sul suo conto.

«Ti ho detto per caso di sederti vicino a me?» borbotto provocando la mia piccola Aiko che non la smette di guardarmi di traverso. Fa per andarsene ma l’afferro per un braccio facendola cadere direttamente sulle mie ginocchia «è questo il tuo posto, princesa. Non te lo dimenticare mai» le sue guance chiare come la luna prendono il colore del fuoco e io non faccio che crogiolarmi in questo piacere spingendo la mia dura erezione sul suo sedere.
Dio, come vorrei sollevare questa gonnellina e piegarla a novanta sul banco di scuola per far vedere a tutti la mia prelibatezza.

«Perché lo fai?» chiede con un filo di voce.

«Perché sei mia e voglio che tutti lo sappiano» sussurro nel suo orecchio mentre lo lambisco con la lingua. La sua pelle setosa sa di pesca e mela caramellata. Dubito che riuscirò mai a farne a meno. Le infilo una mano dietro la nuca e le sfilo l’elastico lasciando che i capelli ricadano sulle spalle.
È stupenda.

«Nessuno si sarebbe mai avvicinato in ogni caso. Mio fratello non lo avrebbe permesso e nemmeno io. E poi credo che ti servano un paio di occhiali» dice con voce strozzata «sono sporca e rotta. Lasciami andare» prova a sollevarsi ma la cingo per la vita bloccandola sopra di me.
Sporca e rotta, che cazzo vuol dire?
«Tu non ti muovi di qui» la mia voce fredda le fa rizzare i peli sulle braccia «e finché non mi dirai perché ti sei allontanata in questi mesi e cosa ci facevi ieri sera al casale, dubito che riuscirai ad andartene»

Il professore fa il suo ingresso senza accorgersi di noi. Quello che sto per fare potrebbe costarci l’espulsione dal campus ma ho i miei amici seduti davanti che, con i loro corpi massicci, riescono a coprirci in una maniera impeccabile.

«Non ho intenzione di dirtelo, Elyas»
Dio, sentire il mio nome scivolare fuori dalla sua bocca mi ha quasi fatto venire nelle mutande. Questa ragazza mi manderà fuori di testa.
La mia mano destra scivola tra le sue cosce fino a raggiungere il tessuto degli slip. Mi blocco quando le sue gambe si stringono in una morsa impedendomi di andare oltre.
«Allarga queste cazzo di gambe» ringhio sulla sua schiena «o altrimenti tutti vedranno cosa sto per farti»
Alys allenta la presa terrorizzata da quello che potrei fare. In questi due anni abbiamo sempre parlato apertamente, più o meno di tutto, e ha imparato a conoscermi. Sa bene che se dico una cosa, la faccio.
Senza avere il minimo ritegno.

«Visto che non vuoi rispondere alle prime due domande, che riuscirò a cavarti fuori dalla bocca a furia di sculacciate sia chiaro, rispondi alla terza» sospiro tra le sue scapole ispirando il dolce profumo di cui sono già drogato «ti piaceva quello che vedevi al casale ieri? Ti eccitava vedere quelle coppie?» sento il suo battito accelerare e il suo respiro diventare un sussurro nella mia mente «sai cosa succede se mi menti ancora, vero?» annuisce senza emettere un suono. Le mie dita scivolano sul tessuto delle mutandine all’altezza della fica già bagnata «oh, sì che ti piaceva piccola bugiarda. E quanto ti sarebbe piaciuto stare al posto di quelle ragazze con me dietro che ti fottevo come un animale, mentre ti contorcevi dal piacere urlando il mio nome?» credo che il suo cuore possa esplodere da un momento all’altro se continuo a provocarla in questo modo.
Porto tutto il suo peso su una gamba e le sollevo la gonna permettendo agli slip di aderire sui miei pantaloni. Premo il ginocchio sulla fica e la sento pulsare «sporca i miei pantaloni, princesa. Lasciami addosso il tuo marchio, perché quando io ti lascerò il mio, nulla sarà più come prima» spingo ancora più forte mentre lei con le unghie scava nella carne delle mie braccia.
Se in un primo momento la sento fare resistenza, dopo un paio di minuti inizia a muovere i fianchi facendomi venire voglia di tirare fuori il cazzo.
I suoi sussulti sono melodici.
Le sfioro la pelle delle braccia così morbida a contatto con la mia carne, mi dona sollievo e mi fa prudere le palle.
Una valvola di sfogo non ancora azionata vibra tra i nostri corpi incapaci di resistere all'attrazione che proviamo l'uno nei confronti dell'altra.
L'aria è carica di energia e la smania di infilarle una mano sotto la maglia per strizzarle un capezzolo, è incontrollabile.
Non lo so cosa mi prende ogni volta che la vedo, e adesso che sto con lei ho smesso di ragionare.
Ci sono cose che dovrebbero durare all'infinito, come le mie mani che accarezzano la sua pelle o il suo dolce gemito che le esce sua bocca, impercettibile alle orecchie degli altri, ma non per le mie nelle quali rimbomba come un tuono che non mi permette di fermare la gamba per darle piacere.
Non c'è nessun posto in cui vorrei scappare, perché con lei sono nel posto migliore. Il resto del mondo cessa di esistere ed è come aver trovato il punto di arrivo o di partenza per una nuova vita fatta di passione.
La schiena di Alys si inarca e capisco che il suo orgasmo è vicino così spingo più forte e lei si strofina sulla stoffa che sento già umida.
I miei amici se la ridono sapendo cosa sto facendo e per poco non mi fanno beccare. Appena usciamo fuori dall’aula me la pagheranno.

«Ehi laggiù» sbraita il professore «fate ridere anche me?»
Alys raddrizza le spalle ed esce dal suo stato di trance con la vergogna stampata in faccia. Slitta sulla sedia al mio fianco e abbassa la testa.
Rido sotto i baffi, il suo imbarazzo mi diverte.
«Guarda che cosa mi hai fatto, princesa» dico con un soffio di voce mentre i suoi occhi si spostano sul mio ginocchio. Le sue guance avvampano alla vista della macchia umida sul tessuto dei pantaloni e con una smorfia buffa prende i libri stringendoseli al petto e si alza.

«Scusi, non mi sento bene» dice a voce alta rivolgendosi al professore e va via. La lascio andare, per ora, ma stanotte andrò a trovarla nel suo piccolo rifugio.








Elyas ha le idee chiare e a quanto pare conosce bene la nostra piccola Alys.

Ma cosa succederà appena andrà nella sua stanza a trovarla?



𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕰𝖑𝖞𝖆𝖘 - 𝖛𝖔𝖑. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora