Capitolo 21

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ELYAS

Oggi



«Cariño» la voce di Bea interrompe i miei pensieri mentre risalgo il sentiero per tornare in casa. I suoi occhi guardano prima me e poi la figura di Alys ferma sulla riva dell'oceano.

«Guapa» rispondo e l'avvolgo con un braccio «sto per diventare zio e ancora non ci credo» le sue iridi si illuminano e io non posso essere più felice per lei.

«Mi accompagnerai tu lungo la navata al mio matrimonio?» domanda come se ci fossero dubbi in merito.

«Non c'è nemmeno bisogno di chiederlo. Non uscirai da quella casa senza di me, ma dubito che vi sposiate in chiesa» fa una smorfia e mi soffoca con le braccia ancorate al collo.

«Lo so, ma non importa. È solo che...» alzo un sopracciglio e aspetto che prosegue «che mi sei mancato per troppo tempo e non voglio starti lontana» confessa e i suoi occhi si riempiono di lacrime, quelle che non vedevo mai nei suoi occhi. Mia sorella sta guarendo e se tutto questo è merito di quel piccolo diavolo di Artem, sono felice di aver superato le divergenze con lui.

«Non mi perderai mai, piccola. Verrò da te spesso e tu verrai alla clubhouse, perché quella resterà sempre la tua casa» annuisce sul mio petto e le asciugo una lacrima con il pollice mentre la bacio sul viso «ma devi farmi un favore. Tieni occupata Alys per me, devo fare una cosa e ho bisogno che non metta piede in casa per i prossimi quindici minuti».

Bea esita qualche secondo ma poi mi fa sì con la testa e si precipita da Alys. Non c'è bisogno che le dica cosa devo fare, perché sa benissimo che sto partendo all'attacco.

Salgo le scale e arrivo nella camera della mia Aiko mentre Artem è alle mie spalle. Non mi curo affatto di lui che tiene le braccia incrociate al petto e mi osserva rovistare in camera di sua sorella appoggiato sullo stipite della porta.

«Potresti darmi una mano, invece di guardare» gli dico tenendo gli occhi incollati tra gli indumenti di Aiko.

«Solo se mi dici cosa stai cercando» risponde con un ghigno malizioso.

«Lo sai» ringhio e gli punto un dito contro.

Fa una risata e poi inizia a frugare insieme a me, e una volta trovato quello che stavamo cercando ci scambiamo un abbraccio sincero.

«Adesso andiamo, Sascia ci sta aspettando» mi dice.

Non vedo mio padre da quando ha confessato i suoi crimini. Da quando mi ha detto che Bea è mia sorella. Se solo ripenso a tutto quello che ha dovuto passare per colpa sua mi risale la bile e adesso non vedo l'ora di lacerargli la pelle e di passare la punta del mio coltello su ogni frazione della sua lurida carne marcia.

Lo so che si tratta di mio padre ed è per questo che fa ancora più male, ma la mia rabbia con conosce limiti.

Come ha potuto causare quel dolore al suo stesso sangue? Sembrava così provato quando mia sorella ha dovuto inscenare la sua morte che mi sembra quasi impossibile. Avrei dovuto capirlo nel momento in cui continuava a fare affari con i colombiani. Ma ero cieco. Forse perché per un uomo è impensabile che l'uomo che lo ha messo al mondo possa commettere azioni così atroci.

Mi fa schifo e mi fa vomitare.

«Sei pronto?» mi chiede Artem dalla sella del suo Kawasaki.

Annuisco con aria cupa e mi porto uno spinello alle labbra prima di salire sulla mia Harley.

«Possiamo aspettare se non te la senti» continua in modo preoccupato.

Non so se sia la gravidanza di Bea o il fatto che abbiamo risolto i nostri problemi alle catacombe a renderlo così apprensivo. È disgustoso vederlo allarmato per me, quasi mi manca il mio vecchio cognato. Sarei tentato di indispettirlo solo per farlo incazzare e riprendere con i nostri litigi.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕰𝖑𝖞𝖆𝖘 - 𝖛𝖔𝖑. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora