Epilogo

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EPILOGO

ALYS


L’acqua del soffione mi avvolge, scrostandomi di dosso la pesantezza che ci ha travolto in questi giorni. Spero di lasciarmi alle spalle anche il caos, mentre mi preparo mentalmente per affrontare i prossimi passi verso l’annientamento totale dell’Associazione.

Artem e Bea si trasferiranno a villa Kovalenko. Abbiamo già rimandato troppo e dobbiamo accelerare i tempi. Non potrei aspettare un altro anno prima di affondare per sempre quei maledetti pedofili e trafficanti di esseri umani, e per fortuna le ragazze che ho salvato a villa Gambino, sono arrivate sane e salve in Europa.

Io ed Elyas siamo in partenza proprio oggi. Andremo a vivere alla clubhouse e monitoreremo da lì la situazione nella villa di mio padre e nelle case di alcune famiglie mafiose per capire quanti di loro siano coinvolti.

Rick è riuscito a entrare in quella dei Colombo e, come ci sia riuscito così in fretta, ho una vaga idea.

Strofino la spugna impregnata di sapone sulla pelle, quando lo sportello del box doccia si apre facendomi sussultare.

Elyas mi circonda con il suo corpo nudo e preme sul mio sedere l’erezione dura. Afferra il contenitore dello shampoo dalla mensola, se ne versa un po’ sul palmo e inizia a lavarmi i capelli. Chino la testa in avanti, posando la fronte sulle piastrelle fredde, e mi lascio coccolare dalle sue mani enormi che mi massaggiano la chioma bionda, scivolando poi sulle spalle e più in basso.

Il calore si insinua tra le mie cosce mentre comincia a palpare il seno, pizzicando i capezzoli con l’indice e il pollice, sospiro e mi perdo nelle sue attenzioni.

Le dita di Elyas si insinuano tra le mie pieghe umide. Un fuoco ardente mi infiamma la pelle, facendomi ansimare al primo dito che infila dentro, fino alla nocca. Poi lo ritrae e me lo spinge in bocca con forza.

«Succhia e assaggiati, princesa. Assapora il gusto che mi ha reso drogato di te.»

Mi affonda i denti sulla spalla e mi sfugge un gemito quando sento il sangue colare sulla carne. L’acqua che scivola in terra si tinge di rosso mentre Elyas si nutre di me.

Fa scivolare una mano sulla schiena e mi piega in avanti con prepotenza, permettendo al mio sedere di mettersi in una posizione tale da essere penetrata con facilità. Ho così voglia di essere riempita da lui che inizio a fremere non appena la punta del suo uccello slitta sulla mia fessura, ma Elyas gioca col suo enorme cazzo, ridacchiando nel vedermi in agitazione.

«Implorami» ordina.

Diavolo, proprio adesso vuole mettersi a fare il prepotente. «Implorami di scoparti e sbatterti nel bagno della casa di tuo fratello mentre lui ci sente dall’altra parte della stanza» la sua voce dura mi fa trasalire. La sua mano attorciglia i miei capelli attorno al palmo e li tira forte. «Supplica e non farmi aspettare, altrimenti ti scopo davanti ai suoi occhi.»

Sarebbe capace di farlo davvero. Sarei quasi tentata, se non fosse per il fatto che il mio gemello non mi guarderebbe più in faccia.

«Ti prego, scopami subito, Elyas.»

Senza darmi il tempo di finire la frase, è già dentro di me. Pompa mentre l’acqua scorre sui nostri corpi nudi, scivolosi, cercando di mantenersi in equilibrio per darsi il massimo piacere. Mi fa alzare in piedi, spingendomi contro le mattonelle. La sua mano preme la mia testa contro il muro e gemo per l’intensità dell’orgasmo che mi sale dal ventre fino a esplodermi in gola.

«Più forte, Elyas.»

Lo esorto a spingere, ma lui si sfila. Mi rotea i fianchi e mi afferra per il sedere, sollevandomi. Gli attorciglio le gambe intorno al busto e afferro il suo cazzo, infilandolo di nuovo nella fica calda. Mi aggrappo ai suoi capelli e i nostri respiri si fanno sempre più pesanti nel momento in cui stiamo arrivando all’apice del piacere.

I nostri cuori battono veloci, le lingue si intrecciano dando origine a una battaglia senza pietà. Siamo un cumulo di saliva e fiati corti, le labbra gonfie non fanno che reclamarsi. Terminare questa lotta è un’agonia che nessuno dei due ha intenzione di cessare.

Vengo travolta da una potente scarica che mi fa vibrare perfino l’anima e, mentre cerco di riportare l’aria nei polmoni, Elyas schizza il suo caldo seme dentro di me.

Per mia fortuna prendo la pillola, altrimenti sarei già nelle stesse condizioni di mia cognata, e al momento ho voglia di godermi mio marito prima di diventare madre.

Scivolo lungo il suo corpo e torno con i piedi per terra, mentre le nostre bocche esplodono di nuovo l’una contro l’altra, continuando a cavalcare l’orgasmo che sentiamo ancora dentro le ossa.

«Sei magnifica, princesa, y eres mia

«Sono tua» col respiro affannato premo la fronte contro la sua «para siempre.»

Poso la mano sul suo petto e ascolto il ritmo del suo cuore, identico al mio. Mi maledico per aver trascorso tutto questo tempo senza di lui, perché per quanto il mio cuore si sia spezzato quel lontano giorno, Elyas non ha mai smesso di rimettere insieme i pezzi.

Ha lottato per me, per la sua donna.

Per la sua ossessione, e adesso tocca a me adorarlo come il mio dio.

*

Usciamo dalla casa di San Diego con gli zaini sulle spalle, pieni dei nostri vestiti. L’attrezzatura elettronica verrà trasportata fino a Tijuana da uno dei furgoni di Sascia. Sono così emozionata di trasferirmi che non sto più nella pelle, non vedo l’ora di arrivare e respirare l’aria della mia nuova casa.

Elyas mi ha regalato una giacca di pelle con le toppe del suo circolo motociclistico e ci ha tenuto a farmi tatuare il loro simbolo, il numero tredici. Lo stesso ricamato sulla schiena della giacca con una scritta: MC Tijuana. A quanto pare, sta appena sbattendo in faccia al mio gemello il tatuaggio che mi marchia.

«Ormai è la moglie del presidente del MC Tijuana, la mia Signora. Fattene una ragione, piccolo lord. Hai strappato dalla pelle quello di mia sorella e io ora l’ho tatuato addosso alla tua.»

«Vaffanculo, messicano. Se la tratti di merda vengo a riprendermela.»

«Lo stesso vale per te» gli punta il dito contro e a me viene da ridere. I loro battibecchi non finiranno mai.

«Smettetela voi due» gli dice Bea mentre si avvicina a me per abbracciarmi. «Stai benissimo vestita così.»

I jeans skinny mettono in risalto le mie curve, insieme al top a fascia nero che porto sotto la giacca di pelle. Ho tolto gli occhiali e messo le lenti, cosa che mai avrei pensato di fare in vita mia. I capelli sciolti si aprono a ventaglio sulle mie spalle e sento i miei occhi bruciare per l’emozione. Non ricordo di averne avuta una così intensa in tutta la mia vita.
Non sono più invisibile e questa nuova versione di me stessa mi piace da morire.

«Ho un regalo per te, princesa, anzi due.» Elyas ci viene incontro e tira fuori dalla tasca una scatolina di velluto con dentro due fedi. «È giusto che porti un anello anche io» mi strizza l’occhio mentre infiliamo gli anelli sui nostri anulari.

«Te lo avrei tatuato addosso» gli sorrido scherzosa, ma lo avrei fatto sul serio. «E il secondo regalo?»

Beh, visto che erano due, sono curiosa di ricevere l’altro.

Punta lo sguardo alle mie spalle e mi volto di scatto. La silhouette di Sascia avanza verso di noi mentre due dei suoi uomini spingono a mano un’Harley Low Rider S. La Harley perfetta per chi si approccia per la prima volta a una moto del genere. Me lo ha detto Elyas anni fa, non potrò mai dimenticare le sue lezioni sulle moto quando parlavamo al campus.

Spalanco la bocca e resto di sasso mentre mio fratello sistema l’Harley con il cavalletto, davanti ai miei occhi.

«È stupenda» le parole mi restano incastrate tra le corde vocali.

«È tua, mi amor. E visto che andremo spesso a villa Kovalenko, ho pensato sia meglio viaggiare comodi, anche se ti preferisco appiccicata a me per tutto il tempo.»

Mi asciugo con il palmo della mano le lacrime sulle guance e bacio mio marito, che trova sempre il modo di emozionarmi.

Alcuni rombi di moto ci raggiungono e un polverone si solleva nel cortile. I ragazzi del club sono arrivati per scortarci. Tre di loro si sfilano il casco, scompigliandosi i capelli, e mi lanciano uno sguardo penetrante che scivola lungo il mio corpo. Il cuore perde un battito e il rossore mi divampa sul viso: li riconosco benissimo. Louis, Ronnye e Carlos.

«È un piacere rivederti, dolcezza», Carlos mi strizza l’occhio.
«E un piacere portarti finalmente alla clubhouse», aggiunge Louis con un luccichio malizioso negli occhi.
«E sarà un enorme piacere farti sentire a casa», conclude Ronnye, passandosi la lingua sul labbro. Le fiamme dell’inferno mi inceneriscono.

Non riesco a deglutire dalla vergogna, ma un senso di eccitazione mi fa brillare gli occhi. Elyas se ne accorge e mi stringe a lui. «Solo il meglio per la mia Signora e solo ciò che desidera», dichiara, prima di rivolgersi ai suoi amici con tono di avvertimento. «Ma conoscete i vostri limiti». Loro annuiscono e ridacchiano.

«Cosa sta succedendo qui?» La voce dura di Sascia interrompe l’imbarazzo.

«Non credo tu abbia bisogno o voglia di saperlo», Elyas schiocca la lingua e mi bacia con trasporto sulle labbra.

«Non sono qui per ascoltare le vostre perversioni del cazzo. Mi basta veder sorridere la mia sorellina. Ma se qualche stronzo osa farla piangere o torcerle un solo capello, lo eviro e gli faccio mangiare il cazzo.»

«Tranquillo, cognato, se dovesse accadere una cosa simile, te lo spedisco alle catacombe già scuoiato», Elyas si accende uno spinello e mi avvolge un braccio intorno alle spalle.

Sascia fa un sorriso di approvazione, poi mi toglie dalle braccia di Elyas per stringermi tra le sue. «Sono fiero di te, piccola, ti meriti tutta la felicità di questo mondo.»

«Grazie, fratellone», lo abbraccio forte e Artem si unisce a noi.

«Non è ancora finita, prepariamoci per l’ultima arringa finale», dice Artem con determinazione.
Bea ed Elyas si uniscono al nostro abbraccio.

Rick arriva alle nostre spalle in sella al suo Kawasaki nero, poi scende di corsa e si unisce a noi. Non poteva perdersi questo momento. Se non fosse arrivato, ci sarei rimasta davvero male, ma se ho imparato qualcosa nella vita, è che la mia vera famiglia non mi lascerà mai da sola. E io non lascerò mai loro. Ci saremo sempre l’uno per l’altro.

«Noi siamo Chaos», proclama Sascia, allargando le braccia per accoglierci tutti. «Noi siamo Chaos», rispondiamo in coro, uniti a lui.







Siamo arrivati anche alla fine di questo volume.

Vi è piaciuto?

Spero di si, è un pochino più corto rispetto a quello di Artem ma sono una che 

quando scrive non si diverte a mettere capitoli riempitivi. 

Per cui ... avanti tutta fino alla fine in tachicardia.

Ci vediamo con a storia di Sascia e della sua Lilith.

Vi voglio bene.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕰𝖑𝖞𝖆𝖘 - 𝖛𝖔𝖑. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora