ELYAS
Campus estivo – Los Angeles
17 anni e mezzo
Ha cambiato di nuovo il codice di accesso alla sua camera, convinta che questo possa tenermi lontano. Come se non sapesse che il mio cellulare è collegato al suo. Dovrebbe conoscermi. Dovrebbe sapere quanto io sia sempre un passo avanti a lei, soprattutto con questi programmi. Eppure, continua a provarci. Continua a illudersi di poter sfuggire, ma non può.
Mi avvicino al suo letto senza far rumore, trattenendo il fiato per assaporare ogni secondo di questo momento.
Eccola, rannicchiata sotto il lenzuolo bianco che a malapena le copre le gambe. Dorme, inconsapevole della mia presenza con il viso rilassato e il respiro lento e profondo. I suoi capelli sono un caos di onde sparpagliate sul cuscino, le ciglia lunghe e spesse sembrano ancora bagnate di lacrime trattenute. Mi sono addormentato così tante volte con l’immagine di lei impressa nella mente, il corpo piccolo e perfetto avvolto in lenzuola che avrei voluto essere io a stringere.
Innocente, pura.
Presto lo capirà. Vedrà con i suoi occhi quanto è potente l’amore che provo per lei, quanto la mia devozione sia totale. La reclamerò come si reclama ciò che mi appartiene.
Un brivido mi attraversa la schiena mentre la osservo.
Vorrei sprofondare dentro di lei, affondare le dita nella sua pelle, imprimere il mio marchio sulla sua anima. Voglio che si svegli con il mio tocco che la consuma, con la mia voce che le sussurra all’orecchio mentre la possiedo completamente. Voglio essere il primo e l’unico a cogliere quel suo dolce fiorellino e assaporarne ogni goccia di nettare.
So che sarà dolcissimo.
Si muove, si agita nel sonno, poi all’improvviso si volta verso di me, di scatto.
Il suo corpo reagisce alla mia presenza come un magnete.
Apre gli occhi e mi guarda.
«Princesa, sono venuto a prenderti. Te lo avevo promesso.»
La mia voce è un sussurro, ma nel silenzio della stanza è più potente di un tuono. Avanzo verso di lei, lento, misurato. La voglio vedere tremare, voglio vedere il momento esatto in cui capisce che non può più sfuggirmi.
Lei, però, continua a fissarmi in modo strano. Si mette seduta sul bordo del letto, abbassa lo sguardo e le mani iniziano a tremare.
«Non sei lo zio, vero?» la sua voce è flebile, quasi spezzata. «Lo zio è morto.»
Mi blocco per un istante, incerto se stia fingendo o meno. Ma la tensione nel suo corpo è così reale e palpabile, che capisco subito che non sta giocando con me.
I miei occhi scrutano ogni dettaglio della sua espressione, cercando di capire cosa stia succedendo dentro la sua testa.
«Lo zio è morto,» ripete, e si mette una mano sul petto. Conta con le dita. «Non sei lo zio, vero? Quattro, cinque, sei. Non sei lo zio. Sette, otto, nove.»
Di che cazzo sta parlando?
Un lampo di frustrazione mi attraversa.
Non capisco. Non so se è un sogno, un ricordo o un fottuto meccanismo di difesa, ma questo non mi piace.
Mi siedo al suo fianco e lascio che la mia mano scivoli sulla sua coscia nuda. La sua pelle morbida sotto le mie dita è come una droga, un veleno che mi manda in estasi e mi accende un fuoco nello stomaco.
Ogni volta che la tocco il mio autocontrollo va a puttane.
«Sono il tuo ragazzo, e ho voglia di te, piccola,» le sussurro all’orecchio, la mia lingua sfiora il suo lobo. «Non sai da quanto ti desidero.» Voglio che senta il peso delle mie parole e di ciò che significano.
Perché la voglio tutta per me, e la voglio ora.
La mia pazienza è appesa a un filo, e lei sta per spezzarlo. Se continua a sfuggirmi, se continua a mentirmi, non sarò più così calmo.
C’è qualcosa sotto la sua distanza, e dopo la conversazione che ho sentito oggi, ne ho avuto la conferma. Non me lo dirà mai di sua spontanea volontà, ma l’ho capito dalla voce spezzata mentre parlava con Rick, dal modo in cui il suo respiro si rompeva tra le parole, quanto sia dispiaciuta e turbata. Il ricatto di cui parlava, riguardava quel video. Mi chiedo cosa ci fosse di così importante da indurla a tradirmi. La sua freddezza negli ultimi due mesi, il distacco improvviso, gli occhi bassi ogni volta che cercavo di incrociare il suo sguardo. Tutto è più chiaro adesso.
Perché non me ne parli, piccola? Non ti volterei mai le spalle.
«Zio, io non voglio. L’ho detto a Sascia quello che mi fai fare e quello che mi ha fatto quel ragazzo. C’era tanto sangue e faceva male. Mio fratello vi ucciderà tutti.»
La sua voce squarcia la notte come un coltello affilato. Si allontana da me con uno scatto, il viso stravolto dal terrore, le dita arricciate intorno al collo come se volesse strapparsi via qualcosa di invisibile ma opprimente. Il grido che le sfugge è disperato, animale, un suono che mi trafigge il petto.
«Vattene!» urla, gli occhi spalancati, la pelle bagnata di sudore e lacrime «Vattene via, non te le farò mai più quelle brutte cose!»
Le sue parole si aggrappano alla mia mente come artigli, lacerando ogni mia certezza. Alys trema, il suo corpo fragile e indifeso si muove in preda a spasmi involontari, il petto che si solleva e abbassa in respiri irregolari. È scalza, i suoi passi disordinati creano ombre danzanti sul pavimento mentre si muove in cerchi confusi, come una creatura ferita alla ricerca di una via di fuga.
Mi dico che è un sogno. Deve essere un sogno. Ditemi che sta sognando e non mi sta raccontando una verità che non voglio sapere.
Dio santo, potrei radere al suolo la chiesa di quel fottutissimo zio di cui parla. Quel maledetto prete a capo della scuola cattolica che ha frequentato. È stato lì che ci siamo conosciuti per la prima volta. Ma per quanto ne so, suo zio è morto in un incendio.
«Piccola, sono io, cazzo. Smettila di dire queste stronzate. Non ti costringerò a fare nulla.»
Porca puttana, non riesco a calmarla. Si siede e si alza in piedi di continuo, si stringe le braccia intorno al corpo, poi si rannicchia nell’angolino più buio della stanza con le mani nei capelli, strappandosi ciocche con movimenti frenetici.
Il mio cuore martella. Sta avendo un incubo, vero?
Mi avvicino piano, le mani sollevate in segno di resa. Poi, senza darle il tempo di scappare di nuovo, riesco ad abbracciarla forte, stringendola contro il mio petto e i singhiozzi le scuotono il corpo esile.
«Calma, princesa. Sono io. Non sono tuo zio.»
La paura non ha mai fatto parte della mia vita, ma in questo momento la sento arrampicarsi lungo la mia nuca come un veleno. Mi brucia la gola, mi incatena le ossa.
«Ti prego, ascolta il mio cuore.»
Il battito rallenta, le sue piccole mani stringono le mie con forza, aggrappandosi alla mia esistenza come se fossi l’unica ancora di salvezza rimasta. Piano, sento il suo respiro tornare regolare. I suoi occhi, prima due voragini di panico, si socchiudono appena e mi fissano con dolcezza.
Riesco finalmente a sentire il suo cuore battere contro il mio e giuro che chiunque le abbia fatto del male la pagherà.
«Stai sognando, è un brutto incubo.» Per un attimo ho pensato di impazzire insieme a lei.
«Non era un sogno.» La sua voce delicata mi si ficca dentro al cuore, squarciandolo in due. Una scheggia affilata che scava lasciando solo dolore e rabbia.
Le accarezzo i capelli setosi e la stringo più forte a me, come se potessi proteggerla da qualcosa che è già successo, da un orrore che ha segnato la sua anima.
«È successo davvero. Avevo nove anni quando è iniziata e dodici quando quel ragazzo mi ha presa…»
Riprende a tremare tra le mie braccia e io resto senza fiato. La mia Aiko. La mia piccola e dolce ragazza, quella che mi ha rubato il cuore senza nemmeno accorgersene.
No. No, non a lei.
Ora tutto ha senso. I suoi abiti larghi, il suo bisogno di restare nascosta, il modo in cui si isola dal mondo. Il suo silenzio. Quel muro invalicabile che ha costruito attorno a sé.
Ricaccio indietro una lacrima che minaccia di sfuggirmi.
«Scusami, non dovevo dirti queste cose. Per favore, non raccontarle a nessuno. Artem non sa nulla. Potrebbe impazzire.»
«Smettila.» Le afferro il viso tra le mani, costringendola a guardarmi. I miei pollici sfiorano le sue guance umide di lacrime. Il sapore salato delle sue labbra si mescola al mio respiro affannato. «Per favore, Alys. Non tremare così. Mi stai facendo morire di paura.» La mia voce è un sussurro disperato, una supplica. Non posso sopportare di vederla così. «Non ti accadrà più nulla, te lo prometto. Ci sono io. Non dirò niente a nessuno.»
Alys si stringe a me, e i suoi singhiozzi si placano lentamente. Il suo respiro torna regolare, ma il mio è ancora un vortice impazzito. Avrebbe dovuto essere la serata più bella della nostra vita, e invece ho l’impressione di avere una sciabola conficcata nel cranio.
Per anni ho cercato di capire il motivo per cui si nascondeva dal mondo. Perché si rifugiava nella sua bolla invece di reclamare tutto ciò che le apparteneva: il potere, la bellezza, il carisma. Perché non mostrava la sua intelligenza straordinaria a nessuno.
Ora lo so.
Mi sono innamorato di lei nel momento esatto in cui l’ho vista per la prima volta, in quella scuola. Poi ci siamo scontrati su quel dannato sistema bancario, ed è stato come se una scarica elettrica mi avesse trapassato il petto, lasciandomi un solco indelebile.
Dovevo sapere chi fosse quella ragazzina impertinente che si era intromessa nei miei affari, che stava ostacolando il mio duro lavoro di cinque mesi.
L’ho cercata. L’ho trovata. L’ho spiata.
Se ne stava dietro ai suoi occhiali rotondi, rintanata in un mondo tutto suo, ignara del fatto che, da quel giorno, il suo mondo sarei stato io.
Quando il destino l’ha rimessa sulla mia strada, ho giurato che non l’avrei più persa di vista nemmeno per un secondo.
Intreccia le sue dita nelle mie. «Scusami» borbotta, la voce ridotta a un filo. «Non sono la persona che credevi. Sono sporca e non valgo nulla.»
La costringo a guardarmi, sollevandole il viso con il pollice sotto il mento. I suoi occhi azzurri, gonfi di lacrime, sono un abisso che mi risucchia, mi trascina con sé in un vortice di dolore che non posso accettare.
«Tu sei tutto, cazzo. Non ti lascerò mai. Vali molto di più di quelle ragazze lì fuori, Alys. Non hai idea di come mi fai battere il cuore e impazzire ogni fottuta volta che ti guardo. È come se un violento fuoco incendiasse ogni parte di me, perché quello che mi fai provare tu non l’ho mai provato con nessun altro. Ma voglio un nome, piccola. Voglio quel cazzo di nome. Voglio sapere chi è stato a prenderti per primo contro la tua volontà e a procurarti questo dolore.»
Scuote la testa con un tremito, una lacrima le scivola sulle labbra. La raccolgo col pollice e assaporo il suo sapore salato, un sapore che brucia e che mi marchia dentro.
«Dimmelo, princesa. El dolor no es parte de la vida, se puede convertir en la vida misma». Il dolore non fa parte della vita, può diventare la vita stessa.
Le parole di Frida Kahlo la colpiscono come un pugno nello stomaco.
«Non lo so. Lui… aveva la maschera di un lupo sul viso e dei disegni sulle mani, ma non era vecchio come gli altri, era giovane».
Alys distoglie lo sguardo e fissa un punto nel vuoto. Doveva portarsi dentro questa merda da un tempo infinito per riuscire a tirarla fuori adesso, con me. Le cingo la vita con le braccia, stringendola forte. Voglio che sappia che è al sicuro, che può fidarsi di me. Anche se il suo racconto mi sta scavando dentro con delle lame di fuoco.
«Diceva che dovevo essere pronta per il mio futuro marito». La sua voce si spegne in un sussurro, scivola nelle mie orecchie ovattata, distante, come se volesse annientarmi.
Aveva dodici cazzo di anni e me l’hanno fatta a pezzi.
Mi si contorce lo stomaco, la rabbia mi consuma come un incendio senza controllo. Come può una vita tornare normale dopo tutto questo? Come può anche solo credere che esista un futuro diverso?
Le dimostrerò che si sbaglia. Fosse l’ultima cosa che farò nella mia cazzo di vita.
«Tuo marito?» la parola mi si strozza in gola, l’idea mi fa venire l’orticaria. Con una mano le accarezzo le braccia fredde, cercando di sciogliere il gelo che la avvolge.
Annuisce, lo sguardo perso nei ricordi.
«Mi avevano venduta, ma Sascia, quando ha scoperto tutto, ha preso in mano la situazione. Ha ucciso lo zio e mi ha liberata».
Hijo de puta, pensavo fosse morto in un incendio e invece il fuoco faceva parte solo del piano per nascondere il suo cadavere.
«E tuo padre?» chiedo, con la mascella serrata fino a farmi male.
«Mio fratello lo ha picchiato per avermi mandato in quella scuola. Non sapeva che fossi lì. Ma mio padre si è giustificato dicendo che non era a conoscenza di quello che mi stavano facendo».
Già, e immagino che Sascia non se la sia bevuta nemmeno per un secondo. Da quello che so di lui, è il diavolo in persona, e suo padre avrà una vita breve.
Prendo Alys in braccio, la faccio distendere sul letto con delicatezza. Mi siedo accanto a lei con un groppo in gola e la voglia feroce di scuoiare qualcuno, di riversare su qualcun altro questo schifo che mi sta divorando l’anima.
«Resto con te, princesa. Non ti accadrà più nulla finché io sarò in vita». E porca di quella troia, lo farò davvero.
Inchioderò chiunque ci sia dietro tutta quella merda e li annienterò uno per uno.
Ero venuto qui con l’intenzione di possedere la mia piccola Alys, ma lei ha fatto molto di più. Si è insinuata oltre le crepe della mia pelle, della mia cazzo di anima, e si è fermata lì, dentro di me.
Ti libererò da queste catene, piccola. Ti dimostrerò che sei molto più di quello che credi di essere.
Perché tu meriti il mondo. E io te lo darò, con me inginocchiato ai tuoi piedi.
Elyas scopre la dura verità che nasconde la sua Alys.
Riuscirà a farla ricredere in sé stessa e a farla uscire dal suo guscio?
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕰𝖑𝖞𝖆𝖘 - 𝖛𝖔𝖑. 2
Roman d'amourElyas Garcia De La Cruz è un giovane hacker messicano che fa parte del Mc Tijuana, uno dei club motociclistici più famosi del nord del Messico e del sud della California. È ossessionato da Alys Kovalenko, una nerd come lui, diventando con il tempo...
