ELYAS
Oggi
Sono passati quindici giorni. Solamente quindici cazzo di giorni che stiamo ficcati sotto queste fottute grotte.
Almeno credo siano quindici, perché per come stanno andando le cose potrebbero esserne passati quattro o cinque. Il tempo sottoterra scorre in maniera diversa e tutta la tua vita ti sembra un lontano ricordo come uno di quei puntini luminosi che fissi durante le notti estive nel cielo stellato.
Il cielo.
Porca puttana non mi ricordo nemmeno più come è fatto. L'unica cosa che la mia mente non riesce a dimenticare è Alys. I suoi occhi, le sue labbra... e quel dannato anello che ha osato mettersi al dito. Uscirò da qui e andrò dritto da lei. Non me ne fotte più un cazzo. Ho aspettato anche troppo, per quanto mi riguarda.
L'unico che è riuscito a uscire dalla gabbia è stato Artem. Non se ne sarebbe stato buono senza vedere Bea, avrebbe dato di matto e questo Sascia lo sa, ma è solo lo zuccherino che gli sta regalando prima che gli vomito in faccia la verità su sua sorella.
Rick, Artem, io. Tre gabbie diverse separate solamente da sbarre dorate e una porta a scatto. E so benissimo quando quel demonio deciderà di aprirla.
Rick se ne sta in un angolo rannicchiato digrignando i denti come se ogni momento fosse buono per combattere. Ho avuto a che fare poche volte con lui al campus ma, come tutta la famiglia Kovalenko, è un altro da cui è meglio stare alla larga. Spero solo che la mia amica Jass sappia gestirlo, anche se dubito durino come coppia.
Artem sta con le gambe incrociate sulla terra rocciosa e con una mano sta inzuppando del pane raffermo in una minestra che sa di ferro e ruggine. I primi due giorni mi sono rifiutato di mangiare quella merda ma poi ho capito che sarebbe stato l'unico pasto della giornata e mi sono adattato.
Mi alzo in piedi e faccio scrocchiare il collo cercando di non pensare a quanto tempo ancora dovrò passare in questo tugurio. Sollevo le braccia, mi attacco alle sbarre della gabbia sopra la mia testa e inizio a fare delle lunghe trazioni per pompare i miei muscoli. Meglio tenersi in forma.
L'eco del rumore di passi che giunge dai tunnel ai nostri lati mi fa sussultare. Poggio i piedi in terra e mi asciugo il sudore con la maglia che ho tolto poco fa. Ho bisogno di una doccia cazzo, e qui a parte un secchio per fare i nostri bisogni e delle taniche di acqua gelida che ci portano di tanto in tanto, non c'è nulla.
Sascia fa il suo ingresso con indosso nient'altro che un paio di boxer, la sua pelle martoriata e tatuata rivela gran parte della sua storia. Perlomeno quella in superficie.
«Ci siamo, Elyas. È il tuo momento» esordisce. Non pensavo accadesse così presto a dirla tutta, ma a quanto pare al piccolo lord serve parecchio tempo per smaltire la rabbia e imparare a gestirla.
«Sono pronto» rispondo. Questo stronzetto se vuole sposare mia sorella dovrà farsi guidare da me.
«Bene» Sascia si muove in direzione della gabbia di Artem, allunga un braccio verso di lui e gli sfila il cibo dalle mani facendo rovesciare la zuppa in terra.
«Ehi ma che cazzo, fratello!» sbraita rivolgendogli uno sguardo feroce.
Rick si volta nella nostra direzione puntando prima gli occhi su di me, poi su Artem. Si alza in piedi e con entrambe le mani afferra le sbarre come se sapesse che sta per godersi un incantevole spettacolo. I suoi occhi luccicano di lussuria. Si lecca le labbra e continua a fissarci in trepida attesa. La sua gabbia e la mia confinano con quella del piccolo lord che si trova in mezzo a noi. E adesso anche lui inizia a guardarmi con sospetto.
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕰𝖑𝖞𝖆𝖘 - 𝖛𝖔𝖑. 2
RomanceElyas Garcia De La Cruz è un giovane hacker messicano che fa parte del Mc Tijuana, uno dei club motociclistici più famosi del nord del Messico e del sud della California. È ossessionato da una piccola nerd diventando con il tempo il suo stalker. La...