19-SEHUN

3 1 0
                                    

Lo so, dovrei ascoltare la riunione, partecipare, ma tutto ciò che riesco a fare é guardare lei. Il fatto di rivederla in questa circostanza, dopo giorni, dopo tutta la fatica fatta per richiuderla in quel cassetto impolverato, ha reso improvvisamente vani tutti i miei sforzi. Non posso fare a meno di notare gli atteggiamenti di quel borioso testa di cazzo del suo capo, che non perde occasione per sfiorarla, guardarla, come se fosse una sua proprietà.

Fa di tutto per farmi irritare. Non dovrei, non ho alcun diritto di essere geloso, ma non posso farne a meno. Dopo averla assaggiata, stretta a me, baciata, sfiorata, vedere un altro uomo - uno di quella pasta, viscido e senza scrupoli che sicuramente ci prova con qualsiasi cosa cammini, usando la sua posizione per comportarsi da idiota - mi chiude le vene nel cervello. Lei sembra accettare di buon grado la situazione, o almeno é quello che vuol fare credere, ma io non ci casco. Nonostante gli anni che ci hanno diviso sono ancora quello che la conosce meglio di tutti.

Provo ad ascoltare, ad essere presente. Ogni tanto la guardo, venendo rapito mille volte dal suo sguardo che ora mi manca come l'aria. Vorrei alzarmi e prenderla, rapirla, portarla lontano e farla mia, finire quello che abbiamo lasciato in sospeso. Anzi, no, ricominciare quello che è rimasto in sospeso a causa della mia immaturità. So che ora sarebbe diverso, nonostante la mia situazione possa rendere le cose difficili.

Vengo però trascinato fuori dalle mie elucubrazioni mentali dal richiamo delle cameriere. La riunione é finita e io neanche me ne sono reso conto. Poco male, so che il mio staff é preparato e tanto basta a farmi stare tranquillo. Quello che mi agita però é sempre quella nullità che ancora una volta sfiora Hanna, facendo salire il mio sangue al cervello.

Stringo il pugno, trattenendomi dal prendendo a calci in culo, poi grazie a Dio é lei a recidere il contatto e alzarsi per poi andare sulla veranda. Non posso fare a meno di alzarmi a mia volta. So che dovrei starmene seduto, buono e professionale, e farmi i fatti miei, ma il richiamo di lei e del suo profumo é troppo pressante. Cammino lentamente, come se non sentissi l'urgenza di raggiungerla, mi appoggio alla balaustra, a pochi passi da lei. <<È il tuo uomo?>>, la domanda più stupida che avrei potuto fare, l'ho fatta. Se mi tirasse un pugno, ne aggiungerei un altro. <<Scusa, non avevo il diritto di chiederlo, è che non mi sembra il tuo tipo...>>, di male in peggio. <<Allora sei un legale? Mi ha stupito rivederti qui? Quindi curi i miei contratti con la tua agenzia?>> Mi sto arrampicando sugli specchi per tenermi lontano da lei. Per non avvicinarmi di più. Per non pensare all'altro giorno, ai suoi baci, alla sua bocca calda, al suo sapore inconfondibile che ormai ha riempito i miei sensi. <<Spero che il tuo astio nei miei confronti non ti porti a crearmi casini...>> mi volto e gli sorrido appena, per farle capire che questa era una battuta, infelice, ma pur sempre una battuta. Quando mi prendo il lusso di guardarla, con quell'abito formale e quella camicia con un bottone aperto, che mi fa pensare a quello che c'è sotto, perdo ogni capacità di ragionare. Mi avvicino lentamente e senza nemmeno pensare a qualcuno che potrebbe vederci, porto le dita a quel bottone e lo allaccio. <<Dovresti tenere il bottone chiuso o quel verme penserà che le sue viscide mani abbiamo il diritto di posarsi sul tuo corpo. Vuoi davvero le sue al posto delle mie?>>

Un Amore dal Passato...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora