4 - HANNA

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Smentisce le mie parole subito come faceva allora, e improvvisamente mettendomi una mano sulla schiena dice alla reception che sono sua ospite e mi trascina al suo tavolo. Non lascio neppure che faccia il galante, tanto non lo è mai stato. Una volta seduti, si toglie la mascherina e sono costretta ad abbassare lo sguardo, mentre mi dice scherzando che mi autorizza a colpirlo. Mi verrebbe quasi da ridere se non lo odiassi a morte. Poi torno sul suo viso e rimango a fissarlo per un tempo indefinito.

Com'è strana la vita, chi avrebbe detto che lo avrei incontrato qui, così.

Ho passato gli anni della fine della scuola piena di amarezza, senza riuscire a fidarmi di nessun'altro. Non mi sono fatta più avvicinare da nessuno per causa sua. Lo amavo da morire, anche se ero solo una ragazzina inesperta. Con lui ho condiviso così tante prime volte, che non sono più riuscita ad innamorarmi davvero di nessun altro.

Torno con le mani sulla catenina senza pensare che lui potrebbe riconoscerla. Senza pensare a fondo a nulla, a parte i ricordi. Ho così tanto rancore verso di lui, e adesso che me lo ritrovo davanti, capisco che è perché non ho mai dimenticato nulla di lui, ho solo accantonato per non soffrire. Ogni volta che lo vedevo in TV cambiavo canale, ogni singola volta.

Lui, l'inarrivabile Sehun. Lo fisso appoggiandomi allo schienale e quando mi chiede cosa ho combinato nella vita e se mi piace il piccante, come se nulla fosse, mi innervosisco ulteriormente. Dovrebbe almeno scusarsi dopo tutto questo tempo e invece, pensa di fare il simpaticone. <<Mi sono seduta solo perché ho fame, non per fare conversazione!>> Dico stizzita. Alzo un sopracciglio e ritorno alla sua battuta di prima. << E soprattutto non ho intenzione di colpirti, non ne varrebbe la pena...>> Incrocio le braccia al petto e sorrido beffarda. << Di te cosa potrei voler sapere che già non sia sul web? Sei un Idol, uno che sculetta su un palco... non è che mi interessi, non sono una ragazzina che urla se le passi accanto!>> Scendo gli occhi sul menù e scorro le parole rendendomi conto improvvisamente di sembrare dislessica. Non riesco a leggere nulla per quanto sono nervosa, e per quanto il cuore mi martella nel petto. Ma non voglio tornare a guardarlo. I suoi occhi, le sue labbra, le sue mani, mi riportano solo ricordi che ho tentato invano di cancellare.

Mi schiarisco la voce e faccio come lui, sminuisco la situazione. << Ho bisogno di bere!>> Faccio segno al cameriere e ordino una bottiglia del vino più costoso che c'è in lista, poi lo fisso e sorrido. << Ovviamente offri tu... sei schifosamente ricco!>> Subito dopo il cameriere riempie i nostri calici e io porto il bicchiere alle labbra. Vedo quanto sia infastidito dal mio comportamento, anche se è passato del tempo conosco ancora le sue espressioni, ma non mi importa. È questo che voglio... vendicarmi!


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