29-SEHUN

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Sono incazzato come poche volte nella vita. Avrei preso il primo aereo e sarei tornato a casa, ma domani ho il servizio fotografico e chi lo racconta a Gum la mia diserzione?

Sono seduto al tavolo, di nuovo una cena inutile con altrettante inutili persone. Il signor Lee continua a decantare le lodi della sua agenzia, della sua assistente, come se fosse tutto merito suo, come se fosse tutto di sua proprietà, compresa lei. Quella lei che adesso non vedo. Spero che almeno non sia stata così stupida da restare, spero che abbia fatto i bagagli e se ne sia andata. Bevo il terzo bicchiere di prosecco, italiano. Ovviamente Dior non si smentisce e mi serve al meglio. Almeno qualcosa di buono in questi giorni orribili.

Mi faccio versare il quarto bicchiere e lo bevo in un sorso, come gli altri. <<Mi lasci la bottiglia per favore.>> La strappo praticamente dalle mani del cameriere e mi verso il quinto bicchiere. Sto per trangugiarlo quando alzo lo sguardo e vedo Hanna fare il suo ingresso. Una tuta elegante e succinta, più succinta che elegante, con un tacco dodici che farebbe sembrare nano anche me. Una lunga treccia che le cade sulla spalla. Gira intorno al tavolo prendendo posto di fronte a me. Intravedo un enorme apertura sulla schiena che già mi fa venire voglia di prenderla di peso sulla spalla e portarla in camera per farla cambiare. <<Ce la sta mettendo tutta per farmi imbestialire>> Il viscido cazzone fa un commento che non registro neanche. Un pugno farebbe male a qualcuno? A me no, mi darebbe solo tanta soddisfazione.

Hanna continua a fissarmi e anche se non vorrei dargliela vinta non riesco a staccarle gli occhi di dosso, continuando a bere come un cretino.

Poi succede qualcosa che mi fa bollire il sangue nelle vene. Il signor Viscido di Merda la invita a ballare e la stupida accetta, guardandomi mentre si alza. Ovviamente tutto per sfidarmi.

Quella mano tozza e orrenda si appoggia sulla pelle scoperta della schiena, per poi stringersi attorno al suo fianco. Il bicchiere nella mano destra sembra voler esplodere tra le mie dita e il mio sguardo trapassare quell'idiota come una spada, per ucciderlo, amputargli quegli arti del cazzo che neanche posso chiamare braccia. Butto l'ennesimo bicchiere di vino, ormai non li sto più contando. La mia assistente mi dà una gomitata, ma il mio sguardo la incenerisce. <<Non rompermi le palle, non è il momento.>> Sposto in la la sedia e mi alzo, non sono ancora sbronzo grazie a dio. Un coreano sbronzo è difficile a vedersi, abbiamo il sangue diluito con alcool. Raggiungo la strana coppia in pista e mi avvicino, guardo l'orrido damerino e gli prendo la mano che ancora accarezza la schiena. <<Posso avere l'onore di ballare con la sua assistente?>>, la mia domanda è solo una questione di educazione. Il suo braccio è già stretto nella mia mano e lontano dalla corpo di Hanna. <<Gliela restituisco subito, forse...>>

Le sorrido forzatamente, anche se avrei una serie di insulti già pronti da sciorinare. <<Sei ancora qui vedo.>> Sussurro vicino al suo orecchio, iniziando a guidarla nel ballo. <<Sei completamente stupida o ti piace farmi incazzare gratis?>> La stringo ancora di più a me. La faccio volteggiare e la riprendo. <<Non dimenticare che per quanto tu provi a negarlo, sei mia. Lo sei sempre stata e sempre lo sarai.>> L'ultima frase esce dalla mia bocca mentre la guardo negli occhi. <<Non mi importa delle conseguenze, se vedo ancora le sue mani su di te io gli stacco un braccio. Perciò se vuoi che quell'idiota vada via con lo stesso numero di arti che si presuppone possegga ora, vedi di trovare una scusa e andartene da qui prima di subito, o mi creerai un sacco di casini.>> Di nuovo volteggi, di nuovo strette che mi fanno andare via di testa. <<La mia camera è la 49, fatti dare il pass par tour e aspettami lì, ti porterò via da qui... o tra noi sarà davvero finita.>> 

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