Cap XIV: Quello che provo per te

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Il telefono a sulla cattedra squillò.
Lui guardò la sua classe che ancora stava lavorando ignorando il continuo vibrare e fare rumore con occhi spaventati.
afferrò tremante la cornetta e lentamente la avvicinò all'orecchio.

<<P-pronto?>>

<<Si è svegliato.>>

Azraphel agganciò immediatamente il telefono ancora tremando, prese immediatamente il cappotto appoggiato dietro alla sedia e se lo mise in fretta. Corse giù per le scale avvisando la segreteria, che mandò cinque minuti dopo un supplente nella classe del Sig. Fell, corse verso la strada principale per prendere il primo taxi che avrebbe trovato libero, per poi sedersi e dire al conducente:

<<Ospedale di Westminster, grazie.>>

Il tassista notò quanto l'uomo fosse agitato, solo che non riusciva ad inquadrarne il motivo, quindi si sbrigò, sempre rispettando le regole della strada, indubbiamente. Appena arrivò a destinazione consegnò i soldi al gentile guidatore, lo ringraziò e corse per le scale dell'ospedale. Ormai sotanto un corridoio lo divideva dall'uomo che amava, corse più veloce che poteva e una volta arrivato alla porta si fermò, fece un respiro profondo e aprì la porta. Lui era lì, sorridente, con gli occhi aperti che lo fissavano pieno di felicità. Azraphel non resistette, scoppiò a piangere e corse ad abbraciarlo più stretto che poteva.

Slow down you crazy child
You're so ambitious for a juvenile
But then if you're so smart tell me
Why are you still so afraid?

Voleva dirgli mille cose, ma con le parole era sempre stato per loro più difficile esprimersi, così restarono abbracciati quanto sarebbe stato necessario.

<<Angelo...>>

<<Shh...>>

<<Sei rimasto quasi due mesi senza di me?>>

<<No, mai. Io sapevo che ce l'avresti fatta. Venivo a trovarti ogni giorno, a raccontatri la giornata... sono successe tante cose, sai?>>

Crowley ridacchiò.

<<Lo avrei immaginato.>>

<<Sei ancora un po' frastornato, te lo racconterò quando te la senti. Okay?>>

Il rosso annuì, poi il biondo si avvicinò a lui e lo baciò tenendogli il retro della testa con la mano sinista. Entrò improvvisamente il medico che si chiamava Tom ed entrambi di girarono di scatto un po' spaventati.

<<Oh! Scusate...>>

Entrambi sorrisero, poi Azraphel pensò fosse il caso di lasciare Crowley ed il dottore da soli, un po' per evitare l'imbarazzo un po' per far ricevere al compagno tutte le inormazioni di cui avrebbe avuto bisogno. Finì così per alzarsi e cominciare a fare il primo passo verso la porta di uscita, sentì però qualcosa che lo stava tenendo.

<<Resta.>>

Crowley gli aveva afferrato la mano in modo saldo, il suo tono sembrava supplicante quanto dolce e, Azraphel, davangi a quello sguardo, non potè far nulla per impedire che la sua richiesta venisse avverata.

<<Se vediamo che riesce a mangiare, bere, stare in piedi e camminare senza fatica allora potremo dimetterlo anche domani, almeno sta notte però dovrà passarla qui.>>

Ascoltarono attenti quello che Tom doveva dirgli, sperando andasse tutto bene e che fosse tutto a posto.

<<Fa qualche sport o suona qualche strumento?>>

<<Uh io... suono la batteria.>>

<<Aspetti... allora è lì che lo avevo visto! So che dovrei essere serio sul lavoro ma... voglio dire, quella serata è stata fantastica, ed il suo assolo, mammamia!>>

Non C'è Solo Aria Tra Noi DueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora