Cap XI: Preoccupazioni

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Il silenzio avvolgeva il suo appartamento, si stava continuamente chiedendo se fosse stata la cosa giusta da fare, dopotutto, era ubriaco e non stava pensava lucidamente. "Dovrei tornare?"
Si continuava a rendere conto che l'atto di lasciarlo lo avrebbe probabilmente portato al delirio, "Crowley sta affrontando troppi problemi... e io lo ho lasciato ad affrontarli da solo, dandogliene uno in più...". Continuava a fare avanti e indietro per il salotto, sperando che nel suo cervello si potesse presto materializzare una buona idea.

"Cosa faccio? Vado o non vado...?"
Passò alcuni minuti seduto sul suo divano, con i gomiti uniti alle ginocchia e le mani intrecciate tra loro, che erano posizionate davanti alla sua bocca.
"Okay. Devo andare."
Prese il suo cappotto e lo mise in poco tempo, doveva sbrigarsi altrimenti avrebbe cambiato idea in fretta.

Camminò con passo svelto fino al suo appartamento che stava a neanche un chilometro da casa
lesse "Anthony J. Crowley" sul fogliettino attaccato al muro suonò il citofono accanto, passarono dieci secondi e non sentì nessuna porta aprirsi o nessuna voce dire: "Sì?", così risuonò una seconda volta, anche quella senza risposta, e alla terza, quarta, quinta volta si preoccupò. Scese le scalinate e andò alla ricerca di una cabina telefonica che fosse stata nei paraggi. "Crowley ti prego dimmi che stai bene...". Quando trovò la cabina entrò con fretta e compose il suo numero sul telefono che era attaccato alla parete, prese la cornetta e sentì quillare diverse volte.

<<"il numero che ha chiamato non è attualmente raggiungibile">>

<<Cazzo Crowley....>>

Richiamò una seconda volta, anche questa senza risposta. Quando si arrese decise di andare a cercarlo per londra, prima saint James park, poi il bar nel quale andava sempre.

"Crowley... Crowley ma dove sei finito...?"

...

<<MA CERTO! Posso chiedere alla band... magari sta suonando con loro.>>

Quella volta prese l'autobus, aveva camminato tantissimo e non era riuscito a trovare neanche un capello del rosso. Mentre era seduto sul bus continuava a toccarsi scomodamente le dita, trovandone ogni nascosta imperfezione e ogni fastidioso dettaglio, che gli faceva salire ancora più ansia.

"Per favore, per favore... PER FAVORE! Dimmi che non ti è successo nulla, dimmi che non ti HO fatto nulla... non riuscirei a perdonarmi se sapessi che ti sei rovinato per colpa mia... ti prego...

So for once in my life
Let me get what I want
Lord knows, it would be the first time

La fermata giusta.
Scese dall'autobus con il doppio dell'ansia che aveva prima di uscire di casa, si diresse verso il garage in cui la band di Crowley faceva le prove. Prima si oltrepassare l'angolo fece un respiro profondo e si rese conto che non era stata l'idea del secolo dato che quella era una zona solitamente piena di spacciatori e persone fatte.

<<Uh... eddai...>>

Si ritrovò fino alle radici delle narici un terribile odore di marjuana, così non aspettò di più e andò dentro.

<<CIAO! ZARA... PHEL...>>

Cominciò Hardy, seguito da Oliver.

<<Ciao! Come stai?>>

Bel vedere la batteria vuota dietro a loro tre il suo battito cardiaco accelerò in una maniera incontrollabile.

Non C'è Solo Aria Tra Noi DueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora