Capitolo Tredici

617 59 12
                                    


Era talmente tanto abituato a rimanere seduto per ore che quando un'altro giorno arrivò, trovandolo impossibilmente piegato a dormire con la faccia sui documenti e la penna ancora in mano, Natsuo si limitò a cercare di stirare i muscoli ed a far scrocchiare il collo...

Certo era indolenzito...

Il dolore che sentiva alla schiena ed alle braccia, che erano rimaste per troppe ore sotto la sua faccia, lo fece pentire di non aver ascoltato nessuno e di essere rimasto a lavorare nonostante fosse ancora in convalescenza ed, in realtà, malato...

Ma non aveva molte alternative a quella.. soprattutto alla luce delle nuove cose successe...

Non poteva di certo tornare a casa....

Di tornare in quella casa fredda e vuota, con Kiomi ad aspettarlo e quella nuova situazione da sistemare, non aveva voglia...

Non poteva di certo andare in albergo e non poteva nemmeno andare nella stanzetta adibita per il personale quando i turni di lavoro erano sfiancanti...troppe persone e troppe domande a cui dover rispondere...

E di sicuro non poteva nemmeno fare quello che faceva ogni notte che, come in quel caso, non riusciva a dormire...

Gli piaceva di tanto in tanto abbandonare il cartellino che lo dichiarava primario, e direttore dell'ospedale, e fingersi un medico qualsiasi facendo un turno di ronda notturno tornando a parlare con i pazienti...come aveva sempre voluto fare...

Gli piacevano quei miseri momenti che si ritagliava a fatica, privandosi di ulteriori ore di sonno, in cui poteva svolgere il lavoro per cui aveva studiato e che amava a dismisura...

Ma uscire da quell'ufficio avrebbe portato ad altre conseguenze che non era pronto ad affrontare...

Che cosa avrebbe fatto se avesse incontrato uno dei suoi fratelli?

E se fosse finito nel reparto sbagliato?

E se non fosse riuscito a fermarsi in tempo ed avesse ascoltato il suo istinto che gli suggeriva di andare in QUEL piano, in QUELLA stanza a vedere QUELL'omega?

No... non poteva farlo...

E non solo perché c'era ancora Fuyumi con lui o perché di sicuro sua sorella lo avrebbe costretto a fermarsi con loro...

Ma non poteva assolutamente metterlo ulteriormente sotto i riflettori con la paura che qualche voce arrivasse ad Endevor e che l'uomo scoprisse chi, in realtà, portava in grembo suo nipote...

Natsuo si passò una mano sul volto stanco e debilitato dal poco riposo ,e dal fatto che non aveva mangiato nulla per ore, per poi alzarsi dalla scrivania ed avvicinarsi alla grande vetrata che spiccava dietro alla sua schiena.

La città era ancora dormiente davanti ai suoi occhi, qualche sporadica macchina e giusto il fornaio dall'altro lato della strada che iniziava ad aprire il negozio, e l'albino posò la fronte sulla vetrata fredda chiudendo gli occhi e posandovi anche il palmo della mano vicino al viso...

Come si era ridotto cosi?

Quando aveva smesso di amare il suo ospedale?

Quando aveva iniziato a sentirsi in gabbia anche lì?

Gli occhi color ghiaccio rimasero chiusi di fronte a quel vetro, la bocca socchiusa da cui uscivano sbuffi di aria bollente, ed uno dei ricordi più dolorosi che aveva tornò a fare capolino nel suo cervello...

Portandolo a scivolare a terra, in ginocchio, ed a respirare sempre più velocemente in preda ad un fortissimo attacco di panico

Flashback

Protège Moi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora