Capitolo Ventisei

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"Non è nulla... È solo perché è il suo dovere...è solo perché sono il suo Soulmate.  Lui non mi deve niente ed io...io non devo nulla a nessun Todoroki..nemmeno a te..."

Un pigiama nuovo che pizzicava per via dell'elastico sul ventre

Le lenzuola cambiate di fresco, pulite e profumate di fiori , che gli stavano facendo venire l'orticaria

Milioni di pensieri confusi, e che gli facevano rabbia, e quella inspiegabile e fortissima voglia di uscire da quella maledetta stanza e smetterla di combattere

La notte avvolge così Izuku,  la pancia piena di arrosto ed il ventre sempre più pronunciato a dargli fastidio,  facendolo girare e ri girare nel letto alla ricerca di una posizione comoda che gli desse pace

Ma non c'era pace per lui...non più

Perché da quando il programma era stato cambiato,  costringendolo ad assorbire i feromoni dell'alpha ad intervalli regolari,  la sua assenza iniziava a pesare sempre di piu nelle ore in cui era assente

E si...Izuku si sforzava ancora di tenergli il broncio e di non dirgli più di tre parole, che comprendevano le sue condizioni come avrebbe fatto con un normalissimo medico,  ma era sempre più difficile ignorare quelle piccole attenzioni...per non parlare proprio della sua presenza

Ed ecco che erano iniziati i primi sotterfugi ed i primi "furti"

La prima cosa che sparì fu una camicia che l'albino aveva lasciato in lavanderia dopo essere rientrato dal lavoro...

Poi fu la volta di una maglietta interna, di quelle bianche a canotta con cui PURTROPPO lo aveva visto una sera dopo la doccia,  per arrivare poi a rubargli persino la camera da letto quando era certo che l'albino era al lavoro... cioè dopo la telefonata del mezzogiorno

Ma più prendeva la sua roba, più la utilizzava per tranquillizzarsi  e tranquillizzare il feto, e più diventava dipendente da quel profumo di caffè e zenzero che gli faceva diventare la testa ovattata e le gambe molli

Ne era diventato dipendente

Certo, era di sicuro colpa di ciò che gli stava crescendo dentro e che di sicuro aveva la stessa predisposizione a rompere le palle tipica della famiglia,  ma in ogni caso doveva ammetterlo e questo,  ovviamente,  lo faceva impazzire

Perché il cameriere/cuoco beta, che Izuku in realtà amava a dismisura e quasi come un padre, aveva messo a posto la sua camera ed , ovviamente, aveva portato via tutta la roba da lavare...compreso il bottino che aveva arraffato con così tanta cura e senza farsi beccare

Risultato?

La gola secca ed il ventre che sembrava contorcersi  su sé stesso,  da quanto faceva male, e quello stronzo che lo aveva messo in quelle condizioni che aveva deciso di non tornare a lavorare dopo cena

"Maledizione ti stai fermo?"

Izuku si strinse le mani sul ventre, appena pronunciato nonostante fosse entrato nel quinto mese, per poi scalciare le coperte "troppo pulite " e trattenersi a malapena dal bestemmiare

Quella roba era assurda!

Perché doveva essere lui a stare male?

Aveva diritto ad avere qualcosa con il suo odore no?

L'importante era ottenerla senza farsi beccare no?

E sarebbe bastato davvero poco!

Ma Izuku si rese conto nemmeno mezz'ora dopo che ogni suo piano, per quanto accurato e programmato fin nei minimi dettagli,  era destinato miseramente a fallire

Il locale lavanderia?

Chiuso e sigillato dopo che Haru era andato a casa

I bagni?

Puliti ed igienizzati fino alla ultima, maledetta,  molecola di odore !

E che dire della roba stesa?

Ormai la stoffa, lasciata al sole ed al vento ormai da ore, aveva perso tutto il suo celestiale profumo

E quel feto lo stava mandando letteralmente al manicomio!

"Cosa devo fare?"

I passi del verdino risuonavano pesanti per l'enorme villa, le narici allargate alla ricerca di un briciolo che mettesse pace al figlio di Satana,  per poi fermarsi completamente all'arrivo nel grande soggiorno dove un enorme divano angolare la faceva da padrone

La lingua del minore passò sulle proprie labbra,  che accumularono saliva quando qualche briciola di feromoni lo raggiunse, ed Izuku non si accorse nemmeno di star muovendo i piedi finché non si ritrovò di fronte al divano con gli occhi socchiusi ed i polmoni che finalmente tornarono ad espandersi

E poco importava se quel profumo non provenisse da una coperta o da un cuscino

Tutto ciò che fu capace di fare fu puntare il ginocchio su uno dei cuscini, larghi abbastanza da accogliere due persone anche da chiuso, e tendere le mani in avanti arrivando a sdraiarsi trovando una posizione talmente tanto comoda da portarlo a chiudere immediatamente gli occhi e quasi a sorridere 

Mentre un'altro paio di occhi si riaprivano  lentamente  , increduli che non fosse solamente un sogno,  ed allungare un braccio avvolgendo l'omega e deglutendo il groppo che gli si era formato in gola

Nel sentire per la prima volta,  contro il suo fianco,  suo figlio scalciare

Nel sentire per la prima volta,  contro il suo fianco,  suo figlio scalciare

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