Capitolo 3

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"L'odio nasconde un sentimento ben più forte dell'amore, ma nessuno lo sa tradurre."

Una volta rimasta sola in quella stanza, così vuota, un turbinio di emozioni le devastò l'animo. Fissava la sua gamba con rabbia e disgusto, consapevole che forse, durante il match, si sarebbe dovuta fermare non appena il ginocchio aveva iniziato a bruciare.

1...2...3... il rumore della campana suonò, lasciando riecheggiare la sua canzone nell'arena.

Tutte quelle scene le passarono per la testa.
Scene di gioia, piene di adrenalina e voglia di festeggiare.
I fan che l'acclamavano come fosse una delle più grandi wrestler mai esistite, nonostante la sua età.

Il braccio ora alzava la cintura che aveva sempre desiderato. Il titolo. Il suo titolo.

Tutto ciò che aveva sempre voluto ora non c'era più, o almeno non ci sarebbe stato per un bel po'. Era diventato cenere tra le sue dita.

Senza pensarci troppo osservò un vaso, che ospitava delle bellissime rose rosse, lo prese tra le mani, osservandolo giusto qualche secondo.

"Sei solo una stupida bambina. Raccomandata per la fama di tuo padre. Senza di questo non avresti potuto fare nulla. Forse la modella, ma di poco conto." Aveva pronunciato con disgusto l'uomo davanti a se.
Un'eco le ricordò man mano ogni parola che le era stata rivolta.
Ogni insulto.
Ogni sasso lanciato dietro le sue spalle.
Ogni pugnalata che era servita solo a farla diventare più forte.
Ad essere il meglio.

"Ally potrà anche essere un grande personaggio, ma Alisson è solo una nullità, viziata dai suoi genitori. Che ne sai tu della sofferenza!"
Un lieve grido le sfuggì da quelle labbra carnose prima di lanciare contro una delle quattro mura l'oggetto che teneva tra le mani.
Tutto le sembrava solo un incubo, tra quei ricordi che ormai la stavano torturando.

"La... testa," aveva detto sorridendo prima di crollare sul ring.
Forse in quel momento aveva sperato che fosse stata solo una brutta botta in testa, durante una mossa venuta male, ma ora la notizia del ginocchio l'aveva sconvolta.
Lo stesso ginocchio che molti anni prima suo padre aveva dovuto operare. Lo stesso arto che l'aveva tenuto a casa per anni prima di farlo tornare su un ring.

Un'infermiera era accorsa al suo capezzale, senza pronunciare parola, vedendo il vaso frantumato in mille pezzi e il volto solcato dalle lacrime di Alisson.
Ora tutto era cambiato. Lei si sentiva diversa.

Le ore passarono lentamente.
Poté chiaramente sentire il ticchettio dello stupido orologio presente in quella camera, che pian piano le stava entrando nel cervello. Era un suono perfido, che le faceva ricordare che il tempo doveva passare anche per lei, anche se era chiusa tra quelle quattro mura incolore.

D'improvviso, qualcuno dal sorriso dolce comparve alla finestra della sua camera d'ospedale.

La vide splendente come sempre. Bellissima, come sempre.
Gionna Daddio, era così che si chiamava realmente, fuori dalle scene, la giovane Liv Morgan.
Ormai, essendosi conosciute sul ring, avevano accordato i loro nomi. Ally la chiamava Liv, come piaceva alla bionda. Era ancora la stessa Liv che l'aveva sfidata una settimana fa ed aveva perso la sua cintura. Sempre lei, ma con un po' di preoccupazione in più.

La felicità fatta persona entrò come un raggio di sole nella sua camera

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La felicità fatta persona entrò come un raggio di sole nella sua camera. Era raggiante. Aveva appena saputo che si era svegliata dal coma farmacologico ed era accorsa all'ospedale senza pensarci più di tanto, facendosi ore di strada solo per lei.
"Dio Al, mi hai spaventata! Credevo di aver sbagliato io qualcosa! Quel salto è stato incredibilmente pericoloso!" Tutte quelle parole fuoriuscirono dalle labbra dell'ex campionessa, che in parte destabilizzò l'inferma.

"Ciao Liv, mi sei mancata anche tu." Le due si scambiarono un dolce abbraccio, prima di continuare con la loro chiacchierata.

"A SmackDown c'è un brutto clima da quando non ci sei. La puntata di questa settimana non è andata molto bene, ma il pubblico chiamava il tuo nome, ogni volta.
Non puoi capire quanti cartelloni c'erano col tuo nome. Sembrava quasi fosse CM Punk ad essersene andato.."
Aveva pronunciato quelle parole con gioia ridacchiando, mentre si sedeva accanto ad Ally, proprio su quel lettino in cui non avrebbe mai pensato ci fosse così tanto spazio.

Guardò Liv con occhi lucidi ed un sorriso tremante si formò sulle sue labbra.
"Non sapevo... non immaginavo di essere così importante per loro," disse con voce rotta dall'emozione. Infondo a quell'età pochi erano diventati davvero importanti. Sicuramente la sua storia era stata scritta bene, dal primo momento in cui aveva messo piede su un ring.

La bionda le prese la mano, stringendola forte.
"Sei più di un personaggio per loro, sei un'ispirazione. E lo sei anche per me."

Un silenzio rassicurante avvolgeva la stanza, interrotto solo dal respiro tranquillo di Ally che si fondeva con il ticchettio dell'orologio.
"Quando tornerai, sarà come se il sole sorgesse di nuovo su SmackDown. E io sarò lì, a tifare per te, come sempre," disse Liv con dolcezza.

La giovane campionessa si sentì pervadere da un calore familiare, una forza che sembrava emanare dalle parole della sua migliore amica.
"Grazie, Liv... grazie per essere qui," sussurrò, la gratitudine che le riempiva il cuore era tangibile.
Liv le sorrise. "Sempre, Al. Sempre."

Il volto di Liv si fece serio mentre concludeva la sua frase. "Devi sapere una cosa... Durante il tuo coma, Joe è stato qui. Non ha lasciato l'ospedale fino a quando non è stato certo che stessi bene." La bionda sperava che questa notizia fosse di conforto. Nonostante le differenze e i disaccordi con Ally, lei e Joe avevano stretto una grande amicizia.

"Joe? Joseph Anoa'i? Roman Reigns? Non può essere vero. Stai scherzando?" esclamò Ally, incredula.
La loro rivalità era troppo grande per credere a tali gesti genuini, e non era solo sugli schermi. Il grande Roman Reigns, che tutti amavano, nascondeva dietro le telecamere un personaggio ben peggiore del 'Tribal Chief', almeno nei confronti di Alisson.

"In realtà no," continuò Liv, con calma. "Ci sono persone che si preoccupano per te, anche quelle che non ti aspetteresti mai."

Dopo una breve pausa, aggiunse: "Sul ring siamo nemici, ma nella vita... siamo tutti parte della stessa famiglia. E la famiglia si prende cura dei suoi membri, in ogni circostanza."

"La famiglia non dovrebbe farti del male, però." rifletté Ally.

"Forse le cose con Roman... potrebbero prendere una piega diversa dai.. lo sai che non è così cattivo... almeno non con me." suggerì Liv con un sorriso complice, per poi continuare, con tanta speranza nel suo cuore.
"Chissà, potrebbe essere l'inizio di una nuova alleanza, o almeno di una tregua. Almeno posso uscire con due persone a cui voglio bene... INSIEME!"

Le loro risate leggere riempirono la stanza, nonostante Ally non avesse risposto a quell'esclamazione.
Forse era vero?
Forse doveva crederle?
Sarebbe cambiato qualcosa?
L'astio si sarebbe fatto da parte?

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