Capitolo 8

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"Voglio solo te, solamente te."


Si trovava in un ring oscuro e senza spettatori, il silenzio era assordante. Ogni suo movimento risuonava come un'eco in quel vuoto infinito.
Di fronte a lei si trovava un'ombra imponente, ma distorta e ingigantita, un mostro che simboleggiava tutte le sue paure ed insicurezze. 

L'aria era densa, quasi palpabile, e Ally faticava a respirare. Tentava di muoversi, di combattere, ma i suoi colpi non trovavano bersaglio.

L'ombra si avvicinava, inesorabile, e ogni passo che faceva verso di lei sembrava scuotere il terreno stesso.

"Non sei abbastanza forte," ruggiva l'ombra con una voce che non era del tutto umana. "Non meriti la cintura. Non meriti di essere qui. Non meriti NULLA!".

Cercava di urlare, di ribellarsi a quelle parole, ma la sua voce era soffocata dal peso dell'aria. Sentiva il ginocchio cedere, il dolore acuto di una ferita passata che tornava a tormentarla.

Era intrappolata in quel ring, incapace di scappare o di chiedere aiuto. Di nuovo.

Poi, l'ombra si trasformò in una sua collega che le sussurrava velenosa: "Hai visto cosa succede quando non sei all'altezza?" E con un ghigno crudele, la sollevava in aria come se non pesasse nulla, pronta a schiantarla al suolo.

Erano le 4 del mattino.
Si svegliò in preda al panico, il respiro corto e affannoso, come se l'aria le fosse stata sottratta.
Singhiozzando, cercò disperatamente di calmare i battiti del suo cuore, che rimbombavano nelle orecchie come tamburi di guerra.
Ogni respiro era un combattimento, ogni inspirazione una lotta per la sopravvivenza. La solitudine della sua stanza d'albergo a Los Angeles non offriva conforto, ma amplificava il vuoto lasciato dall'incubo.
Fu allora che il telefono squillò, strappandola ai residui del terrore notturno.

Era Liv Morgan, la sua migliore amica, la cui voce si frammise tra i singhiozzi di Ally.

"Ally, cara, mi dispiace davvero tanto," iniziò Liv, la sua voce un misto di preoccupazione e calore.
"Non avrei mai dovuto lasciarti all'oscuro riguardo al Triple Threat. Perdonami, per favore."

Alisson cercò di articolare una risposta, ma un altro singhiozzo le soffocò le parole.
Liv, d'altronde, con una voce che divenne un punto di riferimento nel buio, insistette.
"Sei la lottatrice più forte che conosco, e... amore, cosa sta succedendo?"

"Ho... ho avuto un incubo... non riesco... a respirare," riuscì a dire Ally, mentre i singhiozzi la assalivano senza tregua.

"Sono qui per te," disse Liv, la sua voce ora piena di paura e preoccupazione. "Vuoi che prenda il primo volo per Los Angeles?".
Non era la prima volta che le capitava di vivere tali momenti.

"No, va bene... resta al telefono... solo per un po'." sussurrò, cercando conforto nella presenza telefonica della sua migliore amica.

Ogni singhiozzo le sembrava come un colpo al petto, ogni respiro un'impresa.
Liv, dall'altra parte del telefono, cercava le parole giuste per attraversare la distanza che le separava.

"Respira con me, Ally," La sua voce era calma e costante.
"Inspira... ed espira. Sono qui con te, non sei sola."

Lentamente, il nodo di panico iniziò a sciogliersi.
"Grazie," mormorò, la voce ancora tremante ma più forte.

"Ricordi quando eravamo ad NXT e ti sei persa durante quella corsa notturna? Quella stupida sfida che si erano inventati dopo la puntata.." chiese Liv, un sorriso nella voce.
"Eri terrorizzata, ma poi ti ho trovata, e abbiamo passato la notte a guardare le stelle, dimenticando il mondo."

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