Capitolo 14

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Messaggio da Joseph 15:04: Dimentichiamoci di quello che è successo ieri sera. E' stato uno sbaglio.

Leggeva e rileggeva quel messaggio da circa dieci minuti.

Era ancora lì, con il telefono in mano, fissando quelle parole che sembravano bruciare lo schermo. "Dimentichiamoci di quello che è successo ieri sera. E' stato uno sbaglio." Come poteva Joseph pensare che sarebbe stato così facile? Che tutto ciò che era accaduto potesse essere cancellato con un semplice messaggio?

Con un sospiro, mise giù il telefono e si lasciò cadere sul letto, con la mente piena di pensieri e il cuore pesante.

La stanza era silenziosa, l'unico suono erano le voci di sottofondo che c'erano nella sua casa.
Si era addormentata, cercando di sfuggire ai pensieri che la tormentavano. Ma il sonno non era stato un rifugio; un incubo l'aveva catturata nelle sue spire.

Ally si trovava al centro di un ring, circondata da una folla oscura che non aveva volti, ma solo voci. Le luci sopra di lei erano accecanti, e ogni volta che cercava di guardare verso il pubblico per cercare Joseph, le luci diventavano ancora più intense, quasi a voler bruciarle la vista.

Era lì, dall'altra parte del ring, ma ogni volta che lei faceva un passo verso di lui, si allontanava, lasciando dietro di sé solo un'ombra e il suono di un biglietto che si strappava.
La voce di Joseph risuonava nell'arena, "E' stato uno sbaglio," e ogni ripetizione era come un colpo che la colpiva direttamente al cuore.

Ally cercava di lottare, di raggiungerlo, ma più si sforzava, più il ring si trasformava in un labirinto di corde che la intrappolavano. Ogni volta che riusciva a liberarsi, un nuovo set di corde la legava ancora più stretta, e la voce di Joe diventava più lontana.

All'improvviso, il ring si trasformò nel letto in cui avevano dormito insieme, e lei poteva sentire di nuovo il calore dell'uomo accanto a lei. Ma quando si girava per abbracciarlo, trovava solo un biglietto sul cuscino: "Scusami, sono dovuto scappare. Problemi." Era la stessa scritta che aveva visto al suo risveglio, ma in questo incubo, ogni parola era come un peso che la spingeva giù, più in profondità nel materasso, finché non riusciva più a respirare.

Con un sussulto, si svegliò, il cuore che batteva all'impazzata, il respiro affannoso.
La luce del pomeriggio filtrava debolmente attraverso le tende, ma non riusciva a scacciare l'oscurità del suo incubo. Si sentiva sbagliata, errata, come se l'errore di una notte avesse lasciato un'impronta indelebile sulla sua anima.

Un rumore alla porta la fece sobbalzare. Era suo padre, che era venuto a controllarla.
"Tutto bene?" chiese con una voce carica di preoccupazione.

Lei annuì, ma le lacrime che le rigavano il viso dicevano il contrario. Lui si sedette accanto a lei, l'abbracciò e la cullò dolcemente.
"Gli incubi non possono farti del male," le sussurrò. "Sono solo sogni, e i sogni finiscono sempre. Sei al sicuro qui, con me."

Le parole di suo padre erano un balsamo, e lentamente, la presa dell'incubo iniziò a svanire. Si appoggiò a lui, trovando conforto nel calore della sua presenza, e per la prima volta da quella mattina, si sentì un po' meno persa.

"Non capisco cosa sia sbagliato in me.." Aveva sussurrato, il cuore che si stava riprendendo tornando a battere ad un ritmo non troppo accelerato.

"Mia figlia, sbagliata? Nah, ti stai sbagliando." Un abbraccio aveva terminato quella frase.

Rimase avvolta nell'abbraccio di suo padre per qualche minuto, cercando di assorbire la sicurezza che le sue parole le trasmettevano.
"Forse hai ragione," disse infine, con una voce ancora tremante.
"Ma non riesco a smettere di pensare a tutto ciò che è successo." Non avrebbe detto al grande 'Stone Cold' Steve Austin che quella notte aveva dormito con colui che più lo odiava, ma sperava avrebbe capito.

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