Capitolo 18

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"Io non credo nel destino.. credo in Voi"

Si narra che l'imperturbabile quiete che avvolge l'ambiente prima dell'arrivo di una tempesta, così come il sereno che segue il suo passaggio, siano momenti di straordinaria pace che lasciano l'animo umano in uno stato di profonda riflessione.

Quella mattina, Alisson si svegliò avvolta in una sensazione nuova. Non era sola tra le morbide coperte del suo letto; due braccia le stringevano delicatamente i fianchi, in un abbraccio che univa i loro corpi in un'intimità mistica e profonda.
Era un risveglio dolce e inaspettato, un momento di connessione silenziosa che sembrava sospendere il tempo, mentre la luce dell'alba filtrava timidamente attraverso le tende, accarezzando la stanza con toni caldi e rassicuranti.
Mentre il silenzio della mattina avvolgeva la stanza, Alisson rimase immobile, consapevole di ogni respiro che si intrecciava con quello dell'altro.

La presenza accanto a lei era rassicurante, un porto sicuro in un mare di incertezze quotidiane, così le sembrava in quel momento, almeno. Con gli occhi ancora chiusi, si lasciò cullare da quella dolcezza, un sentimento che aveva dimenticato potesse esistere dopo la sua ultima relazione.
Fuori, il mondo iniziava a risvegliarsi, ma lì, nel tepore di quell'abbraccio, il tempo sembrava essersi fermato, regalando loro un'eternità in un istante.

La rossa aveva appoggiato una guancia sulla sua mano, osservando con un po' più di sollievo la figura che la stava abbracciando.
Sorrise involontariamente, accarezzando con due dita i lineamenti del suo volto. Era bello, incredibilmente bello. Così inerme al suo fianco, con la bocca leggermente aperta e i lineamenti distesi.

Avrebbe voluto imprimerlo nella sua mente per l'eternità.

D'improvviso, la presa sui suoi fianchi divenne più forte. Joe stava emergendo dal sonno, i suoi occhi si aprirono lentamente, incontrando quelli di lei, pieni di un'affettuosa curiosità.
"Ma buongiorno." La voce roca dell'uomo le provocò tali brividi da non riuscire a farle formulare una singola frase. Quel sorriso, che si era formato sulla labbra di lui, era decisamente il più bello che avesse mai visto.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua?" Scherzò lui, toccandole una guancia con una delle sue grandi mani.
"No..." Aveva risposto di rimando la giovane donna, posando un delicato e dolce bacio sulle sue labbra. Tanta intraprendenza che quasi la fece spaventare.

Era una sensazione nuova e profondamente confortante, quella di non essere sola al risveglio.
Non c'era fretta di alzarsi, nessun impegno che li aspettava. Smackdown era lontano, le rivalità anche.
Solo loro due, il silenzio rassicurante e il battito sincronizzato dei loro cuori. Era l'inizio di qualcosa di bello, ne erano entrambi consapevoli, anche se nessuno dei due aveva ancora trovato le parole per dirlo.

"Buongiorno."

Joe, con un movimento pigro, si era girato verso di lei, lasciando che le sue mani esplorassero il contorno del suo viso, come se volesse memorizzare ogni curva e ogni angolo con la delicatezza di un artista.

"Sei reale?" mormorò lui, con una voce ancora impregnata di sonno e stupore.

Ally non poté fare a meno di ridere, un suono cristallino che riecheggiava nella quiete della stanza.
"Più reale di quanto tu possa immaginare," rispose, mentre i suoi occhi brillavano di una luce giocosa.

Si erano trovati in un momento in cui entrambi avevano smesso di cercare, eppure, come due pezzi di un puzzle che si incastrano perfettamente, avevano scoperto un'intesa che andava oltre la semplice attrazione fisica.
Era come se le loro anime avessero dialogato in silenzio per anni, attendendo solo il momento giusto per incontrarsi.

Alisson e Joe, una volta divisi da un odio incomprensibile, ora si trovavano uniti da un filo invisibile di comprensione e preoccupazione.

Mentre si alzavano dal letto, i ricordi della sera precedente aleggiavano tra loro come un delicato profumo. Lui aveva aperto il suo cuore, mostrando una vulnerabilità che lei non avrebbe mai immaginato potesse esistere dentro quell'uomo così grande.
Le sue confessioni sulla malattia, sul timore di doverla affrontare nuovamente, avevano scosso qualcosa dentro il suo animo, qualcosa che andava oltre la sorpresa o la pietà.

"Ti senti meglio stamattina?" chiese Alisson con una voce carica di una cura genuina, mentre i suoi passi la portavano verso la cucina al fianco di Joe.

Lui si limitò ad annuire, ma il suo sguardo era più eloquente di mille parole.
"Grazie a te," rispose, "mi sento... meno solo."

Il bacio che avevano condiviso era stato un sigillo, un patto silenzioso che li legava in una lotta comune contro i fantasmi del passato e le incertezze del futuro.
Non era stato un gesto di passione sfrenata, ma piuttosto un incontro di anime, un riconoscimento reciproco di forza e fragilità.

Mentre preparavano la colazione insieme, ogni movimento era carico di una nuova consapevolezza.
Il rumore del caffè che colava nella moka, il tintinnio delle posate, il fruscio dei loro movimenti.. tutto sembrava raccontare la storia di come quei due si erano uniti, di una tregua che forse avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di più duraturo.

"Non so cosa ci riserverà il futuro," disse Joe, mentre versava il caffè nelle tazze, "ma so che affrontarlo con Liv.. con te... lo rende meno spaventoso."

Alisson lo guardò, vedendo in lui non più l'avversario di un tempo, ma un compagno, un alleato.
"Qualunque cosa accada," rispose, "puoi contare su di me..."

E in quel semplice scambio di promesse non dette, in quel gesto quotidiano di condividere una colazione, si celava la possibilità di un cambiamento, di un sentimento che stava lentamente germogliando tra loro, pronto a fiorire nonostante ogni avversità.

Mentre condividevano la loro colazione in un silenzio carico di nuove promesse, il telefono di lei iniziò a vibrare sul tavolo. Con un rapido sguardo allo schermo, Alisson riconobbe il numero di suo padre.
Il cuore le balzò in gola; non era comune che lui la chiamasse così presto.

"Pronto?" rispose, cercando di mantenere la voce neutra, mentre con un gesto della mano indicava a Joe di rimanere in silenzio.

"Tesoro, come stai? Passato bene questo fine settimana in casa?" La voce di suo padre era inconfondibile, quel timbro profondo che aveva riecheggiato in innumerevoli arene durante la sua carriera leggendaria.

"Sto bene, papà," disse lei, cercando di nascondere l'agitazione. "E tu?"

"Oh, non potrei stare meglio! Ho una notizia fantastica per te," esclamò lui, l'entusiasmo trasparente nella sua voce. "Hanno deciso di chiamarmi come commentatore per la prossima puntata di Smackdown, e indovina un po'? Sarò lì per il tuo match contro Liv Morgan!"

Il cuore di Alisson si fermò per un istante. La prospettiva di avere suo padre lì, commentando il suo match contro la sua migliore amica, era qualcosa che non aveva mai osato sperare.

"Wow, davvero? Questo è... incredibile, papà!" riuscì a dire, mentre un sorriso involontario le si dipingeva sul viso.

"Sì, sarà uno spettacolo da non perdere. E voglio che tu sappia che sarò il tuo più grande tifoso, come sempre," continuò lui, il tono pieno di orgoglio paterno.

"Non vedo l'ora," disse Alisson, sentendo un misto di eccitazione e nervosismo. "Grazie, papà. Significa molto per me."

Dopo qualche altro scambio di convenevoli e incoraggiamenti, Alisson riattaccò il telefono, il cuore ancora in subbuglio per la notizia. Si voltò verso Joe, che l'aveva osservata con una curiosità affettuosa.

"Era mio padre," spiegò lei. "Sarà il commentatore del mio prossimo match."

Joe annuì, comprendendo l'importanza di quel momento.
"Deve essere un onore avere 'Stone Cold' Steve Austin al tuo fianco," disse, offrendole un sorriso di sostegno, con però una punta di amarezza.

"Sì, lo è," rispose Alisson, "ma ora ho anche te.. e spero che un giorno tu potrai finire questo tuo odio verso di lui."

"Non lo odio... un giorno.. un giorno.." Aveva bisbigliato, alzandosi per poi sorriderle a pochi centimetri.

"Un nuovo giorno. Un nuovo tempo."

Con la promessa di un giorno pieno di nuove possibilità, Alisson e Joe finirono la loro colazione, pronti ad affrontare insieme qualsiasi sfida il destino avesse in serbo per loro.

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