Capitolo 16

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"Uccellino.."

Ally uscì dal bagno, il cuore ancora in tumulto. Quel confronto con Joseph l'aveva scossa, risvegliando ricordi e sentimenti che credeva sepolti da giorni.
La musica continuava a suonare, ma il ritmo non riusciva a placare la tempesta dentro di lei.

Corse attraverso la folla, ignorando gli sguardi curiosi. Joseph era sparito, ma Ally non poteva lasciarlo andare così facilmente. Aveva bisogno di risposte, di chiarezza. Lo trovò in mezzo alla pista, che cercava di uscire da lì.

La giovane prese la mano di Joseph, bloccandolo. Lui rimase immobile, e Ally notò i brividi sulle sue braccia muscolose.
"Joseph..." sussurrò Ally, gli occhi imploranti. "Ti prego. Parlami." La preoccupazione era decisamente aumentata in pochi attimi.

Joseph la guardò, gli occhi scuri e tormentati. "Ally," disse, la sua voce in un sussurro. "Non so cosa fare. Ho paura e non voglio farti del male."

In mezzo a quella pista, i due non potevano far altro che confondersi con la folla. Lui la cinse per la vita, toccando una delle guance calde e sorridendole. Fu quasi un gesto in segno d'arresa.
Il cuore di entrambi batteva all'impazzata mentre si riscaldavano in quell'abbraccio. Era come se il tempo si fosse fermato, e tutto ciò che contava fosse lì, tra loro due. Tutto ricordava la notte che avevano passato, così come i loro cuori che battevano all'unisono.

Ally annuì, gli occhi lucidi mentre attendeva. "Non mi farai del male... se mi spiegherai cosa succede... Ti lascerò in pace dopo questo lo giuro."

Joseph la guardò, e nei suoi occhi c'era una mescolanza di emozioni. Ci pensò su, facendo incontrare i loro oceani in tempesta.
"Non voglio che mi lasci in pace.
Ho paura che sia tornata. Il mio male... io ho paura," disse, la sua voce bassa e un pollice che accarezzava la pelle candida della donna difronte a lei. "E non voglio smettere di combattere... ma non voglio che tu ti preoccupi per me."

Ally rimase senza parole. La malattia che aveva segnato la sua storia, che aveva unito tutto il mondo del wrestling in un momento di dolore e sostegno incredibile. Joseph era preoccupato e ora anche lei.

"Dio... Joe... io... perché credi che sia tornata? Cosa c'entra con la notte che abbiamo passato?"

"Quella notte... mi sono sentita male. Non volevo svegliarti. Sudorazione esagerata, male alle ossa, credo di avere avuto la febbre... il panico mi ha preso... Sono corso in ospedale... Sto aspettando ancora i risultati."

La musica li accompagnava, mentre le loro orecchie erano catturate solo dal suono delle loro voci. Lei, in un gesto estremamente consolatorio, lo strinse ancor di più al suo corpo, poggiando la sua testa nell'incavo del collo del ragazzo.
"Dovevi dirmelo. Ti avrei accompagnato."

"Ally, mi odiavi la sera prima... ed io odiavo la situazione. Immagina come potevo sentirmi." I due ridacchiarono, togliendo un po' di serietà in quel momento. I loro sentimenti erano totalmente cambiati da un momento all'altro. Da una realizzazione che quasi l'aveva spaventata.

"Era una cosa importante. Ti avrei ascoltato... mi avresti ferita di meno.. credevo.. non ti fosse piaciuto nulla." Lo sguardo della ragazza cadde sui suoi piedi, prima che una mano le tirasse su il mento, con espressione seria.

"Perdonami..."

Gli occhi spalancati, Ally tornò in una posizione dove potesse osservarlo meglio. Joseph si era scusato con lei ed ora la rivelazione del dramma aveva provocato in lei un serio sentimento di pentimento, verso gli insulti che aveva tirato all'uomo.

"Perdonami. Ho anche chiamato Liv. Le ho raccontato della notte... Poi in giornata le ho raccontato della visita. Le ho chiesto di venire a prenderti."
Le guance di lei si colorarono di poco, ma fortunatamente la luce nascose tale colorito. Quindi le attenzioni che lei non credeva fossero esistite quel giorno, c'erano state?

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