Capitolo 23

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"Tu... non c'eri più.."

L'oscurità della notte era spezzata solo dai lampi intermittenti delle sirene.
Il rombo del motore ruggiva come un predatore in caccia, mentre l'ambulanza sfrecciava tra le strade deserte.
Ogni curva presa a velocità sembrava un salto nel vuoto, un tuffo nell'ignoto.

Il cuore le batteva all'impazzata, un tamburo incessante che scandiva il tempo inesorabile. Le mani dell'autista tremavano sul volante, sudate e fredde come il ghiaccio. Ogni secondo che passava era un'agonia, un passo più vicino o più lontano dalla salvezza.
Quel filo di cui sua nonna parlava tanto ora era teso, ma non per lei...

Dietro le quinte della puntata di Raw, il caos regnava sovrano.
L'aria era carica di tensione, i volti contratti dalla paura. L'ambulanza era stata chiamata in fretta e furia, e ora correva contro il tempo.
L'ospedale appariva all'orizzonte, un faro di speranza e terrore. La paura di non arrivare in tempo era un'ombra che avvolgeva ogni pensiero, ogni respiro.

Il destino pendeva da un filo sottile, pronto a spezzarsi al minimo errore.

L'ambulanza si fermò bruscamente davanti all'ingresso dell'ospedale. Le porte posteriori si aprirono con un clangore metallico, e i paramedici scesero rapidamente, tirando fuori la barella. La corsa verso il pronto soccorso era frenetica, un vortice di luci e suoni che sembrava avvolgere tutto.

Camminava accanto alla barella, il cuore ancora in gola. Ogni passo rievocava il momento in cui Joe si era sentito male.
All'improvviso, era impallidito, il suo volto aveva perso ogni traccia di colore. Le era quasi svenuto addosso, e lei aveva sentito i suoi muscoli irrigidirsi, tesi come corde di violino.
La paura l'aveva colpita come un pugno nello stomaco. Aveva gridato per chiedere aiuto, richiamando l'attenzione di suo padre che stava andando a trovarla, e in pochi istanti l'ambulanza era stata chiamata. Ora, mentre correvano verso le porte del pronto soccorso, ogni secondo sembrava un'eternità. Le mani di Joe erano fredde nella sua, e lei poteva sentire il suo respiro affannoso, un suono che le risuonava nelle orecchie come un eco lontano.

Entrarono nell'ospedale, e il personale medico prese subito il controllo. Lei rimase indietro, osservando mentre portavano Joe via, il cuore stretto in una morsa di ansia e paura.
Ogni istante era un tormento, un'attesa insopportabile. Sperava solo che fossero arrivati in tempo.

Mentre Ally osservava i medici portarlo via, sentì una mano forte e rassicurante posarsi sulla sua spalla.
Si voltò e vide suo padre con un'espressione preoccupata ma determinata. Quella notte aveva commentato il suo match e ora era lì, accanto a lei, pronto a darle il suo sostegno.

"Tesoro, andrà tutto bene," disse con la sua voce roca e inconfondibile. "I medici sanno cosa fare. Lui... è in buone mani."

La giovane annuì, cercando di trovare conforto nelle parole di suo padre.
Non sapeva ancora che lei e Joe stavano insieme.
Per anni, quei due si erano sempre odiati, litigando per ogni piccola cosa a causa dell'invidia, forse, ma qualcosa era cambiato, e ora Ally non poteva immaginare la sua vita senza di lui.

"Papà, io... io sono così spaventata," confessò, la voce tremante. "Non so cosa farei se gli succedesse qualcosa."
L'uomo la guardò negli occhi, vedendo la paura e l'angoscia che provava.

"Ally, sei forte. E Joe è un combattente. Supererà anche questa, come ha fatto altre volte.. tu... non so cosa sia successo tra voi, ma stagli vicino."
Ally si aggrappò a quelle parole, cercando di trovare la forza di cui aveva bisogno. Sapeva che suo padre aveva ragione, ma il pensiero di perderlo era un'ombra che non riusciva a scacciare.

Le ore passavano lente, ogni minuto sembrava un'eternità.
Alisson sedeva nella sala d'attesa, il cuore stretto in una morsa di ansia.
Il pensiero che Joe potesse avere di nuovo la leucemia la terrorizzava. Aveva già combattuto quella battaglia una volta, e l'idea di doverla affrontare di nuovo era insopportabile.

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