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Dadda's pov

Ok forse sono stato un po' incosciente ad andare in palestra, ma era il giorno dell'allenamento e ho fatto poco niente

Il poco che ho fatto però è stato troppo, mi fa male la schiena e soprattutto la spalla, ma la crema e il massaggio di Simone hanno aiutato un sacco.

Gli apro la porta e mentre esce gli tiro una pacca sul culo, come faccio sempre a teatro
-Dadda!- si gira di scatto, fingendo di essere sconvolto

-Scusa, la tentazione era troppa non ho resistito- chiudo la porta e lo raggiungo ridendo, facendo scivolare la mia mano nella sua.

Andiamo a piedi al ristorante, visto che è vicino a casa; teniamo le mani legate tutto il tempo in cui camminiamo e commentiamo le persone che ci passano accanto

Non vedo gli sguardi che gli anziani lanciano alle nostre mani intrecciate, o almeno mi impegno di non vederli e mettere gli insulti che ci rivolgono, a bassa voce ma che riesco comunque a sentire, in un cassetto.
Voglio godermi il nostro primo appuntamento ufficiale.

-Siamo arrivati- gli stringo la mano per farlo fermare
-È da tanto che non veniamo qua- sorride e mi bacia.

Gli tengo la porta aperta e si gira a guardarmi mentre cammina, come per ammonirmi
-Non faccio niente giuro- alzo le mani e lo seguo

-Buongiorno ho prenotato a nome Daddetta- ci accompagnano ad un tavolo per due, appartato.
Ci portano i menù e prendono i nostri ordini; ci siamo solo noi nella sala, ma dopo tutto è ancora mezzogiorno emmezza.

-Come ti senti? Hai ancora male alla spalla?- mi tende la mano sul tavolo e la prendo, lasciandole intrecciate a metà strada tra di noi

-Va tutto bene amore, smetti di preoccuparti per me- gli sorrido e nel mentre arrivano i nostri piatti, una bistecca con patate per me e un'insalata per Simone.

Passiamo tutto il pranzo a ridere e scherzare, non rendendoci conto che la sala iniziava a riempirsi e che sempre più sguardi andava alle nostre mani intrecciate e alla torta condivisa.

Quando Simone ha un attacco di ridarola che non riesce a calmare e tutti ci stanno guardando torvi, mi alzo per andare a pagare il conto

-No no Daddetton, tu hai pagato l'altra volta fai fare a me- stende il braccio tra la signora alla cassa e me
-Ti ho invitato io e pago io, tu offri il prossimo d'accordo?- mi rifiuto di farlo pagare al nostro primo appuntamento.

-Ok va bene- si tira indietro, riluttante, e mi mette una mano sulla spalla da dietro e l'altra sul petto, con fare protettivo

Non capisco perché si stia comportando così fino a che non vedo dov'è diretto il suo sguardo infuocato

-Simo- lo riprendo scherzosamente, dandogli una gomitata nel fianco appena usciamo
-Che c'è? Non smetteva di guardarti quella! Ti stava mangiando con gli occhi-

Incrocia le braccia sul petto e fa una faccia offesa
-Cosa sbuffi che sembri Riccardo quando ride- riesco a farlo sorridere

Lo faccio fermare
-Sai che io sono solo tuo vero? Non hai bisogno di essere geloso perché guardo e guarderò solamente te- mi prende una guancia con la mano e mi bacia lentamente

-Ok ora va meglio- sta sorridendo, e mentre camminiamo intreccia i nostri mignoli insieme

-Sai, stavo pensando- ha l'aria da pirla mentre cerca di fare il vago, tirando un calcio ad una pietra per farla rotolare più avanti e calciarla ancora, come se fosse una palla.

-Per il nostro prossimo appuntamento ti va di andare a Napoli?- mi guarda speranzoso
-Certo, ho fatto una promessa ad Anna dopotutto-

-Già a chiamarla per nome sei?-
-No beh, cioè, sì, ma.. per la ricetta-
-Sto scherzando, è carino che la chiami per nome- mi interrompe prima che inizi a dire cose alla rinfusa.

le stelle nei tuoi occhi l Dadda x AwedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora