Epilogo.

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Dadda's pov

Non riesco a capacitarmi di quanto passi veloce il tempo: un attimo prima sei sull'aereo per andare a conoscere i tuoi figli per la prima volta, e l'attimo dopo hanno già tre anni e corrono per il parco

-Oh Dadda, com'è che non sapevi quale fosse biologicamente tuo figlio tra i due? Michael é te in miniatura- mi fa Riccardo, seduto accanto a me su una panchina mentre guardiamo i bambini giocare

Effettivamente ha ragione, Michael, con i suoi capelli ricci e scuri e gli occhi chiari, è uguale a me sia di aspetto che di carattere

È molto timido e fatica ad allontanarsi da noi, ma quando lo fa è il bambino più gioioso col suo sorriso adorabile.
E poi, ha una spiccata preferenza
per Simone, cosa che ho anche io.

-Non lo so non era così evidente un anno fa- mi stringo nelle spalle, rispondendogli
-Ma se quando ha preso in mano la piccola chitarra di Bryan è riuscito a fare i primi accordi della vostra canzone- mi spinge per una spalla, ridendo

-Eeee esagerato li avrà sentiti da me, e poi deve per forza essere bravo nelle arti, è figlio mio e di Simone- lo prendo in giro.

-Papà Dan- mi giro alla voce di mia figlia che mi chiama
-Si tesoro?-
-Facciamo la corona di fiori?- Zaira si dondola avanti e indietro, sorridendomi con le mani dietro la schiena

-Ma certo principessa- mi giro a guardare Riccardo che mi fa segno di andare

-Ecco dammi la mano, che fiori vuoi?- mi incammino mano nella mano con mia figlia, scegliendo quali fiori stiano meglio con la sua maglietta rosa.

Onestamente non so come ho fatto a non accorgermi della somiglianza con Simone, i capelli marrone scuro e gli occhi nocciola, oltre alla risata facile e il cacciarsi nei guai, erano un enorme suggerimento

Facciamo cinque corone di fiori e torniamo da Riccardo, che sta giocando a pallone con Bryan e Michael

Zaira passa dall'uno all'altro distribuendole, tornando da me con l'ultima corona per farsela mettere.

Quando torniamo a casa ognuno di noi ha una coroncina di fiori in testa, e né io né Riccardo ci siamo potuti opporre

-Oh Ricciardo a domani, esplorazione di un manicomio sta volta?- lo saluto quando arriviamo sotto casa loro

-No una fabbrica!- urla Bryan, togliendosi il ciuffo di capelli biondo scuro dagli occhi
-Mi dispiace Dadda, ma il signorino vuole una fabbrica e andremo in una fabbrica-

Rido e abbraccio Riccardo prima di lasciarli salire
Entriamo nel nostro palazzo e, arrivati davanti alla porta di casa, mi abbasso in ginocchio per essere alla loro altezza
-Chi vuole fare uno scherzo a papà Simone?- li prendo in braccio mentre urlano insieme 'Io!'.

BONUS (piccola cosa che mi sembrava divertente)

Papaya's pov

Sono in questa casa da anni, e devo dire che non mi dispiace affatto.

Quello alto, che si chiama Simone ed è il mio umano preferito, sono mesi che non mi prende e mi accarezza come faceva una volta, ma non me ne dispiaccio affatto: quando lo faceva sembrava stare male e mi piace aiutarlo

Anche se il maggior aiuto non l'ho dato io ma Dadda, o Daniel da quanto ho capito, stando vicino a Simone

Era sempre lui a portarmi nello zaino con loro, e quando io non bastavo a tranquillizzarlo c'era lui a tenergli la mano e stringerlo in un abbraccio confortandolo, pure quelle poche volte in cui Simone piangeva.

Sono sempre spaventato quando uno dei piccoli umani mi prende in mano, una volta ho rischiato di essere pucciato nella tempera viola da Zaira, quella con i capelli lunghi e mossi, ma per fortuna Simone mi ha tirato via in tempo.

le stelle nei tuoi occhi l Dadda x AwedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora