Bene bene, finalmente scrivo di questo uomo meraviglioso. La nostra green flag per eccellenza👀 Avevamo bisogno di una boccata d'aria fresca, specialmente perché le mie storie tendono spesso a essere drammatiche e intense. Mi rendo conto che questo può renderle pesanti a volte.
E proprio per questo...
Enjoy!
|𝐔𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐨 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝟕| [𝙽𝚊𝚗𝚊𝚖𝚒 𝙺𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚡 𝚁𝚎𝚊𝚍𝚎𝚛]
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Dire che eri nei pasticci era dire poco.
La mani si agganciavano alle maniche delle tua giacca, strofinando a disagio i palmi di volta in volta. La testa bassa, le tue piccole spalle tremolanti, la gamba balbettante che non trovava pace da almeno mezz'ora.
Essere richiamata il primo giorno di lavoro era qualcosa di nuovo per te; Certo, perché non avevi mai lavorato in vita tua.
Quindi eccoti lì, seduta fuori dall'ufficio del "capo", con una terribile ansia a logorarti il petto.
Lavorare come "segretaria Jujutsu", era qualcosa a cui tuo padre teneva molto. Era un signorotto ben conosciuto ai piani alti, e riteneva che la sua amorevole figlia, priva di poteri rilevanti, non avesse nessuna utilità se non quella di essere una misera segretaria. Sperava solo saresti stata almeno la segretaria di qualche stregone importante... Ma a giudicare il tuo primo giorno di lavoro, beh... Forse sarebbe stato solo molto deluso di te.
«Signorina, Lo stregone di primo livello a cui è stata assegnata la sta aspettando dentro l'ufficio numero 7». Ti eri alzata di scatto, mentre lo sguardo della segretaria ti seguiva quasi dispiaciuto.
Avevi camminato metallicamente verso l'ufficio, mentre il tuo cuore sembrava stesse per esplodere.
Ti eri fermata, come un soldatino, proprio davanti la porta in legno. Avevi guardato la targhetta metallica e il numero 7 in grassetto.
Dio, non eri fatta per queste cose, non eri fatta per provare tutta questa ansia.
Ti eri sistemata i capelli, aggiustando il colletto della camicia e il cravattino che ti era stato dato in dotazione.
Avevi fatto un respiro profondo, e poi, con non sai nemmeno te che coraggio, avevi bussato alla porta. Erano stati due tocchi appena udibili, tanto più che ti eri chiesta come avrebbe mai potuto, chi si trovava dentro, sentirti e concederti di entrare.
«Avanti».
Sì, era ciò che avevi fatto, ma lo avevi fatto prima che lui dicesse "avanti".
L'uomo era seduto nella comoda sedia del suo ufficio, ben vestito, con occhiali da vista, che stava riponendo proprio in quel momento accuratamente e ordinatamente nella scrivania.