Aiuto, che super capitolone da più di 8000 parole 💀 La seconda parte di questa storia non sarebbe dovuta uscire, ma qualcuno di voi sembrava contento di conoscerne il seguito.
Era già stata scritta da qualche mese, ma essendo veramente troppo esplicita, non mi ero sentita di condividerla su questa piattaforma 💔
Ad ogni modo, ricordate, è una storia horror, concentrata su elementi sessuali e piccoli viaggi introspettivi della lettrice.
Contiene elementi gore, scene di violenza, brutalità e manipolazione.
Naturalmente, prima di leggere il secondo capitolo, passate a leggere il primo!
Buona lettura 🔥
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𝐋𝐚 𝐥𝐢𝐧𝐠𝐮𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐝𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨 |Seconda parte| •
Era nato come qualcosa che non amavi, un intruso piantato nel tuo grembo senza il tuo consenso. Il suo arrivo ti aveva sconvolto la vita, capovolgendo ogni certezza e riempiendoti di un terrore che ti divorava l'anima. Come avresti dovuto comportarti? Cosa avresti dovuto fare? Non solo come donna, ma soprattutto come madre?
Era un dilemma che ti aveva tenuta sveglia per notti intere. L'inizio era stato segnato da segnali inequivocabili: nausee mattutine, un'insolita sensibilità ai cibi, il ciclo che non arrivava. Non eri un'esperta, ma sapevi bene cosa volessero dire quei sintomi. Ogni giorno che passava confermava la tua paura: eri incinta.
La consapevolezza di essere gravida ti aveva spinto in un abisso di disperazione. Avevi pianto tanto, ogni notte, ogni mattina, ogni volta che eri sola. Le lacrime erano l'unico modo per esprimere il tuo dolore, un fiume in piena che non potevi arginare. Durante le funzioni religiose, scappavi improvvisamente, sopraffatta dalla nausea e dall'odore dell'incenso che ti avvolgeva come una coltre soffocante.
Ryomen, il diavolo che ti aveva legata a sé con catene invisibili, ti aveva tratta nella sua tela prima che tu te ne accorgessi. Non potevi fare nulla per spezzare quel legame. Avevi persino sperato in un aborto spontaneo, ma quando quei pensieri oscuri si affacciavano alla tua mente, la voce del diavolo tornava come un eco lontano.
«Una serva di Dio che pensa all'infanticidio?»
Quella voce ti gelava il sangue nelle vene, facendoti rabbrividire in tutto il corpo. «Se oserai fare una cosa simile, nemmeno il tuo Dio potrà salvarti quando tornerò per te».
Era una minaccia diretta, e tu, spaventata, ti sentivi abbandonata e senza via d'uscita. Non avevi avuto il coraggio di prendere quel mix di farmaci che avevi preparato con tanta cura, sperando che potessero porre fine al tuo incubo. Ogni volta che cercavi una soluzione, la paura ti paralizzava.
