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|𝐋'𝐎𝐦𝐛𝐫𝐚| Seconda parte
Il senso di pressione sulla nuca ti faceva rizzare tutti i peli delle braccia, un brivido gelido che correva lungo la schiena come un avvertimento primordiale. Era come se l'ombra del pericolo si annidasse ancora nei tuoi pensieri, nonostante sapessi che lo stalker era stato finalmente braccato e assicurato alla giustizia.
Non sapevi spiegarti perché, ma quella sensazione di minaccia continuava a perseguitarti, insinuandosi nei momenti di quiete e nei sogni più segreti. Forse era l'eco dei suoi messaggi, dei suoi gesti inquietanti che avevano scavato un solco profondo nella tua mente. Anche se razionalmente sapevi di essere al sicuro, emotivamente non riuscivi a scrollarti di dosso la paura.
Dovevi ringraziare tua mamma per questo, per quella costante apprensione che le era propria e che ti aveva trasmesso come un'eredità inevitabile. La sua ansia verso qualsiasi cosa, la sua preoccupazione incessante, si erano radicate in te, diventando una parte di te stessa. Una parte che odiavi, che consideravi tra le peggiori.
Un messaggio ti fece sussultare appena, eri lungo la strada di casa, ed erano appena le dieci di sera.
Avevi portato il telefono davanti lo sguardo, solo per rimanere terrorizzata.
SCONOSCIUTO: Ciao, topolino.
Avevi battuto le palpebre più volte, incapace di credere a ciò che stavi vedendo. La familiarità di quel nomignolo ti colpì come un pugno allo stomaco. Nervosa, avevi digitato una risposta.
SCONOSCIUTO: Sei molto bella questa sera, mi sei mancata tanto.
Ti si era gelato il sangue. Stringesti il telefono nel palmo, il terrore nei tuoi occhi mentre osservavi gli angoli più bui della strada. Le tue dita tremavano mentre scrivevi.
Se è uno scherzo, vedi di andare a fanculo alla svelta.
L'agitazione era palpabile, e iniziasti a camminare più velocemente, il cuore martellante nel petto. Non poteva essere lui, non era assolutamente possibile. Lui era in carcere. Questa era solo una coincidenza maledetta.
Il telefono vibrò di nuovo, la risposta arrivò quasi istantaneamente.
SCONOSCIUTO: Nessuno scherzo, topolino, perché dovrei scherzare?
Avevi tremato ancora di più, la rabbia e la paura mescolate insieme. A questo mondo è pieno di idioti a cui piace fare questo genere di scherzi, avevi risposto, cercando di convincerti che fosse solo un brutto tiro.
SCONOSCIUTO: Hai ragione, ci sono un sacco di squilibrati in giro, ma chi tra tutti ti chiamerebbe topolino?
Le tue dita si fermarono a mezz'aria, gli occhi fissi sullo schermo. I passi si fecero frenetici, il cuore in tumulto. Le lacrime iniziarono a riempirti gli occhi. Non è vero, avevi sussurrato con un filo di voce, sperando disperatamente che fosse solo un incubo.
