IO VAMPIRO

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Sono a dir poco passati di moda questi abiti, ma chiunque ha arredato la cabina armadio, ammetto che ha buon gusto, infondo anche gli abiti se pur fuori moda sono incantevoli

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Sono a dir poco passati di moda questi abiti, ma chiunque ha arredato la cabina armadio, ammetto che ha buon gusto, infondo anche gli abiti se pur fuori moda sono incantevoli. Opto per il completo blu e devo ammettere che mi sta da dio. La camicia ricade morbida sul mio petto scolpito, che ho inserito nei pantaloni, mostrando la vita stretta, questi si adagiano perfettamente al culo sodo che mi ritrovo. Com'è che si dice, "un culo che riempie mezza mano è un culo piatto, se la riempie tutta è un culo nella norma, ma se come il mio ne riempie due è un culo da urlo". Decisamente il mio lo è.

 Lascio la camera solo dopo aver ammiccato al mio riflesso impeccabile. Sì, ammetto che sono un po' vanesio, ma ehi, chi non lo è almeno un po'. Mi dirigo verso il salotto, dove precedentemente Nam mi ha detto mi avrebbero atteso, di raggiungerli appena pronto, con la speranza di non perdermi in questo labirinto di stanze, impaziente di sapere cosa è accaduto in quel vicolo, loro cosa sanno e cosa c'entro io con questi esseri, che di umano hanno ben poco.

 Una melodia mi desta dai pensieri, riconosco lo strumento, sono certo che si tratta di un violino, mi domando chi riesce a suonarlo in modo prodigioso. Preso dalla curiosità lascio che le note mi facciano strada. Sono forse in un sogno? Se è così non voglio svegliarmi, mai visto niente di più bello e magico. Mi ritrovo in una grande stanza a vetro, ornamentata da piante e fiori che emanano un profumo piacevolmente rilassante, il pianoforte dà un tocco di eleganza alla stanza, al suo fianco, seduto sulla poltrona, una visione, un uomo in abito bianco, il papillon slacciato, lo rende particolarmente sexy, è avvolto da una scia di luce brillante. Sembra danzare insieme al violino, i movimenti sono leggeri, soavi, eleganti, sembra volare leggiadro. Ogni cosa in questa stanza perde forma, tutto rallenta, tranne il mio cuore, scalpitante nel petto, quasi mi esce.

 Mi abbandono anch'io sulle note di "C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA", un'opera meravigliosamente triste. Apro gli occhi non appena il motivo s'interrompe, ed è qui, in piedi davanti a me, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio, sono fissi nei miei in un'espressione corrucciata, mi guarda con un cipiglio, duro, anche se, non posso non notare la  tristezza, radicata nelle profondità dei suoi grandi e meravigliosi occhi, scorgo anche senso di colpa, mi chiedo perchè si sente così. Invece di preoccuparmi per la sua tristezza, sarà meglio preoccuparsi del mio corpo che sta avendo strane reazioni, sento le mani tremare insieme alle gambe, quasi cedono, alla vista di prorompente bellezza. Provo a dire qualcosa, ma ben poco elabora la mente rimasta sconvolta alla vista di questa divinità mostratasi a me.

 Provo a dire qualcosa, ma ben poco elabora la mente rimasta sconvolta alla vista di questa divinità mostratasi a me

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