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BLAKE

«Dai ragazzi! Aiutatemi!» disse Alex, cercando di sorreggere Alissa che era praticamente svenuta.
«Nessuno, davvero?»

Mi guardai intorno, Aaron era al cellulare, appoggiato allo schienale del Pick Up, le gambe dritte sui sedili. Aveva aspettato solo che la ragazza uscisse dalla macchina per sporcarmi i sedili con la suola delle sue Jordan.

Ethan...beh...Ethan era strano da quando eravamo in quel bagno in discoteca. Sembrava perso nei suoi pensieri, sembrava non sentire i rumori intorno a lui.

Sospirai e scesi dalla macchina, togliendo la felpa e lanciandola sui sedili posteriori, facendo sobbalzare Aaron.

«Devo andare io?» mi chiese Ethan, come se si fosse risvegliato da un sonno lungo ore «Tu la odi.» fece spallucce.

Negai e indicai Aaron «Tieni d'occhio quello lì, noi arriviamo subito.» chiusi la portiera e mi diressi verso Alex e Alissa.

«Comunque se l'avessi presa in braccio ce l'avresti fatta anche da solo.»

Il mio amico alzò gli occhi al cielo e si abbassò per alzare lo zerbino.

Un classico.

Penso che l'unico a non tenere le chiavi di riserva sotto lo zerbino sia io.

«Tienila.» mi ordinò.

Sbuffai scocciato e mi misi il braccio di Alissa intorno alle mie spalle.

Sapeva di buono. Il suo profumo era ciliegia mista a mojito. Quasi mi girava la testa.

«Che schifo! Puzzi di erba!» mi urló contro lei, tentando di allontanarsi da me, ma la mia presa sui suoi fianchi era salda, e si saldava sempre di più.

«Scusi, principessina. Non volevo turbarla.»

La porta di casa si aprì e Alex mi incenerí con un'occhiataccia. Non la capii. Non avevo fatto nulla.

Alex si mise l'altro braccio di Alissa sulle spalle e iniziammo a camminare dentro casa.

La luce era accesa, ma nella casa c'era un silenzio tombale, probabilmente i suoi genitori erano andati a dormire con la luce accesa.

La casa era grande, con le mura bianche e i dettagli dorati.
All'ingresso c'era una mensola con uno specchio, sopra di essa c'erano delle fotografie, raffiguranti lei da bambina.

«Dobbiamo portarla di sopra?» sussurrai al mio amico, sperando di non svegliare nessuno.

Alex fece per aprire bocca, ma venne interrotto da una voce proveniente dalla cucina.

«Lasciatela sul divano.»

La ragazza sobbalzò, raddrizzandosi, come per non far notare il suo stato di ebrezza. Inutile dire che perse l'equilibrio e fui costretta a tenerla su per non farle sbattere la testa sul mobile dietro di lei.

Una donna uscii dalla cucina. Era spaventosamente simile alla ragazza tra le mie braccia. Solo con quelche ruga in più e in pigiama.

«Dopo mezzanotte la porta della stanza di quella lì» indicò sua figlia «si chiude a chiave, e non è più accessibile fino a domani mattina alle 6:00.»

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