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BLAKE

«Domenica sera vi voglio a fare il tifo per me. Tutti.» scandii l'ultima parola, lanciando un'occhiata di fuoco a Ethan che nel mentre stava mangiando un panino al burro di arachidi.

«Che c'è domenica?» Alex alzò un sopracciglio, mentre il mi frugavo nelle tasche alla ricerca di un accendino.

«Ho accettato una sfida.»

«Una sfida? Con chi?» Ethan sembrava preoccupato.

«Con quello stronzo di King. Nulla di particolare.» feci spallucce, accendendomi la sigaretta.

«King? Mark King?»

«Si Aaron, proprio lui.»

«Stai parlando del tipo più stronzo e omofobo della scuola? Sei serio? E sentiamo: perché avresti accettato una sfida con lui?»

«Proprio perché è uno stronzo ipocrita,» saltai giù dal tavolo e mi voltai verso i miei amici, che mi lanciavano tutti e tre delle espressioni di predica «mio zio mi ha prestato la sua macchina da corsa. Gli ho promesso di restituirgliela senza nemmeno un graffio.»

«Non so se ne sei consapevole. Ma Aaron King è capace di ridurti la macchina in poltiglia. Io non mi fiderei.» cercò di farmi ragionare Alex, ma io avevo già deciso.

«Cazzo Blake, ragiona! Stai parlando di Mark King! Quello laggiù!» Aaron indicò un ragazzo biondo, tutto muscoli e grosso come una casa «Non stiamo mica parlando di Cody Johnson!»

«Cosa? Cosa c'entra Johnson con questo discorso?!» saltò sù Ethan. Sembrava piuttosto adirato e non me ne spiegai il motivo.

«Era per fare un esempio, Ethan. Non stiamo parlando di una persona qualsiasi, cazzo. Stiamo parlando di un armadio di due metri!»

«La velocità e l'altezza sono due cose completamente diverse.» sbuffai, facendo uscire un po' di fumo dal naso.

Che cazzo fregava a loro con chi mi sfidavo? Nei casini ci finivo io, mica loro.
In coma ci sarei andato io, non loro, se fosse andata male.

«E sentiamo la cazzata: che hai scommesso?»

Ghignai, sputanto la sigaretta e schiacciandola con la suola delle Jordan rovinate. Mi sedetti sulla panchina, davanti a Ethan.

«La sua pistola.» sussurrai per non farmi sentire dagli altri studenti che, nonostante la temperatura si stesse abbassando, andavano e venivano per il cortile.

Aaron sgranò gli occhi, seguito dal gemello che, con uno sbuffo, si alzò dal tavolo.

«Che cazzo te ne fai di una pistola? Ti sei fumato il cervello?» non avevo mai visto Aaron così serio in vita mia.

Ghignai nuovamente, mettendo le dita a formare una pistola e gliele puntai alla fronte.
«Immagina minacciare qualcuno così. Sai quanto mi gaso.»

«Si, gasati pure quanto vuoi. Sta di fatto, però, che è pericoloso. E se nel caso dovessi vincere ti vedessero in giro con una fottuta pistola? Ti sbatterebbero in galera, ecco cosa faranno.»

Anche Ethan sembrava incazzato.

Incazzati incazzati ma poi domenica saranno in prima fila, per me.

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