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ALISSA

«Di che festa parlate?» chiesi confusa, bevendo un sorso d'acqua per poi aprire i miei tramezzini, che, devo dire la verità, avevano un aspetto orribile.

«Non lo sai?» chiese a bocca aperta Amber, come se fosse la cosa più sconvolgente sentita in tutti i suoi diciotto anni.

«No, lei non ha mai prestato attenzione a queste cose. Nonostante si facessero anche quando andavamo alle medie.»

Aveva ragione Cody. Io odiavo le feste. Alle medie, soprattutto in terza, ne parlavano continuamente, ma a me non è mai importato.

Per non parlare delle feste in piscina, quelle erano proprio bocciate.

«La festa di inizio anno scolastico che organizza la squadra di football ogni anno a casa di uno di loro. Di solito del capitano, che ha il giardino con la piscina.» mi spiegò Tom gentilmente, con un sorriso sulle labbra.

Ecco, appunto.

«Ci sarai, Ali, giusto?» chiese speranzosa Summer, mentre anche Amber si voltava verso di me.

Sospirai.

Una scusa plausibile.

«Stasera non posso, avevo promesso a mia madre che avremmo guardato un film insieme.»

Sento qualcuno ridere accanto a me, Cody.

Non avevo contato questo piccolo dettaglio.

«Ali, non passi il tempo con tua madre dalla prima elementare e due giorni fa avete fatto una litigata con i fiocchi perché lei ha fatto per l'ennesima volta una scenata con un suo collega. Mi sembra un po' improbabile che da un giorno all'altro possiate riappacificarvi.»

Avevo un migliore amico che non sapeva farsi i cazzi suoi. Forse avrei potuto veramente prendere l'idea di rimpiazzarlo con una pietra, almeno non parlavano.

«Quindi è deciso!» disse Amber «Stasera veniamo a casa tua, ti renderemo bellissima!»

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E fu così che mi ritrovai davanti a una villa che come minimo costava 2.000.000 di dollari di un tizio che non conoscevo, in compagnia del mio migliore amico e di tre tizi che conoscevo da giusto quella mattina. Con addosso una maglietta nera che, fortunatamente, mi copriva la pancia, un paio di jeans e un paio di semplici scarpe da ginnastica.

La maglietta aveva le spalline abbassate e si intravedevano quelle del costume verde, che Amber e Summer mi avevano costretto ad indossare, nonostante io avessi detto loro che non avrei fatto il bagno.

E forse le stavo anche ringraziando, quella sera faceva un caldo tremendo, che quasi mi pentii di non aver indossato un paio di pantaloncini corti come quelli di Amber, ma forse era meglio così.

«Bella, vero?» mi chiese Cody, riferendosi alla villa abnorme davanti a noi.

«Dai, andiamo.» mi prese per mano, trascinandomi dentro casa, mentre gli altri tre ci seguivano.

La musica mi trapanò i timpani e l'odore di alcol mi entrò nelle narici, facendomi venire male alla testa.

Miriadi di adolescenti che ballavano e che bevevano, tra cui, credo, ci fossero anche dei primini.

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