19

43 3 6
                                    

ALISSA

Quelle nove ore volarono e mi ritrovai presto davanti la porta di Blake. Mi aveva mandato il suo indirizzo ripetendomi di non fare ritardo e bla bla bla.

Lo odio. Dubito anche che mi faccia ripetizioni di matematica!

Suonai il campanello e poco dopo venne ad aprirmi una donna mingherlina, con i capelli corti e con un vestito troppo grande per il suo corpo sottile.

«Tu devi essere l'amica di Blake!» le si illuminarono gli occhi.

Amica. Non era proprio quello il modo in cui avrei descritto la mia amicizia con Blake, dato che quando ci parlavamo ci scannavamo a vicenda ma...

«Si signora, sono io» le porsi la mano «Alissa, è un vero pia-»

«Sisi, Raperonzolo. Smettila di dire parole a vanvera e vieni.» sobbalzai non appena sentii la sua voce.

La donna si voltò e in quel momento lo vidi. Era sulla scala che portava al piano di sopra con una mano appoggiata al corrimano, aveva un paio di cuffie al collo e aveva un'espressione scocciata in viso.

«Non è mia amica, mamma. Però le piacerebbe» mi fece un ghigno, mentre io entravo in casa «grazie per averle aperto.» mi incitò a raggiungerlo sulla scala e, appena lo feci, mi strinse il polso e mi trascinò nella sua stanza.

Non ero mai entrata nella camera di un ragazzo. O meglio, ero entrata in una stanza di un ragazzo, di Cody. Ma lui era il mio migliore amico.
E contavo di non entrarci finché non sarebbe arrivato il mio momento di perdere la verginità.

Mi sedetti a terra e cominciai ad estrarre i libri dal mio zaino ma vidi che nessuno si era seduto accanto a me.

Alzai lo sguardo.

Blake era lì, con un sopracciglio alzato e le labbra piegate in un sorriso divertito, come se mi stesse per ridere in faccia.

«Cosa?» chiesi confusa.

«Hai davvero intenzione di studiare?»

«Beh... Se non ti ricordi lo faccio io. Tra due settimane abbiamo una verifica di matematica e a me non va di avere il debito a fine anno.»

Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

«Sei proprio una secchiona. C'è tempo!» prese un pacchetto di patatine dal suo armadio e si sedette accanto a me, porgendomi il pacchetto aperto.

«Vuoi?»

La mia voglia di dire si superava la mia voglia di dire no, ma stavamo parlando di Blake Davis, dopotutto.

Chi mi dice che dopo non andrà dai suoi amici a sparlarmi alle spalle dicendomi "balena" solo perché ho mangiato una patatina?

«No, grazie.»

Seguirono minuti di silenzio, nè io nè lui parlammo, finché non decisi di aprire bocca.

«Perchè mi hai chiamata per le ripetizioni se poi effettivamente non faremo ripetizioni?»

Lui sbuffò, portandosi una patatina alla bocca.

Perché Tu?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora