Capitolo 10

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Non appena mi ritrovai completamente da sola le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento si fecero strada rigandomi il viso.

-Forse ho esagerato...perché le ho detto quelle cose...non avrei dovuto farlo...-

Rimasi lì, in piedi in mezzo alla mia stanza, con i pensieri che mi ossessionavano la mente e le lacrime che lasciavano spazio ai singhiozzi.

Quanto avrei voluto svegliarmi, aprire gli occhi guardando il soffitto del mio letto a baldacchino e accorgermi che in realtà era stato tutto solo un brutto sogno.

Stavano succedendo troppe cose, tutte insieme.

A questo punto non sapevo nemmeno più di quanto volevo far tornare indietro le lancette, quanti capitoli della mia vita avrei voluto cancellare, distruggere, dare in pasto alle fiamme del mio caminetto.

La litigata con mia sorella...vederla nella sala del trono questo pomeriggio...la malattia di nostro padre...la rivolta a cui avevo assistito...la guerra...la morte della mamma...

In men che non si dica desideravo riavere dodici anni, festeggiare il mio compleanno, sedermi sul tappeto accanto a mia madre con lei che mi leggeva ad alta voce un libro, uno qualunque, uno che contenesse gioia, amore e speranza. Insomma, uno che non avesse nulla a che fare con la mia attuale situazione. Avevo sempre cercato il lieto fine della storia e ora mi trovavo a vivere nella peggior tragedia mai scritta. Stava andando tutto storto...

Iniziai a guardarmi allo specchio. Non ero sicura di chi ci vedessi riflesso, se mia madre o mia sorella. Di una cosa ero certa, non ero io quella nello specchio.

Una mano decisa bussò alla mia porta. Una parte di me sperava che fosse Helena, che fosse tornata da me, che ci saremmo chiarite. Ma conoscevo troppo bene il suo tocco da sapere che quella non era lei.

"Principessa? Va tutto bene?" mi chiese la voce decisa di Edward da dietro la porta.

In fretta mi asciugai le lacrime con il dorso della mano, sistemai il vestito e i capelli per quanto potevo. Senza preoccuparmi di essere in camicia da notte gli risposi "Sisi, va tutto bene" mentre aprivo uno spiraglio della mia porta, abbastanza da illuminare la parete del corridoio davanti con la luce soffusa del caminetto ormai quasi morente.

"Ne siete sicura? Vi ho sentita urlare poco fa, non mi sembrava andasse tutto bene"

Cedetti, probabilmente per la forte stanchezza o forse solo perché avevo bisogno di parlare davvero con qualcuno, lo lasciai entrare, chiudendo la porta dietro di lui e rimanendo lì appoggiata.

Gli raccontai brevemente qualcosa di quella conversazione che sicuramente tutto il castello aveva sentito, dato il tono delle nostre voci. Tralasciai gli ultimi 10 anni della mia vita, concentrandomi solo sugli avvenimenti della serata.

Non so cosa mi aspettassi. Se sentirmi dire che ero stata una stupida, che avevo fatto bene, un abbraccio consolatorio, o qualunque altra cosa. Invece ottenni solo silenzio.

-Capisco, è molto da metabolizzare, io stessa ci stavo ancora provando, senza molto successo-

Dopo un silenzio che sembrò interminabile i miei occhi si posarono nuovamente sullo specchio alla mia destra.

"Ogni volta che mi guardo allo specchio non faccio altro che vederla" mi ritrovai a dire ad alta voce.

"Chi? Tua sorella?"

"Lei è così forte, determinata, coraggiosa. È identica a nostra madre sai... a volte mi chiedo cosa c'entro io in tutto questo..." le lacrime ripresero a scorrere copiose. Non mi ero mai mostrata così debole di fronte a nessuno, nemmeno con Helena o nostro padre.

-Davvero faccio parte di questa famiglia? Ne siamo sicuri? Mi sembra di essere solo una pallida imitazione...-

"Mi hai detto..." disse lui con voce appena udibile, facendo un passo verso di me "...che tua madre aveva un animo buono e pieno d'amore. Beh, io non l'ho conosciuta, ma di una cosa sono certo, hai ereditato il suo stesso cuore d'oro"

Staccai gli occhi dallo specchio per posarli su quelli di Edward. La luce del caminetto si rifletteva così calda nei suoi occhi da farli sembrare di miele pronto a sciogliersi.

Mi avvicinai ancora più a lui, ancora, sempre più vicino, finché lo spazio tra i nostri corpi divenne nullo. Senza mai staccare gli occhi dai suoi mi alzai leggermente in punta di piedi, allungai le labbra e iniziai a socchiudere gli occhi preparandomi al più dolce bacio che potessi aspettarmi.

Bacio che non arrivo mai.

"Sarà meglio che vada ora. Si sta facendo veramente tardi, voi vorrete dormire e non è consono che un uomo rimanga nelle vostre stanze in piena notte" disse lui, risvegliandomi da quel sogno ad occhi aperti.

Non mi ero mai mossa, ero ancora vicina allo specchio. Mi ero immaginata tutto.

-Non poteva succedere mezz'ora fa con Helena e la nostra litigata? Non potevo essermi immaginata quello?!-

"Si, avete ragione. In effetti sono molto stanca" e con un leggero inchino si congedò da me, chiudendo dolcemente la porta alle mie spalle.

Questa volta niente mi avrebbe impedito di raggiungere il letto. La stanchezza mi aveva già giocato un brutto scherzo. Il cuore mi palpitava ancora per l'emozione.

Con il pensiero di quel bacio che non fu mi coricai sotto le coperte, chiusi gli occhi ancora arrossati per il pianto e non li riaprì fino al mattino.

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora