Capitolo 28

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"Io non...non riesco a capire" gli dissi, titubante, una volta libera dalla sua stretta.

"Avevo grandi progetti...per me, per te, per noi. Ma tu hai dovuto rovinare tutto!" iniziò lui, in tono freddo, con quel suo sorriso che nulla aveva a che vedere con quello dolce che avevo visto appena il giorno prima.

"Io avrei rovinato tutto?" domandai sconcertata. Non riuscivo a comprenderlo.

-Cosa sta dicendo? Perché si comporta così?-

"Sì, tu! Vedi qualcun altro qui?!" disse sfoderando una spada, sottile come non ne avevo mai vista una, non che fossi un'esperta di spade, e puntandomela contro. Fortunatamente ero sufficientemente distante perché non mi sfiorasse nemmeno. Si sarebbe dovuto avvicinare di vari passi per pensare di raggiungermi.

"Stava andando tutto così bene, tutto secondo i piani. Ma no, tu hai dovuto riavvicinarti a tua sorella, ancora. Ancora e ancora e ancora. Non importa cosa lei ti dica o faccia, tu la perdonerai sempre, non è così?!"

"Io non..." balbettai, allontanandomi ancora di quanti più passi potevo, lentamente e cercando di evitare di restare con le spalle bloccate dai muri, nel caso in cui ci fossero stati altri passaggi di cui ignoravo l'esistenza. Conoscevo il castello bene, ma non fino a quel punto. Molti passaggi li avevo scoperti da bambina ma dalla morte della mamma non li avevo più usati se non per rare eccezioni ed emergenze. Non avevo più esplorato casa mia e questo mi si stava ritorcendo contro.

"Non capisci. Quale novità!

Sai, avevo pensato a tutto fin nei minimi dettagli.

Sono stato io a portarti fin qui. Stavo per farti sedere su quel trono, a regnare su questo popolo, con me al tuo fianco. Ma tu hai dovuto fare un passo avanti e tre indietro!" stava cominciando a scaldarsi. Aveva uno sguardo da pazzo negli occhi, come di chi ha completamente perso il senno della ragione.

"Hai idea di quanto sia stato difficile procurarsi dei fiori di ortensia in questo posto?! Col clima che c'è qui ho dovuto farmeli importare da molto lontano. Ci sono volute parecchie settimane! E non ho ricevuto neanche un grazie!"

"Fiori di ortensia?" non riuscivo a capire cosa c'entrassero dei fiori in quel momento.

"Credi che il cianuro spunti così, dal nulla?

Non è stato facile metterne un po' nel cibo di tuo padre, ma per fortuna avevo l'aiuto di Amelia dalle cucine.

Hai conosciuto Amelia. Non la trovi così dolce e disponibile?"

-Ecco come si chiamava quella cameriera, Amelia!-

"Ha perduto suo figlio nell'ultima guerra. Tua sorella gli aveva affidato non so che cartacce da portare a zonzo tra gli accampamenti. Non si è fermato neanche quando una freccia gli ha trafitto una spalla. Se l'avesse fatto sarebbe stato ancora vivo e Amelia non sarebbe tanto assetata di vendetta nei confronti di tuo padre e sua figlia. Devo ammetterlo, davvero una preziosa alleata" continuò a parlare mentre faceva roteare la spada in giro per la stanza, senza però avvicinarsi a me, fortunatamente.

-Il ragazzo! Quello a cui Hel aveva affidato il suo diario con le strategie per vincere la guerra!-

"Era tutto perfetto! Le avevo dato precise istruzioni affinché tu avessi del tempo prima di salire al trono per prepararti, circondandoti di gente fidata, conoscendo per bene il tuo regno. Finalmente pensavo che fossi pronta... Ma come al solito tua sorella si è dovuta mettere di mezzo! Ha sospettato subito di me...quindi avevo bisogno che tu non dessi peso alle sue parole, e soprattutto dovevo distrarre lei. Quale mossa ti è piaciuta di più? L'idea che lei fosse seduta sul trono o il viaggio in carrozza?

Affrontarla a viso aperto avrebbe segnato la mia sconfitta immediata, come ha dimostrato il suo caro maritino non più tardi di ieri, ma lavorare su voci e pettegolezzi, facendo salire una rabbia e una frustrazione profonda in entrambe è stato un tocco da maestro!" il modo in cui ne parlava, come se fosse stato tutto un gioco, rovinare così la mia vita, mi lasciava senza parole.

Finalmente però i pezzi stavano andando al loro posto, tranne...

"Ma nostro padre è stato meglio ad un certo punto"

"Un piccolo errore di calcolo. Tu e tua sorella eravate sempre con lui, e quando non c'eravate voi la guardia notturna era fin troppo ligia al dovere. Per questo ho chiesto ad Amelia di allontanarti, così da poter sfruttare uno dei passaggi che mi aveva mostrato verso le stanze di tuo padre, mentre non c'era nessuno al suo fianco ad impedirmelo" lo disse quasi con tono annoiato, mentre fissava la sua spada, ora ferma davanti ai suoi occhi, come se cercasse una qualche macchia o imperfezione inesistente.

"Tu...hai avvelenato mio padre! Lo hai quasi ucciso e hai lasciato che io ed Hel ci attaccassimo a vicenda. HAI DISTRUTTO LA MIA FAMIGLIA!" gli urlai. Avevo una bella vita che lui aveva quasi completamente annientato.

"Loro non ti hanno mai considerato, non come me. Staresti stata molto meglio al mio fianco piuttosto che nella loro ombra" disse, tornando per un attimo il dolce principe che conoscevo, ma ormai aveva fatto cadere la sua maschera. Non sarei finita nuovamente nel suo tranello.

"E quegli uomini là fuori? Chi sono? È chiaro che lavorino con te" dissi, riacquisendo un po' di lucidità, tanto da ricordarmi il perché mi trovavo in quella stanza, sola con lui.

"Non con me, ma per me, principessa. Agli uomini di mio padre serviva qualcuno come lui che li guidasse, e non appena l'ho capito mi hanno seguito senza troppe storie. La promessa di un regno ricco come questo smuoverebbe anche il più fedele degli eserciti" ed ecco tornare ancora quel ghigno spaventoso.

-Quale mostro ho davanti ai miei occhi? Non è mai esistito il mio Edward. Hel aveva ragione sin dal principio, avrei dovuto darle retta. Ora è troppo tardi...-

Due capitoli dello stesso libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora