Cry 33

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Cennai una risata immerso nel buio della notte <Mi dispiace, ma non posso> rivelai, guardandolo dritto negli occhi, mentre sulle sue labbra comparve un sorriso provocatorio. Solo in quel momento mi resi conto della fossetta sulla guancia sinistra che rendeva il suo sguardo indubbiamente ancora più sensuale e accattivante <Non puoi o non vuoi?> con passo veloce si portò al mio fianco, afferrandomi con una morsa decisa e dominante il collo. Trattenendo un sospiro carico d'irritazione, mi lasciai trasportare controvoglia all'interno della struttura, mentre la sua mano, dalle dita sottili, mi stringeva con fin troppa prepotenza <Suppongo che non abbia più senso, considerando che mi avete appena obbligato a entrare nel vostro appartamento> rivelai irritato, mentre lui, alquanto indifferente, continuava a camminare al mio fianco, stringendo la presa attorno al collo come se fosse un avvertimento a comportarmi bene.Cielo, se non fossi stato così fedele nei confronti del mio cucciolo umano, di certo lo avrei afferrato saldamente per quella folta chioma bionda e lo avrei strattonato contro la parete, facendogli pentire di quel misero tentativo di dominarmi <Potreste lasciarmi, dato che vi sto seguendo> dissi guardando l'umano che a passo spedito si dirigeva verso la sala principale, ovvero il soggiorno <Mi sto solo assicurando di non farti scappare>

Dopo aver attraversato il corridoio che dava sullo stagno, entrammo nell'oscuro soggiorno, illuminato unicamente dal cielo stellato tramite una porzione di soffitto in vetro. La stanza era immersa nell'oscurità, tanto che le ampie vetrate che davano sul bosco suggerivano pensieri oscuri, pensieri che non avrebbero certo ispirato la parola "sicurezza". Il biondino si avvicinò a una poltrona in pelle nera e mi ci scagliò sopra <Non muoverti, torno subito> tuonò, e dopo aver impartito l'ordine si allontanò <Dovrei andare, il mio turno è terminato> dissi cercando di mantenere la calma, mentre lo guardavo avanzare verso il corridoio che portava alle camere.
<Se collaborerai, finiremo subito> replicò il biondino, addentrandosi con facilità nel corridoio avvolto dall'oscurità, cosa che mi fece pensare che avesse preso subito confidenza con l'appartamento, tanto da riuscire a spostarsi abilmente nel buio, proprio come un predatore.Sentendo il rumore della porta chiudersi in lontananza, pensai che fosse andato alla toilette: in fondo, agli umani capitava spesso di congedarsi in quella stanza.Mi alzai dalla poltrona in pelle per prendere l'orologio da taschino.

Quattro e dodici.

Qualcosa mi suggeriva che, purtroppo, avrei tardato nell'insinuarmi nel letto del mio piccolo cucciolo d'umano, e con questo pensiero iniziai a camminare nervosamente nella stanza. D'altronde, per me l'oscurità non era certo un problema.Il silenzio dell'appartamento venne frantumato da un frastuono proveniente dalla toilette, come se diversi flaconi fossero caduti insieme sul ripiano del lavabo.Ignaro di ciò che stava facendo il signor Vuitton, mi avvicinai all'immensa cucina a vista dalle tinte scure, notando che era perfettamente pulita, come se nessuno l'avesse mai usata. In fondo, i nobili che alloggiavano in questi appartamenti non usufruivano mai della cucina, preferendo consumare i pasti nella sala apposita dell'hotel. Nonostante ciò, notai sul ripiano in pietra una confezione di piccoli fiocchi d'avena, mentre poco lontano vi erano varie confezioni di frutta appena acquistate, tanto che erano ancora nella busta della spesa.Guardai il ripiano, alquanto confuso; non avevo la certezza che il biondino fosse un nobile, ma a giudicare dall'appartamento che aveva affittato e dagli indumenti ricercati, di certo non aveva problemi economici eppure, nonostante ciò, non lo avevo mai visto accompagnato da un maggiordomo, tanto che iniziai assurdamente a pensare che fosse andato da solo ad acquistare la frutta, cosa alquanto insolita per un umano del suo status.Oltre a ciò, non riuscivo a comprendere perché preferisse consumare i pasti lì, piuttosto che all'hotel, dove avrebbe avuto molta più scelta. Ad ogni modo, non mi riguardava: desideravo solo tornare dal mio signorino.

Il biondino impiegò mezz'ora prima di uscire dalla toilette, tanto che, non appena percepii il suo ritorno, mi avvicinai a lui <Signor Vuitton, mi dispiace, ma__> senza concedermi di proferire ulteriori parole, mi superò con passo sicuro, dirigendosi verso una seconda poltrona, situata di fronte a quella su cui mi ero seduto poc'anzi <Devo rammentarti della lettera?> domandò con voce composta, come se non mi avesse appena rivolto una minaccia.Irritato dall'intera situazione, mi accomodai controvoglia, osservando la sua figura avvolta dall'oscurità, che sembrava faticare nel sedersi. Appoggiando una mano sul bracciolo, si abbassò lentamente, mentre l'altra mano cingeva il suo busto, fasciato da una camicia viola, la quale ora mi pareva più sbottonata rispetto a prima. Notai la sua espressione sofferente, mentre tratteneva invano un gemito di dolore nel piegarsi per sedersi <Noto che avete trascorso una serata memorabile> il suo sguardo tagliente si posò su di me, rimproverandomi per quella frase che evidentemente non aveva gradito.

Tea Time of Love-Dark Caramel teaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora