2.Sogni

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Sad's pov
Sognare ti tiene in vita, ti fa sentire viva. Sognare significa desiderare qualcosa, combattere per arrivare ad un fine , che secondo te è più che sufficiente. Non avevamo capito ancora che le nostre strade si erano incrociate per un motivo preciso: realizzare i nostri sogni. Non credo che fosse stato il destino a farci incontrare, ma se fosse stato lui allora non posso che ringraziarlo. Sebbene trascorressi la maggior parte del tempo rinchiusa in camera, Nikki e Demi cercavano in tutti i modi di farmi sentire a mio agio, di farmi sentire normale. Alcune volte l'età è insignificante,sebbene avessimo a mala pena cinque anni capivamo perfettamente quale fosse la situazione: dovevamo aiutarci a vicenda. Dovevamo fare in modo di realizzare il nostro sogno: ballare. Non avevamo capito come fosse nata questa passione, dal troppo guardare la TV dalle vicine,o forse perché le nostre mamme avevano le nostre esatte passioni.
Per i corridoi dell'orfanotrofio non mancavano di certo i bulletti, che avendo una statura più robusta e un carattere più forte , si credevano superiori a tutti. Forse il suo carattere era dovuto alla troppa sofferenza, comunque sia divenni il suo giocattolo per circa due settimane, quando una delle tante suore, suor Gina, si accorse quello che stesse succedendo e intervenne giusto in tempo.
Le suore che erano in istituto erano dure e irremovibili: se prendevano una decisione era quella, non c'era nulla che le facesse cambiare idea. A noi bambini non mostravano molto affetto, che era quello di cui avevamo più bisogno. Si basavano sulla nostra educazione e soprattutto sulla nostra cultura. Studiavamo come se fosse una vera e propria scuola, e forse erano più severe delle maestre.
Avevo paura di tutti, dei loro gesti, di chi osava toccarmi, di chi osava parlarmi o semplicemente stentava ad essere il più gentile con me. Li paragonavo a mio padre, tutti, alla sua malignità e alla sua cattiveria, nel suo essere sempre arrabbiato e mai nell'essere dolce o perfino gentile. Ero solamente una bimba di 5 anni che riusciva a malapena a leggere e a scrivere. Una bambina che a 5 anni dovrebbe pensare solamente alle bambole o ai sogni, i sogni più belli. Ero una bambina che conobbe la cattiveria del mondo fin da piccola. Quella che è stata un oggetto o semplicemente un futile gioco per suo padre ma non solo, quella che ha assistito alla morte di sua madre senza fare nulla, incapace di difendere sia se stessa che lei. Le regole dell'orfanotrofio erano semplici: andare a letto presto, massimo le 22.00,la mattina dovevamo svegliarci alle 7.00 in punto e per le 7.30 dovevamo essere pronte, alle 8.00 davano inizio alle lezioni e poi alle 12.00 si mangiava. A scuola andavo abbastanza bene, facevo le interrogazioni dal posto per iscritto e prendevo sempre il massimo. Adoravo scrivere. Quello che dalla mia bocca non usciva, usciva da una semplice penna stilografica. In classe ero seduta con Nikki mentre Demi, visto che un banco possedeva soltanto due posti, fu costretta a sedersi con Carly, una ragazza simpaticissima e alquanto bella, aveva dei capelli marrone scuro e gli occhi altrettanto. In classe eravamo più o meno 16, avevamo tutti 5 anni e avevamo perso tutti un genitore . L'istituto era povero e i viveri non erano necessari per sfamare circa 50 bambini. A Bronx i ragazzi rimanevano orfani ogni minuto e quindi ogni giorno arrivava gente diversa, spaesata, che era al di sotto di
7 anni.
Alcune volte io e le altre cercavamo di giocare con altre bambine più piccole di noi, ma erano troppo chiuse, erano troppo piccole per soffrire in quel modo. Nella vita, il dolore non vede a quale gente colpisce; colpisce e affonda soltanto.

I have a dream #Wattsy2018 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora