Un'ennesima foglia cadde sul finestrino,scricchiolando un po'. L'aria era tesa, nessuno di degnava di parlare. Le luci dei lampioni cominciarono ad illuminare la strada, redendo il viaggio più piacevole. Spiaccicai la guancia destra sul finestrino trovando conforto nel freddo gelido che trasmetteva. Accanto a me c'era Josh che affiancava Charlie e infine Mark. Gimmy era al posto di guida e Nash era accanto a lui. Nessuno osava parlava. C'era molta tensione specie tra me, Nash e Gimmy. Sapevano tutti lo scontro che avevano avuto i due senza un motivo apparente.
Non si fidava di me, era chiaro, perché io mi dovevo fidare di lui? Non ne vedevo un motivo, mi aveva cacciata in un modo umiliante ed era terribilmente doloroso. Perché non mi credeva? Perché ho ascoltato Nash dicendoglielo? Ora avevo compromesso la loro amicizia oltre il nostro rapporto.
Sbuffai e cercai di non pensarci per il momento, concentrandomi sulla paura che ora galleggiava dentro di me. Cercavo di immaginare come fosse stato quel pezzo di merda, se avesse avuto una famiglia, se avesse avuto una bambina o un bambino. Gli volevano bene? Lo consideravano il loro eroe, o lo odiavano?
Mi sentii stringere un ginocchio. Mi girai di scatto e gli occhi di Josh mi guardavo attenti e forse anche un po' troppo preoccupati.
-Siamo arrivati.-Lo disse con un tono come se lo avesse ripetuto più volte, come se io non avessi sentito. Gli feci un cenno del capo per fargli intendere che ero pronta, cosa che non ero affatto. Scendemmo tutti dal furgone nero. Nash prese il borsone con i soldi dal portabagagli e, dopo aver chiuso accuratamente il furgone, cominciammo a camminare.
-Vieni qua.-Gimmy aveva un tono freddo e autoritario. Mi affiancai a lui senza fiatare. Non mi prese per mano, non mi prese la vita ma era semplicemente là, come se avesse voluto dire in silenzio di non preoccuparmi che lui era lì,con me. Le mie gambe dire che sembravano due gelatine era poco. Si muovevano a fatica e la stanchezza cominciava ad invadermi.
Camminammo fino a quando non arrivammo vicino ad un albero. Era come se lo avessi già visto, come se lo avessi già toccato e sfiorato con la mia pelle. Istintivamente mi avvicinai. Sentivo scricchiolare le foglie secche sotto le suole delle mie scarpe, il vento aveva cominciato a soffiare sempre più gelido e in più sentivo i continui sussurri da parte dei ragazzi che a me arrivano con delle parole disconnesse accompagnate dal fruscio del vento.
-Sad, Sad, Sad.-Mi girai di scatto e vidi Gimmy con la fronte corrucciata e lo sguardo preoccupato.
-Dove vai?-Aveva tentato di seguirmi, ma Nash lo fermò bloccandolo da una spalla. Con uno sguardo irritato si tolse dalla presa dell'amico e prestò nuovamente l'attenzione a me.
-Sono qua.-Gli feci un gesto con le mani per indicargli dove avevo intenzione di fermarmi. Ero vicina a loro, ma non troppo da permettermi di ascoltare cosa stavano confabulando. Mi girai nuovamente e decisi, finalmente, di toccare quella corteccia che avevo sognato in quell'acido terribile.
Chiusi gli occhi e mi sentii strattonare da un braccio per poi trascinarmi indietro. Aprii gli occhi e vidi Gimmy.
-È arrivato, non muoverti. Stai sempre con me, hai capito?-
-Si.-Risposi con un tono lieve, come se avessi commesso qualche danno e mi avesse appena sgridato.
Mi raddrizzai, con la schiena dritta, le gambe tese e le mani lunghe sui fianchi. I capelli svolazzavano sulla mia schiena . Mi misi accanto a Gimmy e a Nash senza farlo apposta. Gli altri tre si erano messi due di fianco a Nash e l'altro accanto a Gimmy. Bene, era arrivato il momento. Nash si abbassò per prendere il borsone e con uno sguardo gelido guardò dritto davanti a sé dove si stavano avvicinando due sagome. Allora non era uno. Ci avvicinammo anche noi, tutti con lo sguardo puntato davanti a noi. Eravamo pronti, o almeno era ciò che facevamo credere.
Fummo uno di fronte all'altro. I suoi occhi, la sua figura, il suo essere così terribilmente inquietante.
Le catene, la frusta, l'odore nauseante della muffa. Il sangue. Il non parlare. Le lacrime. Anne. Era fottutamente Mell.
-Mell.-Spalancai la bocca. Le mani cominciavano a tremarmi, gli occhi a dilatarsi. Appena scontrammo i nostri sguardi,lessi stupore. Strabuzzò gli occhi, ma dopo pochi minuti la sua aria sorpresa venne sostituita da un sorriso strafottente. Spostò lo sguardo da me a Gimmy e cominciò a parlare.
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I have a dream #Wattsy2018 (IN REVISIONE)
FanfictionCamminava a passi lenti,indecisi. Si sentiva oppressa in quella città sconosciuta, si sentiva sola. In quella città estranea ci viveva,ma era come se fosse invisibile. Scappava ogni volta che le si paravano davanti problemi. Scappava perché altrimen...